Lettera del Superiore Generale: ai nostri confratelli anziani e malati

In vista della festa di San Camillo (14 luglio), p. Leocir Pessini, Superiore Generale dell’Ordine dei Camilliani, indirizza una Lettera Pastorale a tutti i membri dell’Istituto, in modo particolare ai Confratelli anziani ed ammalati.
“Invecchiare con dignità ed eleganza:
un imperativo etico ed anche una scelta personale!”

È una lettera che nelle sue intenzioni originarie desidera essere di natura “pastorale” e si auspica possa essere fatta oggetto di lettura personale ma anche di riflessione e di confronto a livello comunitario, soprattutto nelle comunità dove siamo maggiormente coinvolti nell’assistenza diretta ai confratelli anziani ed ammalati.

Il testo è piuttosto ampio, soprattutto nella prima parte che si preoccupa di offrire un quadro esaustivo dello sviluppo demografico nella società moderna che sta “invecchiando” molto rapidamente. Tale aspetto forse può non interessare immediatamente e come tale si può bypassare per arrivare alle suggestioni che più ci riguardano come religiosi che devono allenarsi per invecchiare con “dignità ed eleganza”.

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LETTERA DEL SUPERIORE GENERALE
Memoria liturgica di san Camillo

1614   – 14 luglio – 2015
401 anni della morte

Ai nostri confratelli anziani e malati
Invecchiare con dignità ed eleganza: un imperativo etico ed anche una scelta personale!

Mostra-2Nel corso delle visite fraterne, realizzate in diverse aree della geografia camilliana del mondo, in questo primo anno di servizio verso i fratelli del nostro amato Ordine, prendendo sul serio l’invito del nostro pastore, papa Francesco, di uscire da se stessi (esodo personale) per andare incontro ai fratelli, soprattutto coloro che sopravvivono nelle periferie esistenziali della vita, ho avuto l’opportunità di incontrare e di conoscere tanti confratelli anziani e ammalati.

Mi sono imbattuto nel grido di molti, che ha toccato il mio cuore, un grido a volte in difficoltà e/o a volte silenzioso, espresso con le lacrime agli occhi, con occhi tristi e supplicanti: “Non dimenticatevi di noi, tornate a trovarci; “Prenditi cura del nostro Ordine con affetto, per favore!” Mi è stato anche ricordato da alcuni confratelli, che un Superiore generale dell’Ordine (1977-1989), p. Calisto Vendrame – che è stato anche il mio direttore spirituale ed insegnante per diversi anni, durante il periodo di formazione a San Paolo, in Brasile – si è ricordato di loro scrivendo una bellissima Lettera agli anziani. Questo messaggio si è inciso nei cuori di un’intera generazione di camilliani giovani e adulti allora, molti dei quali sono anziani oggi. Immagino che abbia anche sortito un effetto importante come rinforzo per l’autostima degli anziani, che oggi sono probabilmente nella casa del Padre.

Ricordiamo con nostalgia questo nostro caro confratello, rileggendo questo suo scritto, che è stato pubblicato sul nostro bollettino CICCentro di Informazione Camilliana – nella rubrica dedicata a La parola del Superiore generale. È di sorprendente attualità la visione profetica del suo messaggio, in termini di valori etici cristiani, in tempi storici, sociologici e socio-politici così diversi e differenti da oggi … e sono trascorsi poco più di 33 anni (cfr. CIC, n. 147, anno XII, 20 aprile 1982, p. 157-158). La nostra condizione umana è tale che quando siamo anziani o ammalati, siamo toccati in un modo più profondo nella nostra fragilità e vulnerabilità fino a diventare “radar ad alta sensibilità”.

Nell’anno speciale che la Chiesa cattolica dedica alla Vita Consacrata, siamo invitati a “guardare al passato con gratitudine, a vivere con passione il presente, e a servire con samaritano compassione e ad abbracciare il futuro con speranza. Questa lettera in realtà si presenta come una riflessione dal punto di vista etico-pastorale sulla realtà dell’invecchiamento umano globale (N.B: il punto primo può essere anche ignorato da coloro che non sono interessati ad una conoscenza scientifico-accademica del contesto e della realtà del problema in questione) e richiede un po’ di tempo, di pazienza e di dedizione per una lettura meditativa. Elaborando questo messaggio ai confratelli anziani e malati di oggi, esprimiamo la nostra gratitudine a coloro che hanno costruito questa eroica storia camilliana lunga più di quattro secoli, per le molte sollecitazioni che ci hanno offerto.

A differenza della cultura asiatica in cui la persona anziana è ancora considerata culturalmente rilevante e socialmente rispettata come la memoria e la saggezza incarnata della comunità (cfr.: in Giappone, il giorno dedicato agli anziani si celebra come festa nazionale), nella nostra cultura occidentale, gli anziani non sono soggetti di molta considerazione. L’enfasi viene posta sempre più sulle loro disabilità e limitazioni, sui costi e le spese necessarie per l’assistenza a livello di politiche di sanità pubblica, sull’aggravio del sistema pensionistico; sempre meno si insiste sulla loro ricca storia di vita, sull’esperienza e la saggezza umana di cui sono depositari. A monte di questa visione riduttiva della persona umana, definita solo per quello che “produce e non per quello che è”, si colloca una grande questione: l’invecchiamento rappresenta una fase della vita caratterizzata da una crisi esistenziale in tre dimensioni: crisi di identità (con la perdita di sé), crisi di autonomia (con una crescente dipendenza dagli altri) e crisi di appartenenza (sradicamento dal proprio ambiente verso una casa di riposo). È necessario recuperare, attraverso un atteggiamento resiliente, il significato di questa crisi che colpisce profondamente l’essere anziano, soprattutto nella nostra società ormai definita come civiltà dello scarto e della scadenza programmata! Come insiste Papa Francesco: “Sono stati fatti grandi progressi nella medicina e nell’assistenza sociale, ma si è diffusa anche una cultura dello scarto, come conseguenza di una crisi antropologica che non pone più l’uomo al centro, ma il consumo e gli interessi economici (cfr. Esort. Ap. Evangelii Gaudium, 52-53). Tra le vittime di questa cultura dello scarto vorrei qui ricordare in particolare gli anziani, (…); gli anziani che sono la memoria e la saggezza dei popoli. La loro longevità non sempre viene vista come un dono di Dio, ma a volte come un peso difficile da sostenere, soprattutto quando la salute è fortemente compromessa. Questa mentalità non fa bene alla società, ed è nostro compito sviluppare degli “anticorpi” contro questo modo di considerare gli anziani, o le persone con disabilità, quasi fossero vite non più degne di essere vissute. Questo è peccato, è un peccato sociale grave (…). Qui possiamo imparare un altro sguardo sulla vita e sulla persona umana!” (Papa Francesco, Torino 21 giugno 2015. Incontro con gli ammalati e disabili. Chiesa del Cottolengo).

Fino a non molto tempo fa si parlava semplicemente di vecchiaia. Oggi la letteratura scientifica a proposito dell’invecchiamento distingue tre categorie di anziani: a) gli anziani giovani di età compresa fra 65 e 75 anni; b) gli anziani propriamente detti di età compresa tra 75 e 85 anni; c) le persone molto anziane, oltre gli 85 anni, che nel prossimo futuro, secondo i ricercatori di questa area, aumenteranno sempre di più. Al tempo di San Camillo si parlava molto di poveri e malati, mentre la categoria degli anziani non veniva quasi menzionata nei suoi scritti! Sicuramente ci saranno state persone anziane in quell’epoca. Oggi, però, insieme ai poveri e agli ammalati, abbiamo anche il grande impegno degli anziani da curare, che hanno bisogno di particolare premura ed attenzione, soprattutto se affetti da malattie croniche degenerative come l’Alzheimer e il Parkinson. L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno molto recente nella storia umana. Nei paesi sviluppati il numero degli ospedali pediatrici è diminuito in modo significativo e in molti casi sono anche scomparsi, ma in compenso le case di cura e/o riposo per anziani si moltiplicano, diventando una reale forma di business redditizio nel panorama del mondo della salute.

Suor Candida

Suor Candida

Oggi viviamo in pieno l’epoca glamour del “post-tutto” in molti aspetti della vita umana. Viviamo in una società chiamata “post-moderna“, si parla di civiltà “post-industriale“, “post-cristiana” e anche “post-morte” e “post-umana“! Sì! Il “post-umanesimo” è un movimento ideologico che annunciando la messa al bando dalla vita dell’uomo della morte – vista insieme con l’invecchiamento come una malattia a cui bisogna trovare un rimedio e non come una dimensione della nostra esistenza – ci offre il “dono dell’immortalità” in questa terra. Oltre a raffinate tecniche pseudoscientifiche, promesse per il prossimo futuro, siamo quasi in grado di fermare l’orologio biologico dell’invecchiamento umano, e allora sì, potremo vivere un’eterna giovinezza (bio-gerontologia).

L’umanità non è ancora riuscita a far rispettare ed applicare i diritti fondamentali dell’uomo, proclamati dall’ONU nel 1948, al termine della Seconda Guerra Mondiale (1939-1945), che garantiscono la possibilità di vivere con dignità (libertà di pensiero e di coscienza, educazione, salute, alloggio, lavoro, etc.): ed ora siamo già coinvolti in questa visione antropologica secondo cui l’essere umano è qualcosa che deve essere superato e sorpassato. Naturalmente, ci troviamo di fronte ad un’ideologia, che, così come ha cercato di negare la nostra finitezza, ora cerca anche di negare la nostra condizione umana. L’età non può essere vista come un processo patologico o peggio come un tragico destino rispetto al quale non possiamo intervenire se non accettandolo passivamente!

È necessario scoprire come sia possibile invecchiare con grazia, saggezza, serenità ed eleganza estetica. Questo è l’orizzonte della riflessione che propongo in questo messaggio, il cui contenuto in gran parte si articola in tre fasi: 1) alcune riflessioni etiche su dati statistici circa la realtà dell’invecchiamento umano nel mondo attuale e sulle sfide che si presentano in termini di politiche pubbliche e di cura della salute; 2) la sfida di diventare protagonisti nell’arte di vivere con dignità e di gioire della “Domenica della nostra vita”; 3) alcuni suggerimenti ai giovani e agli anziani, ricordando come gratitudine p. Calisto per l’eredità di tenerezza che lasciato nei cuori di molti confratelli.

LETTERA DEL SUPERIORE GENERALE – ITA