45 anni di presenza camilliana in Benin

Il seme diventa albero grazie allo spirito di Dio

Carissimi confratelli,

insieme con il profeta Davide diciamo: “Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore” (Sal 138,1a). Un rendimento di grazie perché il seme di senape è diventato un grande albero e gli uccelli del cielo si riparano alla sua ombra (Mc 4,30-32). È una semplice avventura dello spirito quando nasceva nell’animo dei promotori dell’ideale missionario: padre Fulvio Barca, padre Antonio Busiello, padre Vincenzo Di Blasi il desiderio di andare in Africa. Sogno che sembrava irrealizzabile e invece attraverso monsignor Adimou, lo Spirito di Dio suscitò la richiesta di domandare ai figli di san Camillo di poter esercitare il loro carisma a beneficio delle popolazioni più povere ed abbandonate del Paese, la gente del lago Nokouè, chiamati i Toffinous.

Così il 4 marzo 1973 con l’invio dei primi tre missionari camilliani italiani: padre Gino Cisternino, padre Vincenzo Di Blasi e fratel Antonio Pintabona, quel sogno diventa realtà. L’avventura dello Spirito ha inizio e i Religiosi della Provincia Siculo-Napoletana toccavano la terra del Benin, la terra rossa ... le capanne di fango e paglia … caldo, tanto caldo, gli uomini in festa all’ombra degli alberi a bere vino di palma. Donne e bambini lungo strade, con grandi cesti sulla testa che vendevano banane e mandioca.

Ai loro occhi non si presentò il volto dell’Africa dai magici tramonti e dalle bestie rare, ma il fascino brutale della vita nella “brousse” (la savana beninese), il Fon, suggestivo dialetto atlantico, il territorio ostile: una lingua di terra, larga appena 200 chilometri, che si estende dall’Atlantico verso l’interno per 800 chilometri[1]. Pian piano lo Spirito del Signore costruiva e modellava con i ritmi e le stagioni le sue meraviglie e con l’arrivo di nuove forze: padre Antonio Busiello, il dottor Stefano Ezio, Nunziatina Romanò, don Paolo Urso, oggi vescovo emerito della Diocesi di Ragusa, avviarono nel cuore del Benin, nella savana dell’Africa occidentale, una struttura sanitaria che offre ogni genere di sostegno agli abitanti della regione di Zinvié e delle zone limitrofe. È l’Ospedale “La Croix”, un progetto fondato da padre Antonio Busiello nel 1976, il padre chiamato comunemente “antenna selvaggia”. L’Ospedale sorgeva immerso nella fitta foresta beninese, allora, con un impianto a H: 4 padiglioni, tutti uguali, a una sola elevazione, disposti in maniera da avere il corridoio centrale che faceva da spina dorsale e i padiglioni posizionati a una distanza tale da creare due grandi giardini. Inaugurato il 5 maggio 1980 e in precedenza erano arrivati nuovi aiuti: padre Paolo Calderaro, per due anni, padre Fulvio Barca, pendolare tra l’Africa e l’Italia, padre Francesco Mazzarella, un pilastro per la missione.

Dopo tanti avversità e impedimenti finalmente iniziava la costruzione della Casa di formazione di Ségbanou, paese più vicino al Seminario maggiore Saint Gall di Ouidah. “Aprire una casa di formazione”, diceva l’allora Superiore provinciale padre Francesco Mazzarella il giorno dell’inaugurazione, “significa pensare al futuro dell’uomo ed offrirgli la speranza, mettere le basi per una nuova scuola di carità per il mondo della salute”.

I primi frutti arrivarono il 19 settembre 1999 con i padri Raoul Ayiou, Marius Yabi e Huber Goudjinou. Da allora, quella missione che sembrava irrealizzabile è diventata quell’immenso albero e le parole di san Camillo, di quella piccola pianticella, oggi è una realtà, dove i giovani s’impegnano, sempre di più, per portare avanti il lavoro degli intrepidi missionari. Sono trascorsi 45 anni, da quel lontano e vicino 4 marzo 1973, quel piccolo gruppo di Religiosi è diventato così grande ed insieme eleviamo il nostro rendimento di grazie.

Grazie ai primi intrepidi missionari che animati dallo spirito di carità, hanno donato gli anni più belli della loro vita religiosa e sacerdotale ad una terra che, ti prende da dentro l’anima, perché quella terra rossa, meravigliosa, ti fa sentire come se fosse tua e ti appartiene, ti resta dentro travolgendoti in un impetuoso fiume gonfio di acque.

Grazie ai Religiosi della Vice Provincia per i grandi sentimenti che vivono e l’entusiasmo di “essere missionari” sull’esempio dei fondatori. Grazie per il sorriso che donate e come sempre dico “siete il popolo della gioia e della memoria riconoscente”.

Ma soprattutto il mio ringraziamento va alla potenza dello Spirito santo che con gemiti inesprimibili crea sempre nuova ogni cosa e prepara i cuori di ognuno di noi, sia della Provincia Madre sia della Vice Provincia alla grande festa a settembre del passaggio a Provincia Benin-Togo.

Con i sentimenti di grande gioia e di sicura speranza, invoco lo Spirito santo su tutta la terra d’Africa augurando dopo questi 45 anni di vita, una lunga e perenne liturgia di lode. Vi abbraccio fraternamente e chiedo la vostra benedizione e preghiera.

Il Superiore Provinciale
Padre Rosario Mauriello

 

[1] cfr. AA. VV., (a cura di P. Anziliero), “La stagione dei frutti” in Questa pianticella si spargerà in tutto il mondo: Storie di Missioni camilliane, Ed. Camilliani, Verona 2014.