Le frasi più significative di San Camillo nella formazione del religioso all’incontro con il malato

Conferenza tenuta da p. Lucio Albertini nella riunione dellle Comunità del Veneto-est a Mottinello il 18 novembre 1982

Non credo che Camillo abbia mai fatto scuola di formazione alla vita religiosa (sul piano pratico operativo assistenziale, senz’altro… e come! Da grande maestro!), eppure dai suoi «Scritti» affiorano tutti gli argomenti teologicamente più validi ed efficaci per un’autentica formazione e maturità per il servizio degli infermi.

Sono due i motivi che domino e rincorrono con estrema frequenza nei suoi «scritti»: la «gloria di Dio» e l’«amore di Dio».

«Gloria di Dio» è l’espressione di vasto respiro e il termini più alto dell’amore a Dio: «la Sua Maggior Gloria!». È la presa di coscienza della presenza di Dio in noi e attorno a noi; è entrare in sintonia con questa presenza nel nostro operare, e fare della nostra vita la sua proclamazione gloriosa.

Cammino non facile, ci insegna Teillard de Chardin, anzi faticoso: come il cammino della materia che avanza, attraverso la propria opacità verso la luce della coscienza. Come una spinta che dal seno della terra tende ad affiorare alla luce del sole; come la linfa che sale dal suolo per raggiungere la cima dell’albero. Questa salita verso la vita e la coscienza ci porta alla rivelazione dell’uomo, alla rivelazione e liberazione da quanto limita la sua dignità, quindi alla solidarietà con l’uomo ammalato, povero, bisognoso di aiuto per ricuperare la propria personalità.

Quanto mi piace questa testimonianza! In un convegno, un padre di famiglia raccontò di avere mostrato ai suoi quattro figli un chicco di seme di grano prima di seminarlo. Aveva chiesto cosa ci fosse dentro in quel seme, sperando che gli rispondessero: «la vita!»; ma la bambina più piccola (5 anni) li aveva lasciati tutti di stucco, rispondendo: «c’è la gloria di Dio!».

Sì, anche il seme è pieno di gloria di Dio: tutto è pieno della gloria di Dio, ma ha bisogno di chi lo proclami e con la bocca e con la vita: come il vaso di alabastro ha bisogno di essere aperto per sprigionare il suo profumo; come la donna che ha un frutto di vita nel suo grembo e ha bisogno delle mani della levatrice per darlo alla luce. (P. Cantalamessa).

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