Alloggiare i pellegrini

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Ghirlandaio Domenico (1449-1494), scuola, Opere di Misericordia: alloggiare i pellegrini

La Bibbia  è  ricca  di  citazioni  che  invitano  il  credente  ad  accogliere   e   ospitare  il  pellegrino  o  il forestiero.  Dio, invitando gli  ebrei  all’ospitalità,  li  esorta  a  ricordare  che  anche  loro   hanno  sperimentato   l’esilio  in  terra  d’Egitto: “Non  molesterai  il  forestiero  né  l’opprimerai,  perché  voi  siete  stati  forestieri  in  terra  d’Egitto.”( Es.22,20-23,9)  Il    fatto    però   che   più   mi  colpisce  è  quello  toccato  ad   Abramo  e  Sara,  ai  quali   più  volte  Dio   aveva   promesso   una  discendenza  senza  mai  realizzarla,  mentre   loro   ormai  cominciavano    ad   essere  vecchi  e  avanzati  in  età;   addirittura  aggiunge  il  testo:  “ era  cessato  a  Sara   ciò  che  avviene  regolarmente  alle  donne.” Un giorno però “ mentre  Abramo  sedeva  all’ingresso  della  tenda  nell’ora  più  calda  del  giorno,  alzò  gli  occhi  e  vide  tre  uomini  che  stavano  in  piedi  presso  di  lui;”   da  uomo  pieno  di  fede  riconobbe  in  loro  la  presenza  del  Signore,  si  prostrò  fino  a  terra,  dicendo:” Mio  Signore, se  ho  trovato  grazia  ai  tuoi  occhi,  non  passare  oltre  senza  fermarti  dal  tuo  servo.  Si vada a prendere  un  po’  d’acqua,  lavatevi  i  piedi  e  accomodatevi  sotto  l’albero. Andrò a prendere un boccone di  pane  e  ristoratevi;  dopo  potrete  proseguire.”  Ma ad Abramo tutto  questo  non  è  bastato;  convinto  che  in  loro  ci  fosse  presente   il  Signore,  mobilita  tutta  la  casa:”  andò  in  fretta  nella  tenda,  da  Sara, e  disse:  tre  misure  di  fior  di  farina,  impastala  e  fanne  focacce.  All’armento corse lui stesso, Abramo;  prese  un  vitello  tenero  e  buono  e  lo  diede  al  servo,  che  si  affrettò  a  prepararlo.  Poi prese panna  e  latte  fresco  insieme  con  il  vitello,  che  aveva  preparato,  e  li  porse  loro.  Così, mentre  egli  stava  in  piedi  presso  di  loro  sotto  l’albero,  quelli  mangiarono. Poi  gli  dissero: dov’è  Sara  tua  moglie?  Rispose:  è  là  nella  tenda.  Riprese: tornerò  da  te  fra  un  anno  a  questa  data  e  allora  Sara,  tua  moglie,  avrà  un  figlio. “Stando  al  testo,  si nota   tutto  un  agitarsi,  un  correre,  un  affrettarsi,  una  passione  e  un  desiderio  di  accogliere   in  un  clima   di  festa,  la  misteriosa  presenza  di  Dio  resa  visibile   dai  tre  pellegrini.  Per tanta   fede,   disponibilità  e  generosità,  Dio  infatti    premia  Abramo con  il  dono  della  paternità,  realizzando  così  l’antica  promessa.

Altrettanto significativa è  la  testimonianza  di  Giobbe,  che  equivale  a  una  confessione : ”all’aperto  non  passava  la  notte  il  forestiero  e  al  viandante  aprivo  le  mie  porte”.(Gb. 31,32) Non si  può  non  ricordare  anche,  che  lo  stesso  Gesù  accetterà   ben  volentieri    di   essere  ospitato  nell’intimità  delle  case:  và  da  Zaccheo, (Lc.19,1-10) da  Simone  il  lebbroso, (Mt.26,6-13)  entra  nella  casa  di  Pietro  per  guarirgli  la  suocera,  (Mt.8,14) ma  soprattutto  si  reca  più  volte   a  casa  di  Marta  e  Maria. (Lc.10,38) Nella  chiesa   nascente  poi,  è  soprattutto    S.Paolo  a  raccomandare  l’ospitalità.  Scrivendo ai  Romani  li  esorta :” Siate  premurosi  nell’ospitalità”,(Rm.12,13)  mentre  nella  lettera  agli  Ebrei  scrive:” non  dimenticate  l’ospitalità,  alcuni   praticandola,  hanno  accolto  degli  angeli  senza  saperlo.” (Ebr.13,2)

La  Chiesa  fondata  da  Gesù, ha  saputo  lungo  i  secoli  concretizzare   l’accoglienza  dei  pellegrini  e  dei  forestieri  in  mille  modi,  adattandola  con  fantasia  e    creatività   ai  tempi  e  ai  luoghi.  Già  dopo  la  Pentecoste  era   sorto  il  problema  del  servizio  alle  mense  e  gli  stessi  Apostoli,   guidati  dallo  Spirito, avevano   scelto  sette   uomini  di  buona  reputazione, pieni  di  Spirito  e  di  sapienza,  chiamati   “Diaconi”,   ai  quali  affidarono  questo incarico.(At.6,1-7) Saranno   poi  gli  scritti  dei  Padri  Apostolici  e  le  successive  Costituzioni   Apostoliche  a  indicare  meglio  sia  gli  incarichi  dei  Vescovi  successori  degli  Apostoli,  sia   quelli  dei  Diaconi.  Soprattutto  la  Didascalia  48,  precisando  i  compiti  del  vescovo,  afferma  che “  non  potendo  egli   fare  tutto  da  solo,  divide  il  territorio  in  quartieri  e  a   ciascuno  designa  un  Diacono  che  “sia  l’orecchio,  l’occhio,  il  cuore,  l’anima  del  proprio  vescovo  riguardo  agli  stranieri,  ai  poveri  e  ai  sofferenti”.  Nascono  così,  accanto  agli  uffici  del  vescovo, le  diaconie  e  quasi  contemporaneamente  gli  Xenodochi,  ossia  i  luoghi  di  accoglienza  e  ospitalità  per  gli  stranieri.

Saranno  inoltre   le  Omelie  dei  Padri  della  Chiesa,  a  inculcare  a  tutti  i  fedeli   il  dovere   della    sacra  ospitalità  per  quanti  hanno  bisogno  di  un  alloggio.  San Giovanni  Crisostomo,  ad  esempio,  esortava  tutti  i  cristiani  a “ preparare  in  casa  una  stanza  con  letto,  tavolo  e  lume  che  doveva  essere  sempre  pronta  per  accogliere  il  povero  e  il  forestiero.” Così pure,  San  Paolino  vescovo  di  Nola,  volle  che  accanto  al  suo  episcopio  sorgessero  delle  stanze  per  l’ospitalità  dei  poveri  e  dei  pellegrini ( Cellae  Ospitales).

Ma sarà  San  Benedetto, fondatore  del  Monachesimo,  a  descrivere  nelle  sue  regole  per  i  monaci,  come  si  deve accogliere  l’ospite;  forse  nessun  altro  Santo  ha  immaginato  e  scritto  meglio  il  cerimoniale  di  accoglienza,  dove    chi  apre  il  portone  all’ospite   deve  o  inchinare  il  capo  o  prostrare  tutto  il  corpo  a  terra  per  ‘adorare’   Cristo  che  viene  accolto.    Così  infatti  testualmente  ha  scritto: ”Tutti  gli  ospiti  che  sopraggiungono  siano  ricevuti  come  Cristo,  perché  Egli  dirà  fui  pellegrino,  forestiero  e  mi  accoglieste.  Appena dunque  è stato  annunziato  un  ospite,  il  Superiore  o  i  fratelli  gli  vadano  incontro  con  ogni  dimostrazione  di  carità,  e  inchinato  il  capo  o  prostrato  tutto  il  corpo  a  terra,  si  adori  in  essi  il  Cristo  che  viene  accolto.”Bellissimo!  Stupendo!  Più  vicino a  noi,  il  documento  ecclesiale  “Evangelizzazione  e  Testimonianza  della  Carità “  al  n.39   descrive    l’ampio  orizzonte  dell’accoglienza:” Può  essere facile-  sottolineano  i  vescovi–  aiutare  qualcuno  senza  accoglierlo  pienamente.  Accogliere  il  povero, lo  straniero, il  carcerato  è  infatti  fargli  spazio  nel  nostro  tempo,  nella  propria  casa,  nelle  proprie  amicizie,  nelle  proprie  città  e  nelle  proprie  leggi.  La carità è  molto  più  impegnativa  di  una  beneficenza  occasionale;  la  prima  coinvolge  e  crea  un  legame,  la  seconda  si  accontenta  di  un  gesto.”  Voglio  concludere   questa  significativa  opera  di  carità,   citando  una  suggestiva  tradizione  giudaica,  la  quale  “suggerisce  di  tenere  socchiusa  la  porta  di  casa  in  occasione  delle  feste.  Se dovesse  venire  il  Messia,  troverebbe  la  porta  aperta  e  potrebbe  assidersi  alla  nostra  mensa. Ma se non  dovesse  giungere  il  Messia,  per  le  strade  ci  sono  sempre  i poveri,  gli  stranieri,  i  nomadi.  Essi, vedendo la  gioia  e  il  caldo  della  nostra  casa,  saranno  tentati  di  venire  da  noi  per  avere  un  pasto  e  partecipare  alla  nostra  allegria.  Così -conclude la  tradizione  rabbinica-  sarà  come  se  avessimo  accolto  in  anticipo  il  Messia. Dopo  tutto,  anche  nell’Apocalisse  il  Cristo  è  rappresentato  come  un  viandante  che  bussa  alla  nostra  casa  per  essere  ospitato”.(Ap.3,20

Padre  Rosario  Messsina

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