Pianificazione strategica nella Chiesa cattolica in risposta alle epidemie emergenti, tra cui il virus zika

Dal 9 al 10 dicembre 2016 presso l’Hotel “Il Cantico” a Roma, si è tenuta una conferenza promossa dalla Santa sede in risposta allo scoppio del virus ebola in Africa Occidentale un modo per condividere le esperienze e pianificare le strategie future in risposta alle epidemie emergenti.

A questa conferenza hanno partecipato quattro religiosi camilliani: p. John Toai e p. Aris Miranda (Consultore generale dell’Ordine per il ministero e membro dello Steering Committee di questa conferenza AMR) visto il loro lavoro in Sierra Leone.

DOCUMENTO FINALE

La conferenza è stata aperta con una video-riflessione in cui papa Francesco esprimeva tutta la sua preoccupazione e l’urgente bisogno di solidarietà durante il picco della pandemia di Ebola: “Di fronte al peggioramento dell’epidemia di Ebola, desidero esprimere la mia profonda preoccupazione per questa malattia inesorabile che si sta diffondendo soprattutto nel continente africano, in particolare tra i gruppi di persone più svantaggiate. Sono loro vicino con l’affetto e la preghiera alle persone più colpite, come anche ai medici, agli infermieri, ai volontari, agli istituti e alle associazioni religiose, che stanno lavorando eroicamente per aiutare i nostri fratelli e sorelle malati. Rinnovo il mio appello affinché la comunità internazionale metta in campo ogni sforzo necessario per debellare questo virus, alleviare efficacemente il disagio e le sofferenze di tutti coloro che sono così duramente provati. Vi invito a pregare per loro e per coloro che hanno perso la vita” (Papa Francesco, Udienza generale, 29 ottobre 2014)

I principali obiettivi della Conferenza sono stati quelli di condividere le esperienze positive e le sfide incontrate durante l’attuazione delle iniziative della Santa Sede e di ulteriori sforzi, a livello nazionale e locale, delle faith-based organizations ispirate dalla chiesa cattolica e da altri. I partecipanti hanno inoltre proposto “lezioni apprese” che potrebbero essere di aiuto nel trattare con l’attuale sfida di rispondere alle implicazioni del virus Zika, di future epidemie di Ebola o di altre grandi emergenze sanitarie. L’incontro ha convocato circa 30 professionisti, compresi coloro che sono stati direttamente impegnati come esecutori o coordinatori dei programmi nei paesi colpiti da Ebola, così come i membri della gerarchia ecclesiastica, i funzionari della Curia della Santa Sede, e i finanziatori dei programmi di cui sopra. Hanno partecipato alla discussione e all’interscambio anche gli esperti di salute pubblica della Organizzazione Mondiale della Sanità e di altre agenzie di salute pubblica a livello mondiale.

Sua Eminenza Peter Cardinal Turkson ha dato il benvenuto ai partecipanti e ha descritto l’iniziativa che era stata sviluppata in risposta a un mandato specifico di papa Francesco, che ha anche offerto una notevole quantità di fondi per sostenere gli sforzi per rafforzare l’assistenza sanitaria nelle comunità cristiane di base, l’assistenza socio-pastorale al fine di continuare ad offrire questi importanti servizi alle popolazioni colpite, per eliminare ogni ulteriore possibilità di trasmissione del virus Ebola e di altre malattie infettive, per garantire un ambiente sicuro e sostenibile con l’aiuto ed il sostegno delle chiese e delle relative istituzioni. Inoltre ha descritto l’impegno per il sostegno finanziario e/o di assistenza tecnica da parte della Santa Sede, attraverso i partner internazionali e locali della Chiesa stessa.

Ancora più importante, i rappresentanti delle organizzazioni cattoliche legate alla Chiesa nei paesi colpiti hanno condiviso le “lezioni apprese” nelle aree geografiche e sociali più vicine al focolaio. Inoltre, gli esperti di agenzie di salute pubblica, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’UNAIDS, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, e il Centers for Disease Control degli Stati Uniti d’America hanno offerto una panoramica dello scoppio della malattia del virus Ebola in Africa occidentale, tra il 2014 e il 2016, e di altre malattie infettive pericolose per la vita. Inoltre, Caritas Internationalis ha presentato la risposta umanitaria coordinata per conto della sua vasta rete di circa 165 organizzazioni nazionali.

I punti principali e le sfide che sono stati evidenziati.

  1. La prospettiva centrale della risposta della Chiesa è la sacralità e la dignità della persona umana, il radicamento della Chiesa nelle comunità locali, e il suo impegno per testimoniare il mandato evangelico che è centrato sulle esigenze delle persone più povere e vulnerabili.
  2. Come nella maggior parte delle epidemie devastanti, il maggiore impatto del Ebola Virus Disease (EVD) in Africa occidentale è stato avvertito dalle popolazioni più vulnerabili, da donne (mogli, madri, nonne) e dagli operatori sanitari, tra cui religiosi sacerdoti, religiosi fratelli, consacrate ed altro personale delle istituzioni cattoliche ispirate alla Chiesa, che si sono presi cura di chi è stato contagiato.
  3. Guinea, Liberia e Sierra Leone sono state le tre nazioni più pesantemente colpite; in totale, circa dieci nazioni in 3 continenti sono stati colpiti. Più di 11.000 persone hanno perso la vita. I confini tra i tre paesi interessati sono stati ufficialmente chiusi, anche se questo non era stato specificamente raccomandato dall’OMS ed in realtà la gente continuava a passare i confini; la maggior parte delle compagnie aeree ha bloccato i collegamenti con i paesi più colpiti, e questo ha causato gravi carenze di forniture ed altre sfide logistiche.
  4. Le organizzazioni internazionali, i rispettivi governi e le comunità locai non erano preparati per questa epidemia.
  5. Le popolazioni locali hanno riposto con molta fiducia e speranza nei messaggi provenienti dal clero e da altre autorità religiose, così come da parte dei leader tradizionali.
  6. La concentrazione di informazione e di comunicazioni in lingua inglese ha isolato ulteriormente la Guinea.
  7. La mancanza di comunicazione nelle lingue locali ha lasciato molte popolazioni rurali più isolate prive di informazioni utili alla sopravvivenza e alla prevenzione.
  8. La maggior parte delle strutture sanitarie governative sono state chiuse o concentrate quasi esclusivamente sul trattamento dell’infezione del virus Ebola; l’assistenza sanitaria offerta dalla chiesa e da altre strutture sanitarie private ha tentato di fornire un trattamento per le persone affette da altre malattie.
  9. Le sfide sono state poste alle strutture sanitarie locali nell’assumere e nel mantenere il personale sanitario locale – a seguito degli stipendi più alti e a vari incentivi offerti ai medesimi operatori sanitari dalle organizzazioni non-governative internazionali.
  10. La prevenzione dell’infezione e il controllo hanno rappresentato una seria sfida, dal momento che le strutture sanitarie mancavano di scorte sufficienti e sostenibili di DPI (Dispositivi di prevenzione). Questi dispositivi di prevenzione continuano a presentare una sfida importante per la sicurezza del personale e dei pazienti; questo mette in evidenza la necessità di promuovere la produzione locale di tali materiali.
  11. Le cause della diffusione e dell’impatto di Ebola Virus Disease (EVD) si estendono ben oltre la sfera puramente sanitaria: la vulnerabilità sociale, la limitazione nell’accesso ai servizi di base, la carenza di infrastrutture sociali, la disinformazione, la scarsa comunicazione, la diffusa incomprensione delle culture locali hanno aggravato il problema.

Le principali lezioni apprese e le strategie proposte

  1. “Abbiamo sperimentato il valore di un approccio basato sul coinvolgimento della comunità” (Dr. Peter Graaf, OMS) e allo stesso tempo, incoraggiamo i nostri vescovi a tenersi informati e coinvolti. Dobbiamo mantenere la partecipazione della comunità al livello di preparazione e di risposta alle emergenze di salute.
  2. Gli operatori sanitari spesso dimenticano la necessità di adottare misure di prevenzione e di controllo; abbiamo bisogno di monitoraggio e di costante segnalazione circa la possibilità di sviluppo di altri focolaio di Ebola o di altre infezioni pericolose per la vita; le procedure di controllo delle infezioni (IPC) devono diventare un “atteggiamento” regolare ed una prassi nel settore.
  3. I sacerdoti, i religiosi e i responsabili laici hanno bisogno di essere meglio preparati per accompagnare le persone affette da tali malattie; le loro competenze psicosociali hanno bisogno di essere integrate con programmi di formazione permanente.
  4. Dobbiamo rispondere ai bisogni psico-sociali nell’assistenza sanitaria, formando anche i membri dello staff pastorale.
  5. Nelle istituzioni ispirate dalla Chiesa è necessario imparare a lavorare con gli altri e a presentare un ‘profilo’ coordinato nell’approccio della Chiesa – questo è l’unico modo in cui la vasta gamma e il profondo impegno della Chiesa cattolica e delle altre associazioni saranno compresi, apprezzati e sostenuti dalle organizzazioni nazionali, governative e internazionali. I membri della gerarchia, i superiori delle congregazioni religiose e dei movimenti ecclesiali, la leadership delle organizzazioni di ispirazione cattolica dovrebbero essere disposti a cedere parte della loro autonomia al fine di promuovere un approccio più coordinato.
  6. Il coordinamento nelle emergenze sanitarie deve essere una componente essenziale delle nostre rispettive e collettive risposte poiché evita la duplicazione degli sforzi, la concorrenza, e facilita un uso migliore e più efficace delle risorse a livello globale, nazionale e locale. Le singole conferenze episcopali potrebbero prendere in considerazione la designazione di un’organizzazione come punto focale per coordinare le risposte e quindi per fornire report aggiornati alle autorità ecclesiastiche competenti.
  7. Le zone transfrontaliere erano particolarmente vulnerabili: la migrazione e la gestione della mobilità umana, compresi gli aspetti della salute, è un fattore importante nella risposta alle emergenze sanitarie. Le faith-based organizations sono le principali parti interessate per la mobilitazione sociale ed hanno un ruolo importante della sorveglianza a livello comunitario. Abbiamo bisogno di essere più sensibili alle culture locali.
  8. La trasparenza, la responsabilità e lo scambio continuo di informazioni dovrebbero essere una componente fondamentale delle nostre risposte come faith-based organizations.
  9. Le istituzioni e le organizzazioni correlate alla Chiesa devono essere presenti e pienamente impegnate per partecipare ai meccanismi di coordinamento multilaterale, regionale, nazionale, e locale dei governi, delle organizzazioni professionali e di altri gruppi responsabili, al fine di portare la loro prospettiva unica, le loro competenze e l’esperienza per la pianificazione strategica, per sorvegliare e per controllare le diverse risposte a queste emergenze. Si incoraggiano le chiese locali e le organizzazioni di ispirazione ecclesiale a partecipare attivamente alla presentazione di proposte alle organizzazioni internazionali, senza attenderne la sollecitazione.
  10. Il ruolo effettivo dei mezzi di comunicazione deve essere riconosciuto e utilizzato per i risultati più positivi in coordinamento con l’emergenza sanitaria.
  11. Le organizzazioni non governative multilaterali e internazionali devono collaborare con gli sforzi, e con le capacità proprie della comunità locale.

Le vie da percorrere:

  1. Facciamo appello alle autorità ecclesiastiche competenti, a tutti i livelli, per sviluppare e attuare piani di coordinamento per la preparazione e risposta alle emergenze, in accordo con il principio di sussidiarietà e in linea con le lezioni apprese e le strategie sopra indicate.
  2. Facciamo appello ai partecipanti di questa conferenza e tutti i colleghi che hanno risposto all’epidemia di Ebola in Africa occidentale a informare le autorità competenti ecclesiastiche e le loro circoscrizioni, e le altre parti interessate, organizzazioni e partner, sulle lezioni apprese, sulle strategie proposte, e le vie da percorrere sviluppate durante questo incontro.
  3. Facciamo appello alle organizzazioni multilaterali, agenzie di salute pubblica specializzate, ed ai governi nazionali e locali a impegnarsi con fede e organizzazione nella pianificazione e nell’attuazione in risposta alle emergenze e di fornire finanziamenti e risorse adeguate, in maniera tempestiva, per il grado di coinvolgimento assunta da organizzazioni basate sulla fede.
  4. Facciamo appello alla Chiesa ed altre organizzazioni religiose per diffondere i risultati e le raccomandazioni emerse da questo incontro