La Diakonia di carità

Di Emidio Spogli, in Camillianum – Libri di storia e spiritualità camilliana – Vari, N.15, 1997, pp.61-78

L’agire della Chiesa, in qualsiasi settore e in qualsiasi modo si orienti è sempre un servizio pastorale – una diakonia – modellato sull’agire di Cristo, venuto non per essere servito ma per servire, diakonesa (cfr. Mt 20,28).

Il mondo sanitario con la sua vasta complessità di problemi sociali, politici, scientifici, organizzativi che investono l’esistere stesso dell’uomo: il suo nascere, il suo soffrire, la libertà di autodecisione, il suo morire, in una parola la sua grandezza e la sua dignità di persona, è, e deve essere, necessariamente un campo privilegiato del suo servizio pastorale.

“La Chiesa, che nasce dal mistero della redenzione nella croce di Cristo, è tenuta a cercare l’incontro con l’uomo in modo particolare sulla via della sua sofferenza. In tale modo “diventa via della Chiesa”, ed è, questa, una delle vie più importanti”.

Su questa via è inviata dal suo Signore ad essere presente in questo vitale settore dell’esistenza umana per dispiegare in esso tutta la forza del messaggio evangelico e la sua efficacia mediazione dell’amore di Cristo per l’uomo e la sua particolare predilezione per i più deboli.

Conseguentemente è invitata a modellare la sua presenza e la sua zione pastorale sull’agire pastorale di Cristo – sulla sua diakonia  che si svolge su alcune direttive che lo Spirito gli ha tracciato, per dare esaurenti e definitive risposte ai problemi angosciosi dell’uomo, ai dolori, ai suoi ricorrenti interrogativi in tutte le stagioni della sua storia.

Queste linee vengono da Cristo stesso presente nella Sinagoga di Nazaret:

“Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore”

Applicando a sé le parole della profezia di Isaia, Gesù afferma di essere stato consacrato con l’unzione dello Spirito per attuare la sua missione, che dovrà attuarsi su tre orientamenti:

  • Portare a tutti gli uomini, ma soprattutto a colore che si sentono, e lo sono, più abbandonati e oppressi dall’ingiustizia, il lieto annunzio di essere amati e protetti da Dio;
  • Far sentire a tutti gli oppressi che Dio, nella sua persona, è sceso accanto a loro per liberarli dalla malattia, dall’oppressione dei potenti, dalla schiavitù morale e da tutto ciò che si opponga alla loro dignità;
  • Aprire davanti al loro cammino doloroso orizzonti di colnsolazione e di speranza.

Sorretta e guidata dall’effusione sostanziale dello Spirito, che nel Battesimo aveva consacrato la sua umanità attraverso la quale veniva offerta agli uomini la philantropia del Padre, la diakonia di Cristo è diakonia d’amore, che scaturisce dalla comunione d’amore della Trinità. Gesù attraverso la sua presenza e azione misericordiosa comunica agli uomini la potenza dell’amore eterno del Padre. Tutta la sua azione salvifica, che si manifesta in modo particolare verso i più abbandonati, s’iscrive in questo amore: “poiché tu mi ha amato prima della creazione del mondo […] io ho fatto conoscere loto il tuo nome […] perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi (Gv 17,24.26).

Pertanto chi dà significato alla storia umana, e conseguentemente al dolore e alla morte, facendola divenire historia salutis, è solo Gesù Cristo, che prese su di Sé le debolezze e le sofferenze degli uomini (cfr. Mt 8,17).

La Chiesa con la sua azione pastorale nel mondo della salute, aiuta l’uomo che soffre a volgersi a Cristo morto e risorto per una ricerca di significato, in una situazione che sembra non poterne più avere. Nello stesso tempo orienta quanti operano in questo misterioso campo del dolore, perché con la loro azione pastorale o con la loro presenza e attività professionale o di volontariato, possano diventare segno visibile  – sacramento – della misteriosa e ineffabile presenza di Cristo, che ha promosso di non abbandonare i suoi discepoli: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

CONTINUA A LEGGERE QUI