Papa Giovanni XXIII e la sofferenza

In copertina: Papa Giovanni XXIII riceve in Udienza i religiosi camilliani partecipanti al Capitolo dell’anno 1959.

In questi giorni le spoglie mortali di papa Giovanni XXIII sono tornate a Bergamo e a Sotto il Monte, sua terra natale.

È l’occasione propizia per ricordare la sua particolare tenerezza nei confronti della sofferenza, della malattia, soprattutto nelle creature più fragili: i bambini.

Gli incontri del Papa Buono con i bambini sono rimasti famosi. Quando visitò quelli degenti all’Ospedale del Bambin Gesù, si ,sentì chiamare da un piccolo degente: “Vieni qui, Papa, vieni qui, Papa,.. Si avvicinò al lettino e chiese:”Come ti chiami?”. “Angelo, Papa”. “Vedi, caro piccino, una volta mi chiamavo anch’io Angelo, ma da qualche giorno mi hanno fatto cambiare il nome… Adesso mi chiamo Giovanni” . In un’altra corsia dello stesso ospedale un fanciullo diventato cieco gli disse: “Io lo so che tu sei il Papa, ma non ti posso vedere. Però ti voglio un mondo di bene lo stesso”. Negli occhi di Papa Giovanni spuntarono due lacrime e forse per la prima volta rimase senza parola.

Ma l’episodio più commovente fu quello dell’udienza concessa alla bambina americana condannata dalla leucemia, che aveva espresso il desiderio di vedere il Papa prima di morire. La bimba indossava l’abitino bianco della prima Comunione e, con le sue guance rosee e paffute, sembrava sanissima, ma poteva a malapena reggersi.

Papa Giovanni le andò incontro, la prese per mano e la fece sedere accanto a sé. Poi “parlarono insieme” per circa tre quarti d’ora: cosa si siano detti in quel lunghissimo tempo, un tempo che il Papa dedicava raramente anche alle maggiori personalità, resta un mistero; tanto più se si pensa all’inglese approssimativo di Papa Giovanni e al poco comprensibile “slang” della bambina americana. Ma le anime, semplici e sante, quella del Papa e quelle dei bambini, si comprendono anche senza tanti discorsi.

 

La fiaccola della carità e Giovanni XXIII

Dal 14 luglio del 1960 nella Cripta del Santuario San Camillo in Bucchianico dinanzi alla vetrata che lo ritrae negli ultimi istanti di vita, arde perennemente la «Fiaccola della Carità», segno di orante presenza spirituale di quanti assistono gli ammalati, e implorano da Lui, Celeste Patrono, amore e dedizione che animavano la sua azione.

L’artistica lampada, opera di una fine cesellatore romano, fu benedetta da Papa Giovanni XXIII al termini dell’Udienza Generale in San Pietro il 12 luglio 1960, es accesa la sera del 13 luglio successivo nella Cappella infermeria dove il Santo morì, presso la Casa Madre della Maddalena in Roma.

La “Fiaccola della carità” come idea e movimento nata dal camilliano p. Ercole Meschini, è cresciuta di molto negli anni, ed è stata riconosciuta dall’Autorità Ecclesiastica come “Movimento di Apostolato di Laici”. Da quel giorno, ogni anno porta alla cittadina natale del Santo, nel mese di luglio, quanti si dedicano ad assistere gli ammalati, con articolate manifestazioni religiose e culturali, promuovendo allo stesso tempo una conoscenza e una vasta diffusione del Messaggio di Carità di San Camillo.