Il mistero pasquale “nell’ora della nostra morte”. Una riflessione per la pastorale dei morenti

Mourice Denis, Mattina di Pasqua 1891

Mourice Denis, Mattina di Pasqua 1891

Di Giuseppe Cirà, M.I. in Camillianum – Libri di storia e spiritualità camilliana – Vari, N31ns, 2011,pp.31-50

È noto che l’espressione “mistero pasquale” non è di origine biblica ma liturgica, impiegata poi anche dalla teologia in forza dell’assioma: “lex orandi lex credendi”. Ed è conosciuto anche il suo significato: si riferisce all’evento conclusivo dell’opera redentrice di Cristo, la sua morte e risurrezione.

Questo contributo vuol riflettere sul significato che esso ha “per noi”, in maniera particolare nel momento della morte del cristiano. Se infatti l’evento “avviene” in Cristo, avviene però “per noi uomini e per la nostra salvezza”. Che cosa sta dunque a significare per la vita del discepolo? In che modo la qualifica e la caratterizza? La fede cristiana afferma che il mistero pasquale di Cristo ha una tale ricaduta sull’esistenza del cristiano che questi ne viene radicalmente trasformato, al punto che ormai vive in forza di quel dinamismo. È il mistero pasquale che lo fa vivere, crescere, maturare verso la pienezza dell’esistenza. Il punto culminante di questa trasformazione si verifica proprio nella morte, e cosi che la liturgia proclama: “la vita non è tolta, ma trasformata”.

Di che genere è questa trasformazione? E se questo è il dato di fede, come comunicarlo al credente? In che modo l’affermazione può risultare in qualche modo intelligibile al morente, ai suoi familiari ed amici, alle persone presenti? In fondo si tratta del come educarci e educare (o evangelizzarci-evangelizzare) alla morte e al morire. Ma si tratta di cercare di chiarire anche in quale rapporto sia, il dinamismo pasquale, con le dinamiche antropologiche che determinano il vivere della persona umana. Educarsi alla vita, in effetti esige un educarsi alla morte. E viceversa, perché morte e vita si richiamano a vicenda: appartengono al medesimo dinamismo. È attorno a questi interrogativi che muoveranno le considerazioni che seguono.

La nostra riflessione si svolge in tre momenti: una prima parte, di carattere prettamente cristologica, richiama il significato che questo mistero ha per la persona di Gesù e quindi per la sua missione. Le altre due parti, più brevi e sintetiche, riguardano: l’una, il destinatario dell’evento, e cioè il frutto che ne deriva per l’uomo che l’accoglie in sé; nell’altra, dirà qualcosa sul “come evangelizzare la morte e il morire”, richiamando l’agire pastorale e la celebrazione liturgica dell’ “ora della nostra morte”.

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