Identità dell’operatore della pastorale sanitaria

8L’operatore della pastorale sanitaria è chiamato e inviato da Dio a lavorare a favore della vita nel mondo della sanità; è una presenza amorosa e liberatrice di Gesù che risolleva e guarisce.

Aspetti umani e psicologici

È una persona ricca in umanità, che comunica vicinanza, accoglienza, affetto; capace di ascoltare e accogliere l’altro con la sua storia personale, la sua individualità, e di offrirgli ospitalità nel suo cuore.

È una persona equilibrata, possiede una maturità umana e psicologica che le permette di illuminare e orientare situazioni conflittuali e di crisi.

È discreto, non impone la sua presenza; è attento a captare ciò che l’altro vuole o di cui ha bisogno; rispetta i suoi silenzi e le sue confidenze. Riconosce la propria povertà, i propri limiti ed è cosciente di non poter rispondere a tanti problemi, ma ha un cuore capace di ospitare ogni sofferenza e comunicare consolazione, serenità e pace.

Nel suo lavoro non si lascerà guidare unicamente da criteri di efficacia e di successo. Purificherà costantemente le sue motivazioni e, nei momenti difficili, con coloro che si sentono scoraggiati e impotenti, rafforzerà la loro fiducia nel Signore, l’unico che può salvare.

Dinamizza i processi di trasformazione delle realtà di sofferenza, dolore e morte in realtà di vita e speranza. È una persona aperta alla formazione e all’apprendimento permanente, si preoccupa di aggiornarsi e offrire un servizio adeguato e opportuno.

Ha una capacità di leadership che lo rende in grado di animare, coordinare, dinamizzare e stimolare le forze vive della comunità e il lavoro dei gruppi pastorali. È un educatore naturale, capace di accompagnare i processi di cambiamento, scoprire talenti, favorire la creatività, risvegliare e canalizzare aspettative.

È rispettoso della libertà religiosa e delle credenze dei malati, dei familiari e dei lavoratori della sanità. Riconosce e accetta le differenze in un mondo pluralista. È una persona di dialogo. Coltiva la pazienza, la perseveranza, la costanza; sa portare a buon fine i piani e i progetti proposti ed è fedele agli impegni assunti.

Crede al lavoro in équipe e alla collaborazione interdisciplinare e li favorisce. Sa lavorare in una pastorale d’insieme e facilita l’integrazione con le altre aree specifiche. Possiede una buona conoscenza della realtà ed ha la competenza di educare nella promozione della salute e la prevenzione delle malattie.

L’operatore della pastorale sanitaria deve accettare e fare propria la realtà in cui viviamo in una società malata, ferita. Accettare e integrare le proprie ferite lo aiuterà a vivere la chiamata a condividere il ministero di guarigione, di perdono e riconciliazione, solidarizzando con ogni sofferenza umana, con cuore accogliente, colmo di comprensione, tenerezza e amore.

I malati ci evangelizzano e ci ricordano che la nostra speranza è posta in Dio. Il loro coraggio e la loro serenità ci interpellano e ci aiutano a crescere spiritualmente; ci arricchiscono sul piano umano e su quello della fede.

Aspetti cristologici ed ecclesiologici

12049159_10203794605705581_6577649881863654753_nIl discepolo missionario ha la grande missione di vivere e di comunicare la vita nuova di Gesù Cristo ai nostri popoli. Aparecida lo ribadisce a più riprese: “La vita si accresce donandola (…) Coloro che più intensamente la vivono sono coloro che mettono da parte le sicurezze e si appassionano alla missione di comunicare la vita agli altri” (Aparecida 360).

Gli operatori sanitari sono chiamati ad essere immagine viva di Cristo e della sua Chiesa. Sono coloro che, in vari modi, concretizzano, rivelano e comunicano al malato non soltanto l’amore risanatore e di consolazione di Gesù Cristo ma esprimono, in modo continuativo e con frequenza silenziosa, i miracoli di guarigione che la Chiesa ha ricevuto da Cristo e che ha il potere di realizzare.

Nei suoi gesti terapeutici e nel suo impegno, la Chiesa si gioca nel campo della sanità la propria credibilità. Lavorando in comunione, gli operatori pastorali esprimono la totalità della vicinanza terapeutica del buon samaritano il quale, quando si prende cura, annuncia la Buona Novella del Padre.

Il modello di servizio, di diaconia, che la Chiesa è chiamata ad esprimere oggi nel mondo della sanità, come segno del Regno, è la comunione ecclesiale che tende al pieno inserimento del malato nella comunità e nella famiglia, così come quello dell’anziano, quello della persona con capacità differenti, quello del debole e del vulnerabile, i quali vengono accolti per quello che sono, senza barriere né pregiudizi, valorizzando il contributo originale che possono offrire.

Sono molte le richieste sanitarie e le necessità che aspettano un’attenzione e una risposta. Sono molti i malati e i sofferenti nei centri ospedalieri, nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità. Ci risulta impossibile lavare ‘personalmente’ tanti piedi e curare tante ferite.

La Chiesa è una comunità con diversi carismi e ministeri e lo è anche presso il malato e la sua famiglia, tanto in parrocchia quanto in ospedale. È la capacità di agire tutti insieme, in comunione, che può trasformarla in una comunità risanatrice.

Quello che manca non sono le persone, né la buona volontà o la competenza professionale per rispondere alle diverse necessità; spesso quello che manca è una ‘presenza che sappia vedere’, che interceda e sappia tessere con pazienza relazioni che portino ognuno a offrire la sua risposta risanatrice.

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