Ministre degli Infermi – Il Carisma oggi tra Profezia e Sfide

 Sr Riccarda Lazzari

La dimensione profetica del carisma

La dimensione profetica del carisma è implicita nella sua stessa natura di evento dello Spirito dato al fondatore o alla fondatrice, per edificare e santificare la sua chiesa.   Profeta non è colui che predice il futuro, ma è colui che legge, nell’oggi della storia, il progetto della Salvezza.

Profeta è colui che sa discernere i valori permanenti dalle forme che mutano. È colui che ha il coraggio di non rimanere ai margini della storia, ma di affrontare le sfide e le persecuzioni, per essere artefice e costruttore del Regno di Dio.  Profeta è colui che non torna indietro nelle difficoltà, che non ha paura del disprezzo, che rifiuta il compromesso e l’ambiguità, che è disposto a dare anche la vita per Cristo e i fratelli. La profezia delle Ministre degli infermi è dunque aperta a molteplici sfide che in questo terzo millennio devono essere affrontate nell’ambito della salute, della malattia, del dolore dell’umanità.

Le sfide sono varie e di grande impegno, accenno alle più importanti.

Il rinnovamento della pastorale sanitaria

 Tutto il ministero delle Ministre degli infermi è espressione di pastorale sanitaria, in quanto l’esercizio delle opere di misericordia corporali e spirituali esprimono la tenerezza e la misericordia del Signore verso i malati e sofferenti. Si avverte tuttavia l’esigenza di allargare gli orizzonti nelle forme di espressione, e soprattutto di compiere alcuni passaggi, solo in parte iniziati. I passaggi più urgenti sono:

  • da una pastorale limitata a certi ambiti e momenti (ospedale, strutture sanitarie ecc) ad una pastorale che s’inserisce nel percorso degli eventi fondamentali della vita, della famiglia, della società, della cultura.
  • da una pastorale che privilegia la rassegnazione e la consolazione, ad una pastorale che parte del disegno di Dio, che in Cristo offre la vita in abbondanza (cfr Gv,10,10).
  • da una pastorale di regime assistenziale ad una pastorale che penetra all’interno dei sistemi sanitari, che collabora ai programmi, alle decisioni, che promuove salute, che crea la cultura della vita, dei suoi valori ontologici ed etici.
  • Questi obiettivi sono già in atto, ma il loro percorso è lungo, non facile, ed esige il coraggio della “profezia”.

La multiculturalità

L’Istituto di Maria Domenica è presente oggi in tredici paesi del mondo.  Numerose sono, infatti, le giovani suore di aree culturali diverse; ciò costituisce ricchezza e speranza ma, al tempo stesso, rappresenta una grande sfida alla formazione integrale e specifica delle religiose.

Tuttavia l’identità spirituale e carismatica dell’istituto, non si identifica in una cultura specifica, ma si incarna in ogni cultura, senza perdere la propria identità[1]. È questo un obiettivo importante nella formazione umana, carismatica ed apostolica delle Ministre degli infermi. È un processo che richiede apertura mentale per cogliere nelle varie culture l’humus nel quale il carisma può incarnarsi e sviluppare. Sono necessari: discernimento, accoglienza, capacità di confronto e disponibilità al cambiamento, affinché il carisma possa fiorire nelle molteplici espressioni culturali, senza perdere la sua identità[2].

La sfida vocazionale

La crisi delle vocazioni che da molti anni ha colpito l’occidente, può contribuire a far riflettere le religiose sul valore stesso della chiamata e della missione che è in contrapposizione ai valori proposti dalla società del benessere e dei consumi.

Ma la crisi vocazionale interpella soprattutto sulla qualità della testimonianza e sulla   capacità di essere segno e provocazione delle realtà trascendenti. L’obiettivo per una autentica testimonianza vocazionale,  è quello indicato dal documento Vita Consecrata, il quale afferma che la vita dei religiosi/e  deve essere  “Confessio Trinitatis, Signum fraternitatis, Servitium caritatis[3]. È questo il primo e più importante annuncio vocazionale che affascina le giovani generazioni.

Il Pluralismo etico e la bioetica

La cultura attuale della nostra società è sostenuta da varie filosofie che hanno determinato varie concezioni della persona dalle quali trae origine il pluralismo etico. Politici, medici, scienziati, mass-media, studiosi, tutti parlano di un’etica della medicina derivante dalle proprie convinzioni. Sullo sfondo di una realtà etico-pluralista, il progresso scientifico e tecnologico, dà origine a nuove forme di attentati alla dignità della persona, e delinea e consolida una nuova situazione culturale, che dà ai delitti contro la vita, una indebita giustificazione. “ La stessa medicina che, per sua vocazione, è ordinata alla difesa e alla cura della vita umana, in alcuni settori, si presta, sempre più largamente, a realizzare atti contro la persona e in tal modo deforma il suo volto, contraddice se stessa, avvilisce la dignità di quanti la esercitano[4].

La manipolazione della vita è attuata oggi dal suo nascere: aborto, ingegneria genetica nelle sue varie forme di espressione, al suo declino: abbandono, emarginazione, eutanasia ecc.

Siamo di fronte ad uno dei sintomi più allarmanti della “cultura di morte” che avanza soprattutto nelle società del benessere, caratterizzate da una mentalità efficientistica che fa apparire troppo oneroso e insopportabile il numero crescente delle persone anziane e debilitate” [5].

L’obiettivo che emerge da queste sfide è quello di attuare con sollecitudine, una pastorale sanitaria che si proponga come cultura della vita contro la dilagante cultura della morte. È affrontando queste realtà che le Ministre degli Infermi possono compiere la propria missione nel mondo della salute, con una presenza “che sia annuncio di salvezza, segno sacramentale e profetico del Signore[6].

Ma un’altra sfida importante interpella l’istituto delle Ministre degli infermi ed è l’apertura ai laici nella condivisione del carisma. È sfida ma anche profezia di un futuro aperto a più ampi orizzonti, nell’espressione carismatica e pastorale della missione.

Il Carisma in comunione con i laici

La Lettera apostolica Vita Consecrata afferma testualmente: “Uno dei frutti della dottrina della chiesa, in questi anni, è stata la presa di coscienza che le sue varie componenti possono e devono unire le loro forze, in atteggiamento di collaborazione e di scambio di doni per partecipare più efficacemente alla comunione ecclesiale. Ciò contribuisce a dare un’immagine più articolata e più completa della chiesa, oltre che a rendere più efficace la risposta alle grande sfide del nostro tempo[7].  Lo stesso documento sul tema del carisma dichiara apertamente: “il carisma può essere condiviso con i laici. Questi perciò vengono invitati a partecipare in modo più intenso alla spiritualità e alla missione dell’istituto… [8]. Ed  ancora: “Una espressione significativa di partecipazione laicale alle ricchezze della vita consacrata è l’adesione dei fedeli ai vari istituti nella nuova forma dei cosiddetti “membri associati[9]. Tutto questo non cambia l’identità del cristiano laico, ma l’aiuta a realizzare in pienezza la sua stessa vocazione battesimale e a viverla nello spirito delle beatitudini, in vista della trasformazione del mondo secondo il cuore di Dio[10]. Sollecitate dalla voce della Chiesa anche le Ministre degli Infermi hanno iniziato un cammino di comunione con i laici nella prospettiva di condividere con essi il carisma e la spiritualità.  In verità, per le figlie della Barbantini, non è stato l’inizio di una realtà nuova, ma il ricupero di una esperienza che la Fondatrice stessa e  le prime sorelle avevano vissuto per decenni[11]. Anche nelle varie missioni dell’istituto, vi sono numerosi gruppi di laici, impegnati nel mondo della sofferenza.  Tale   realtà, è indubbiamente un segno dei tempi che interpella, però, le Ministre degli infermi nella formazione, nell’accompagnamento, nella condivisione del carisma.

Conclusione

Il segreto della profezia di Maria Domenica sta soprattutto nella santità. Animata in tutto e sempre da due grandi obiettivi: l’amore a Dio e l’amore al prossimo, ella concretizzò nella storia dell’assistenza, un carisma speciale, che ancor oggi continua nel mondo la sua azione di salvezza attraverso l’istituto da lei fondato.

Le sue figlie spirituali, le Ministre degli infermi di S. Camillo, presenti, oggi, in 13 paesi del mondo, continuano la sua missione di carità accanto ai malati, ai morenti e abbandonati.   L’insegnamento della Madre Barbantini e le sue intuizioni profetiche sono ancora oggi di palpitante attualità.

La condivisione del Carisma con i laici in Itala e nelle vare missioni, allarga gli orizzonti e contribuisce ad estendere la profezia della misericordia accanto ai malati, ai poveri, ai morenti.  Il santo Padre, Giovanni Paolo II°, di venerata memoria,  nel 1995, proclamando beata Maria Domenica l’ha proposta al mondo come modello di assistenza ai malati  con queste parole : “Essa ha lasciato una eredità ed una missione quanto mai attuale e preziosa: un amore evangelico, concreto per gli ultimi; un amore fatto di gesti di attenzione e di cristiana consolazione, di generosa dedizione e di instancabile vicinanza nei confronti degli ammalati e dei sofferenti; ha espresso nel servizio agli infermi doti di coraggio, intelligenza, e intraprendenza; .. ha tradotto l’amore in quotidiano servizio agli emarginati e piagati[12].

Oggi si parla molto degli ultimi: malati, anziani, disabili, pazienti oncologici ecc.; ne parlano anche sociologi, politici e legislatori, ma il processo di aziendalizzazione delle strutture sanitarie, mentre favorisce lo sviluppo tecnologico, non contribuisce a rendere il malato “soggetto” di diagnosi e cure, ma “oggetto” delle medesime.

Il valore e la dignità del malato e del morente sono oggi minacciate dalla cultura di morte che avanza soprattutto nei paesi industrializzati e consumistici.

Il carisma profetico della  Barbantini oggi presente in vari paesi del mondo, attraverso le Ministre degli infermi di san Camillo, può contribuire efficacemente a valorizzare la dignità umana del malato,  e  a costruire, nel mondo della  “cura”  una nuova civiltà: quella dell’amore[13].

 

[1]Inculturare il carisma delle Ministre degli infermi, comporta che si immettano i valori carismatici propri dell’istituto nel cuore di una cultura, esprimendoli con i termini di quella cultura, in modo che essi aiutino a dare riposta ai grandi problemi del vivere, del soffrire e del morire e a promuovere nuovi modi di servire gli ammalati, divenendo così attraverso un processo di orientazione, forza di ispirazione per quella cultura e elemento di unificazione della medesima”. Brusco A., Carisma e sfide multiculturali, in Atti della II° Assemblea generale della Congregazione delle Ministre degli infermi di S. Camillo sul tema “Identità carismatica”, op. cit.,   p.78.

[2] Cfr. ib., pp. 74-93.

[3] Cfr.  Vita Consecrata, capitoli 1.2.3.

[4]  Evangelium Vitae, n. 4 .

[5] Ib.,  n. 64 .

[6] Costituzioni delle Ministre degli inferni di S. Camillo, Roma 26 novembre 2002, art.7.

[7]Giovanni Paolo II, Lettera apostolica Vita  Consecrata,  1994,  n. 54.

[8] Ib.

[9] Ib., n. 56

[10]Cfr. Ib. n. 55.

[11] Sulla scia dei grandi fondatori che l’hanno preceduta Madre Maria Domenica aveva già, a suo tempo, un gruppo di laiche che attratte dal suo carisma, avevano dato un maggior significato alla propria vita, servendo Gesù nei malati e sofferenti. Nella sua regole, la Madre, già nel 1841, aveva dedicato due capitoli alla famiglia laica “aggregata” e “associata” alla sua congregazione. Cfr. Regole di Maria Domenica, Scritti, op. cit., pp. 259-261.

[12]Giovanni Paolo II, Omelia  nel giorno della beatificazione, Osservatore Romano, Roma  7 maggio 1995.

[13] Salvifici Doloris, n. 30.