La resistenza cristiana

Missione Salute N. 4/2016

«Tu rimani saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente» (2 Timoteo 3,14). Le esortazioni rivolte da Paolo a Timoteo riguardano tutti noi. Si tratta di essere fedeli a quella Parola resistendo ai tentativi che vorrebbero farcela sostituire con altre parole.

La Parola va annunciata, indipendentemente dalle circostanza opportune o non opportuni. Spesso le circostanze che appaiono meno favorevoli , risultano le più feconde per gettare il seme. A parte ciò, sarebbe bello che uomini di Chiesa si mostrassero capaci di “importunare” anche personaggi importanti. Tuttavia, l’esortazione di Paolo a rimanere saldi non riguarda solo l’ambito della fede e della fedeltà alla Parola, ma investe tutta la vita del credente.

Il vero discepolo

Cristiano è uno che si arruola nella “resistenza”. Il cristiano “resiste” contro un ordine non fondato sulla giustizia e si oppone ad esso. Il credere “resiste” a viso aperto contro tutto ciò che toglie spazio alla libertà, offende la dignità dell’uomo contro ogni forma di asservimento, disumanizzazione, avvilimento, prevaricazione da parte del potere.

Il vero discepolo di Cristo “fa resistenza” contro tutti i fantasmi, gli integralismi, dunque si manifestino, anche in casa proprio. Il cristiano che 2sceglie la libertà”, compie azioni significative – anche se rischiose – di disturbo contro le suadenti tirannie della moda, le liturgie del conformismo, le prepotenze del padrone di turno, le aberrazioni del potere. Lui rimane saldo, nonostante le provocazioni sfacciate della pubblicità e della propaganda, nonostante i condizionamenti dell’ambiente, le spinte impetuose del ”vento che tira”.

Il cristiano che si arruola nella resistenza rinuncia agli allettamenti di posizioni tranquille e privilegiate, carriere facilitate, titoli assicurati. Accetta, con un senso di orgoglio , di far parte di una minoranza che vigila e sveeglia sonno provocato con metodi artificiali per contagiare le masse.

Non frequenta le strade più battute, anche se vengono offerte corsie privilegiate, ma segue una geografia scomoda e i relativi sentieri solitari suggeriti dalla coscienza.

Una fede “arrischiata”

Paolo, giunto al tramonto della propria vita, fa un rapido bilancio, al termine del quale, tirando le somme, può assicurare di aver conseguito un grande risultato: «Ho conservato la fede».

La sua, indubbiamente, non è stata una fede facile, ma una fede messa ripetutamente alla prova: difficoltà di ogni genere, ostacoli, delusioni, incomprensioni, contrasti, persecuzioni…

Tuttavia, occorre precisare che il segreto del suo successo non sta nell’immobilismo. Lui stesso si presenta come corridore: ho terminato la corsa. Paolo corre fino all’ultimo… Soltanto così riesce a conservare la fede. La difesa più prudente, infatti, consiste nel fermarsi. Il “deposito! È al sicuro quando viene portato lontano, consegnato a molte mani in attesa più o meno consapevole, offerto a tutti, messo a disposizione di chiunque, nonostante la palese disapprovazione dei prudenti “conservatore” del dono che ritengono esclusivo.

Il luogo di conservazione del deposito della fede non è né un testo, né un palazzo, ma è il cuore di un individuo appassionato in cammino. La fede è al sicuro quando viaggia allo scoperto sulle strade degli uomini. Paolo ha conservato la fede perché  non si è limitato a difenderla, a polemizzare contro i suoi nemici, ma l’ha diffusa, irradiata, portata lontano.

Si è opposto risolutamente alle spinte regressive che pretendevano conservare il messaggio di Cristo nei confini della Palestrina; ha assunto atteggiamenti coraggiosi; ha fatto sortite imprevedibili in territorio nemico; si è lasciato provocare dai lontani, da culture diverse; ha parlato francamente senza guardare in faccia a nessuno; ha proposto l’essenziale abbandonando i cascami legalistici.

“Ho conservato la fede”

Si, Paolo ha conservato la fede perché ha affrotntato le navigazioni più burrascose, senza mai arroccarsi su posizioni difensive.

Ha conservato la fede perché… la arrischiata.

Paolo può dichiarare, senza peccare né di superbia né di presunzione, di aver vinto la corsa, perché ha avuto un’intuizione fondamentale: non si tagli il traguardo rimanendo bloccati (come certi presunti campioni della fede) sulla linea di partenza, magari gridando contro coloro che hanno ai loro occhi la compa imperdonabile di.. muoversi  e magari correre in avanti. In conclusione, Paolo ha conservato la fede perché non ha considerato Damasco un punti di arrivo ma di partenza. Lui non è “arrivato” a Damasco. È partito da Damasco.

Alessandro Pronzato