Assemblea generale elettiva della Famiglia Camilliana Laica, Provincia Nord italiana

di Marisa Sfondrini

Breve riflessione relativa all’assemblea generale elettiva della Famiglia Camilliana Laica, Provincia Nord italiana, tenutasi presso l’Oasi del Gruppo Abele a Cavoretto (TO) dal 27 al 29 ottobre u.s.

IL SOFFIO DELLO SPIRITO

«Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.» (1Re 19,11-13)

Forse ci stiamo dando troppe “arie”, eppure il passo biblico citato come sommarietto di questo articolo descrive – se così si può osare di dire – l’assemblea generale elettiva (e insieme “tempo dello Spirito”) degli affiliati alla Famiglia Camilliana Laica, Provincia Nord Italiana, che si è tenuta dal 27 al 29 ottobre scorso presso l’Oasi del Gruppo Abele a Cavoretto (Torino).

Chi scrive ha avuto parte a questo evento: piccolo, se lo consideriamo dentro gli avvenimenti di “peso” che coinvolgono Chiesa e società in questi ultimi tempi; importante e significativo, invece, per la nostra associazione; soprattutto importante e significativo (oso dire) per coloro che vi hanno preso parte.

Il Signore non era nel vento, nel fuoco, nel terremoto; era in un «sussurro di brezza leggera» che ha sfiorato le nostre orecchie chiedendoci ascolto docile e appassionato. Come succede sempre, «perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.» (Mt 18,19-20). Poiché eravamo riuniti per onorare un impegno assunto verso i fratelli e le sorelle sofferenti, secondo il carisma di san Camillo che guida (per quanto possibile) i passi della Famiglia Camilliana Laica, ci siamo sentiti davvero accompagnati da quel “sussurro” che dà valore a ogni azione che uomini e donne compiono sulla terra, ne siano o no consapevoli.

In due “tempi”

Anche noi, come il profeta Elia, ci siamo “coperti il volto” perché abbiamo sentito i nostri occhi troppo deboli, ma siamo anche noi “usciti” e “fermati all’ingresso della caverna”, la nostra caverna ideale, quella dei nostri desideri e delle nostre povertà, con la netta coscienza di una inadeguatezza che in ogni caso il Signore avrebbe compreso e sollevato.

In effetti, la nostra Assemblea – non la risposta a una esigenza burocratica, d’obbedienza ad obblighi statutari, ma incontro fraterno – si è aperta in preghiera e in preghiera si è conclusa. Abbiamo onorato la nostra laicità affidandoci allo Spirito di Dio fin dall’inizio.

Non siamo un’aggregazione importante, di quelle che vengono seguite da stampa e tv. Non facciamo pubblicità alle nostre presenze. Cerchiamo di essere quei “servi inutili” di cui parla il Vangelo, che però debbono esserci e servire, con catino e acqua, lavando i piedi del prossimo sofferente. Questo il testamento e l’eredità di san Camillo sulle orme del quale tentiamo di camminare.

Assemblea elettiva e “tempo dello Spirito”: un unicum, un solo tempo nel quale si sono intrecciati gli adempimenti statutari, trascorsi tre anni dalla precedente assemblea elettiva, insieme con l’ascolto di esperienze. Molto toccanti alcune, come quelle offerte da alcuni partecipanti che, senza falsi pudori, hanno confidato momenti di dolore e gioia, di disperazione e di speranza, di passione d’amore che hanno reso “evento” accadimenti che avrebbero potuto essere soltanto “disgrazie”.

Ci sono stati gli “adempimenti statutari”: le relazioni del consiglio provinciale uscente, l’elezione del nuovo consiglio; c’è stato il tempo della preghiera, della riflessione sulla Parola, della celebrazione eucaristica; c’è stato il tempo dedicato all’ascolto di un’esperienza certamente fuori dall’ordinario, come quella di Ernesto Olivero fondatore, dal 1964, e anima del Sermig, Servizio missionario giovani, che ha trasformato a Torino una fabbrica d’armi in Arsenale della Pace e altri Arsenali consimili ha fondato nel mondo.

C’è stata la presenza della presidente della Commissione internazionale della Famiglia Camilliana Laica, Marie Christine Brocheriuex, accompagnata dal tesoriere della stessa commissione, Giosuè Sparacino, due partecipazioni che hanno onorato e nello stesso tempo sollecitato all’operare concretamente il gruppo Nord Italiano della Famiglia Camilliana Laica di cui hanno responsabilità internazionale.

Dal generale al particolare

        Quanto sopra per dire l’atmosfera di serietà nella quale l’assemblea si è svolta: abbiamo tutti cercato di ascoltare il sussurro misterioso dello Spirito.

Nel particolare, le cose si sono svolte così. Ci siamo ritrovati nell’Oasi del Gruppo Abele per “favorire” (ma vanno bene le virgolette) il grosso gruppo piemontese (con “propaggini” in Liguria e in Abruzzo) della F.C.L. Del resto, l’anno passato c’eravamo riuniti per l’ormai consueto “tempo dello Spirito” a Rho, per favorire la partecipazione lombarda; e come ci riunivamo a Mottinello, perché il Triveneto era più vicino…

Abbiamo incominciato venerdì, 27 ottobre, nel tardo pomeriggio pregando, come già detto, guidati dai padri camilliani Guglielmo Cadorin (assistente spirituale del gruppo milanese) e Paolo Gurini (del gruppo veronese). In realtà, abbiamo avuto la presenza molto stimolante – nelle riflessioni e nelle omelie – dei due citati Camilliani, insieme con padre Angelo Brusco (assistente della F.C.L. Nord Italiana) e padre Gianfranco Lovera, succeduto nella cura spirituale del gruppo pimontese al fratello padre Domenico, anzi padre Mimmo come tutti lo chiamavano e ancora lo ricordano con affettuoso rimpianto e che anche l’assemblea ha commemorato.

L’assemblea è continuata nel sabato successivo. Nella mattinata, il consiglio uscente (chi scrive, cioè Marisa Sfondrini, presidente; Piera Tua, vice presidente; Rosabianca Carpene, segretaria; Dianalori Palman, tesoriera) ha dato relazione del triennio trascorso. Nelle relazioni sono state messe in rilievo alcune piccole difficoltà, come la mancanza di un manuale formativo comune a tutta la F.C.L., mancanza peraltro non più reale perché Marie Christine Brocherieux comunicato che il nuovo manuale è realtà disponibile nel sito della F.C.L., tradotto nelle varie lingue. È stato sottolineato anche il desiderio che l’Ordine dei Ministri degli Infermi ci aiuti in una sorta di “propaganda vocazionale” perché la F.C.L. possa aumentare il numero degli aderenti.

Le relazioni hanno soprattutto messo in rilievo, però, le positività: il fatto di avere un “filo rosso” comune tra i vari gruppi rappresentato da un tema-base affrontato ogni anno in vari momenti formativi, stabiliti e condotti secondo la “fantasia creatrice” di ogni gruppo. È stato sottolineato soprattutto il vantaggio e la bellezza del lavorare insieme, concedendoci spazi di reciproca conoscenza, di collaborazione e di fraternità vissuta in concreto.

Le relazioni hanno avuto un feedback da parte dell’assemblea (non eravamo centinaia, no, ma – essendo la partecipazione riservata agli affiliati – il numero di trentacinque ha rappresentato un certo successo). Soprattutto, i vari intervenuti non hanno teorizzato, ma “narrato”. Narrato le proprie esperienze di vicinanza ai sofferenti, le loro stesse esperienze di vita: un modo concreto di esprimere l’appassionata partecipazione a un carisma, quello camilliano, donato anche a loro e da loro servito.

Nel pomeriggio, Ernesto Olivero ha arricchito ascolto e dibattito narrando l’esperienza dell’Arsenale della Pace, del contributo dato a giovani, soprattutto a giovani in difficoltà, a ritrovare il senso della vita che lui stesso ha condensato nel “terribile” e impegnativo (per responsabilità e altezza spirituale) e tuttavia semplice sostantivo “amore”, amore offerto e ricevuto.

Nella serata, Marie Christine Brocherieux e Giosuè Sparacino hanno raccontato di sé, soprattutto della propria esperienza come responsabili internazionali della F.C.L., che ormai è insediata in Asia, Africa, America Latina, oltre che in Europa. In America Latina, precisamente in Colombia, la F.C.L. ha addirittura iniziato la sua espansione (la nascita è avvenuta in Europa) … L’Africa ora dà ottime speranze, soprattutto per l’entusiasmo con il quale la proposta camilliana è stata accolta.

Nella mattinata della domenica successiva si sono conclusi gli “adempimenti statutari” con l’elezione del nuovo consiglio provinciale. Ne fanno parte Rosabianca Carpene, già presidente della commissione internazionale e ora presidente di questo consiglio, del gruppo di Verona; Elisa Picarella come vice presidente, appartenente al gruppo di Torino-Piossasco; Lucetta Paschetta, anch’essa del gruppo di Piossasco, in qualità di segretaria; Dianalori Palman, tesoriera “uscente” e nuova tesoriera, del gruppo di Verona.

Un ringraziamento è andato al consiglio precedente, il primo della nuova Provincia Nord Italiana della F.C.L., del quale due membri sono stati riconfermati. Io stessa e Piera Tua abbiamo invece chiesto di non essere riconfermate.

Come già detto, abbiamo iniziato pregando e abbiamo concluso pregando. La fonte e il culmine della vita liturgica, quindi fonte e culmine anche della vita credente, la Santa Messa, ha concluso il nostro incontro. Direi, concluso in bellezza: chi ha presieduto la celebrazione, padre Angelo Brusco, prendendo spunto dalla Parola proclamata, ha invitato tutti i presenti a essere fedeli al servizio accanto a chi soffre secondo l’esempio di san Camillo.

Il “sussurro” misterioso ha accompagnato i presenti forse soprattutto in questa celebrazione a un tempo di chiusura d’un evento e di apertura a un futuro d’impegno personale e comunitario. La celebrazione eucaristica finale ha avuto anche questo significato: l’impegno personale deve sentirsi non isolato, ma parte di una comunità più grande che opera, con i propri poveri mezzi, in nome e per conto non di sé ma dello Spirito d’amore.