Fratelli d’Ebola. Mente e Cuore a confronto: in ascolto delle comunità più colpite

Tavola rotonda presso la Casa Generalizia

Tavola rotonda presso la Casa Generalizia

Questa mattina, sotto lo sguardo austero ed impegnato dei ritratti dei nostri “Superiori Generali”, in Casa generalizia, abbiamo realizzato un coinvolgente laboratorio di idee attorno all’emergenza generata da Ebola, soprattutto in terra d’Africa (Liberia, Sierra Leone, Guinea Conakri: paesi già colpiti da decenni di guerra civile e da una povertà endemica).

Erano presenti diversi istituti religiosi ed organizzazioni di volontariato e di cooperazione internazionale, che hanno anche promosso l’evento: Associazione Volontari DOKITA onlus; Caritas Italiana; Camilliani; Fatebenefratelli – Ordine Ospedaliero S.Giovanni di Dio; CUAMM – Medici con l’Africa; Focsiv – Volontari nel mondo; Fondazione AVSI – ONG ONLUS; Giuseppini del Murialdo; Missionari Saveriani; Salesiani di don Bosco; VIS- Volontariato Internazionale per lo Sviluppo.

L’obiettivo è quello di sollecitare un maggiore e fattivo coinvolgimento da parte delle organizzazioni civili nazionali ed internazionali.

In tali paesi c’è un problema di cura e di accesso alle cure minimali per le stesse malattie “ordinarie”: Ebola ha suscitato una forma di psicosi. Non solo non si riesce a fronteggiare il problema, ma per paura di un ulteriore contagio, si sono bloccati anche gli altri interventi di carattere sanitario (si muore anche di parto!); c’è una preoccupazione per la sicurezza alimentare (le persone in quarantena sono impedite negli spostamenti e come tale fanno difficoltà a procurarsi il sostentamento minimale); c’è un problema culturale e sociale (si tratta di informare la popolazione di fronte al rischio del contagio di una malattia assolutamente nuova; soprattutto i leader religiosi dovrebbero usare la loro autorità per comunicare ed informare circa una forma minimale di prevenzione sanitaria); c’è un’emergenza di giustizia (in queste aree il sistema sanitario, politico, sociale è molto fragile). Si tratta dunque di supportare oggi e rinforzare domani il sistema sanitario, alimentare, culturale, sociale, civile in queste particolari aree geografiche.

Sono intervenuti:

Mons. Emmanuel Felemou, vescovo di Kankan e Presidente della Conferenza episcopale di Guinea Conakry. Presenta il quadro generale della sua realtà: riferisce della sua recente visita alle zone maggiormente infettate da Ebola; sottolinea la necessità e chiede un aiuto per un maggiore impegno nella prevenzione. Evidenzia l’importanza del coinvolgimento dei leaders religiosi che – in un contesto già incline ad una certa forma di magismo – devono consegnare al popolo un messaggio di speranza evitando ogni riferimento al tema della punizione o del castigo divino.

Le associazioni che hanno organizzato la Tavola Rotonda

Le associazioni che hanno organizzato la Tavola Rotonda

P. Natale Paganelli – ed insieme con lui p. Aris Miranda, religioso camilliano – amministratore apostolico della diocesi di Makeni, in Sierra Leone, che sta organizzando in loco, una Task Force di intervento a partire da un piccolo ospedale locale che è affidato alla sua amministrazione. La preoccupazione non è solo quella di gestire l’oggi, ma anche di organizzare piccoli, ma concreti e lungimiranti interventi per i prossimi mesi, per contingentare l’epidemia o una sua eventuale recrudescenza. P. Aris riferisce le sue prime sensazioni dopo aver fatto alcuni sopralluoghi preliminari in città e in ospedale: la situazione è molto critica a livello sanitario ma soprattutto a livello sociale (coprifuoco che vuole impedire il contagio ma che realisticamente impedisce anche l’approvvigionamento di beni di primaria necessità). Si chiede la sicurezza alimentare soprattutto alle famiglie in quarantena; l’accoglienza degli orfani di genitori già morti di Ebola; la necessità di una struttura e di strumentazione per uno screening almeno di primo livello dell’avvenuto contagio e quindi poter isolare i contagiati e contemporaneamente permettere di riaprire l’ospedale per la cura di altre patologie di “ordinaria” gestione.

Padre Maurizio Boa, giuseppino del Murialdo, in collegamento telefonico da Freetown racconta lo stato emergenziale della popolazione della sua zona. Le quarantene imposte dalle autorità governativa ormai impedisce l’accesso al cibo e alle cure. La novità drammatica di Ebola, rispetto ad altre epidemia del recente passato, ha colpito le capitali, i grandi centri urbani e questo limita notevolmente il collegamento e la comunicazione con le periferie. Tale situazione ha determinato l’aumento indiscriminato dei prezzi dei generi alimentari: ora le limitazioni imposte al movimento impedisce lo scambio di merci tra le zone agricole e rurali che producono cibo con i centri urbani che dovrebbero attingere a queste risorse.

Fratel Michael Koroma dei Fatebenefratelli da Lunsar – in Sierra Leone – conferma la presenza di un’autentica emergenza umanitaria nella sua area: mancano le strumentazioni tecniche per lo screening iniziale dei contagiati da Ebola che si aggiunge alla malnutrizione infantile (dovuta anche all’incremento dei prezzi dei generi alimentari), ai morti per parto e ai molti altri morti per colera, per la malaria ed altre malattie tropicali ordinarie implementate ora dalla stagione delle piogge. I quattro dollari necessari per la cura della malaria, è una cifra ancora oggi irraggiungibile per la stra-grande maggioranza della popolazione locale. Sono molto preoccupati in vista dell’apertura dell’ospedale locale perché per poter curare in sicurezza ci vuole preparazione e tecnica anche per gli stessi operatori sanitari.

Fr. Marco Fabello, dei Fatebenefratelli pone una domanda scarnificante: Quando il mondo si è accorto di Ebola? Perché dalla prima esplosione di Ebola avvenuta a metà degli anni novanta, nessuno – o pochi – si è interessato a cercare risposte di vaccino al virus o a prevenire per il futuro? Solo quando Ebola ha colpito degli occidentali! Questo ci deve mettere in discussione. Ci sono morti non solo tra le popolazioni locali ma anche tra coloro che li assistono: è l’esaltazione della gratuità, è il compimento di una consacrazione battesimale e religiosa.

Mons Robert Vitillo, delegato di Caritas Internationalis – Ginevra – delegato salute e HIV pone nuovamente l’attenzione sulla necessità della prevenzione in vista della riapertura degli ospedali religiosi e civili. È necessario informare la popolazione, presentare le misure minimali di precauzione e di prevenzione. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) oggi è molto coinvolta dall’emergenza di Ebola per informare i governi locali in tempo reale degli sviluppi dell’epidemia tuttavia l’obiettivo è quello di supportare ma di non sostituire i governi locali. Il problema è che i governi dei paesi in

Tavola Rotonda Fratelli d'ebola

Tavola Rotonda Fratelli d’ebola

questione hanno una struttura politica ed organizzativa molto debole e fragile; Liberia e Sierra Leone sono paesi poveri, appena usciti dalla guerra civile, mancano di risorse economiche e tecniche. Lamenta la mancanza in Occidente di informazioni reali: il mondo e l’informazione occidentale è molto ripiegata sui propri pochi casi di contagio, con il rischio di non segnalare alla coscienza più diffusa, la tragedia che si sta consumando in terra d’Africa. Fra Marco comunica l’intenzione del suo ordine religioso di riaprire l’ospedale in Sierra Leone: ma è necessario migliorare qualificare il triage di ingresso dei malati, per diminuire le possibilità di infezione nei confronti degli altri malati e degli operatori sanitari che lavorano a diretto contatto con i malati.

In occidente si parla di Ebola ma per paura, paura autoreferenziale, che distoglie il nostro sguardo dalla reale tragedia dell’Africa: distoglie lo sguardo dal fatto che sono aumentati i morti per altre malattie di natura tropicale, si muore di parto, i generi alimentari scarseggiano e quelli disponibili sono sempre più costosi. Si tratta di segnalare che il vero focus dell’emergenza Ebola non è in Europa ma in Africa!

Inoltre bisogna tenere alta l’attenzione e la sensibilità internazionale quando i fari della grande comunicazione mediatica si spegneranno. Ebola terminerà, ma lascerà delle comunità devastate, delle strutture sociali e civili frammentate più del normale e queste comunità bisognerà continuare a sostenerle, a supportarle, a qualificarle.

Si tratta ora di passare dalle idee, dai sentimenti, dalle testimonianze forti e coinvolgenti, ai fatti, ai progetti concreti! A tutti chiediamo aiuto e collaborazione, insieme al sostengo spirituale dell’amicizia e della preghiera!

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