Le “trasfigurazioni” di San Camillo

Immagine3La sua storia può esser letta come un autentico cammino di trasfigurazione. Forse se ne possono anche individuare le tappe determinanti, cioè quei momenti in cui egli ne esce di volta in volta trasformato, vi appare “altro” da come era precedentemente.

Il primo punto è addirittura folgorante. La sua così detta “conversione, non fu in effetti una reale “illuminazione” che lo trasformò radicalmente? Il suo primo biografo narra che “all’improvviso fu assaltato dal Cielo con un raggio di lume interiore che…come abbattuto dalla divina luce si lasciò cadere in terra”. Le parole che il Cicatelli gli attribuisce esprimono un rovesciamento totale del suo modo di vedere la vita, il suo passato e i suoi desideri per il futuro.

Seguì poi il lungo e tormentato periodo della ricerca della sua vocazione, ossia della sua identità vera, quella che Dio aveva pensato e disegnato per lui e cioè l’impegno per la cura dei “poveri infermi”. Quando ne intuì il progetto, in quell’afosa notte d’agosto vigilia dell’Assunzione di Maria Vergine del 1582, ne fu di nuovo trasfigurato, al punto che vi si dedicò corpo e anima.

La sua fisionomia umana e spirituale progredisce poi e matura lungo gli anni dell’impiantazione del nuovo Ordine religioso da lui fondato. Più intenso e visibile si fa il cambiamento interiore da quando, rinunciato ad ogni incarico istituzionale nell’Istituto, chiede di potersi dare unicamente e in prima persona all’esercizio del ministero caritativo.

Quanto ora appare davvero “trasfigurato”! Camillo andrebbe contemplato per quando è rapito in estasi dinanzi al Crocifisso, o per il medesimo rapimento estatico che lo illumina quando è tutto proteso alla cura del malato: “erano gli occhi suoi tanto abbagliati dallo splendore di quei poveri, che nelle facce loro esso non mirava altro che il proprio volto del suo Signore.

Questo cammino di trasfigurazione ha il suo compimento terreno nell’ora della morte, amorosamente descritta dal biografo: “con volto allegro, e con gli occhi verso il Cielo, senz’alcun orrore, ò altra trasformazione del viso, andò a reficiarsi in Cielo”. Momento che precede la pienezza della sua trasfigurazione, quando è “glorificato” perché “preso dentro la nube luminosa” (Mt 17,5) della presenza avvolgente di Dio, che lo accoglie nella sua casa.

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