“Morte e morte cerebrale: a 50 anni dal Rapporto di Harvard”

A 50 anni dal Rapporto di Harvard, che ha proposto il criterio cerebrale di morte, continua il dibattito: c’è chi pensa che la completa assenza di attività cerebrale non sia abbastanza per dichiarare morta una persona; chi, invece, ritiene che sia sufficiente la non attività della sola corteccia cerebrale, che presiede alla coscienza; perlopiù si concorda con il Rapporto di Harvard che indica nella morte cerebrale la morte dell’organismo come un tutto, consentendo alla pratica dei trapianti. A fronte di questo dibattito, c’è chi preferisce adottare il criterio della morte cardiaca (la legge italiana prevede 20 min, rispetto ai 5-10 minuti richiesti dalle leggi o lineeguida degli altri Paesi Europei). Accanto alla questione dei criteri di accertamento di morte, inevitabilmente connessa con la pratica dei trapianti, si è aperta la discussione sulla “regola del donatore morto” (“The dead donor rule”) per l’espianto di organi vitali. C’è anche chi afferma che, con il consenso del morente, si potrebbe procedere prima, proprio per facilitare donazioni efficaci. L’impegno del Camillianum è, seguendo le indicazioni del Magistero, di contribuire alla coscienza civile, di promuovere il valore della persona umana attraverso il confronto libero e razionale.