Raduno dei Formatori – Messaggio del Generale

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INCONTRO INTERNAZIONALE

DEI FORMATORI E DEGLI ANIMATORI VOCAZIONALI CAMILLIANI

Roma, 12-17 ottobre 2017

Messaggio del Superiore Generale

                   I processi di internazionalizzazione dovrebbero impegnare tutti gli istituti (maschili e femminili) a diventare laboratori di ospitalità solidale dove sensibilità e cultura diverse possono acquisire forza e significati non conosciuti altrove e quindi altamente profetici. Questa ospitalità solidale si costruisce con un vero dialogo tra le culture perché tutti possano convertirsi al Vangelo senza rinunciare al proprio particolare. 

(Congregazione dei Religiosi, Per vino nuovo, otri nuovi, 2017, n. 40)

Carissimi Confratelli, impegnati nella promozione vocazionale e nella formazione alla vita consacrata camilliana: a voi, uno speciale augurio di salute e pace, nel Signore della nostra vita e della nostra vocazione!

È con grande gioia che vi dò un caloroso benvenuto a questo nostro Incontro internazionale dei formatori e degli animatori vocazionali camilliani, pensato, progettato e programmato dalla Consulta Generale dell’Ordine.

Stiamo rispondendo ad una sollecitazione dell’ultimo capitolo generale straordinario (Roma-Ariccia, giugno 2014), che ha indicato la formazione come una delle tre priorità dell’Ordine insieme alla questione economica ed alla comunicazione, per il sessennio 2014-2020, a partire dal Progetto Camilliano per una vita creativa e fedele: sfide ed opportunità.

In questo messaggio, non vogliamo parlare dei sintomi della crisi della Vita Consacrata oggi nella chiesa (calo vocazionale, invecchiamento degli religiosi, quale sarà il futuro delle vocazioni in Europa …) di cui siamo già tutti consapevoli.  Durante l’anno della Vita Consacrata (2015), abbiamo discusso e parlato esaustivamente di queste problematiche e fa bene non dimenticarle. Diagnosticare la crisi è molto più facile e semplice che annunciare e coltivare un’uscita di speranza in questa nostra realtà. Oggi non mancano i ‘profeti di sventura’, mentre credo siamo orfani dei ‘profeti di speranza.  Con i piedi per terra (conoscenza della realtà) e con la speranza nel cuore (gioia e convinzione profonda di avere ricevuto del Signore il dono della vocazione camilliana), vogliamo costruire per il presente e per il futuro, una nuova cultura per la promozione vocazionale e la formazione camilliana.

Il nostro percorso in questo messaggio introduttivo al raduno internazionale si svilupperà in cinque punti: 1) la tematica e gli obiettivi dell’incontro; 2) uno sguardo alla nostra Costituzione e Disposizioni Generali riguardo alla formazione; 3) la problematica della formazione nel Progetto Camilliano; 4) alcune suggestioni del magistero di papa Francesco sul tema della formazione e promozione vocazionale; 5) il discernimento vocazionale e l’interculturalità.

Incontro internazionale dei formatori e degli animatori vocazionali camilliani

Questo incontro internazionale ha come tematica generale la ‘Promozione vocazionale e la formazione camilliana in sintonia con i segni dei tempi e le nuove esigenze per costruire un futuro di speranza’.

Obiettivo principale: Nella comunione, cerchiamo un aggiornamento e una rivitalizzazione delle nostre visioni ed azioni e degli strumenti nell’area della promozione vocazionale e della formazione camilliana.

Obiettivi specifici:

 1) Attualizzare il regolamento di formazione dell’Ordine (2000);

             2) Diagnosticare e conoscere alcune caratteristiche dei giovani di oggi in un mondo globalizzato;

3) Prendere in considerazione l’interculturalità nel processo di discernimento vocazionale e di formazione;

4) Facilitare l’interscambio e la riflessione sulle esperienze di promozione vocazionale e di formazione (i segni di speranza, le opportunità e le sfide);

5) Favorire la conoscenza reciproca e la convivenza fraterna tra i partecipanti.

Questa è un’agenda di lavoro molto esigente e complessa per tutti noi: spero possa portare molti frutti per il futuro di tutto il nostro Ordine Camilliano.

Desidero ricordare alcuni aspetti fondamentali della nostra Costituzione e Disposizioni Generali e del Progetto Camilliano per una vita fedele e creativa: Sfide e opportunità, riguardo alla formazione ed alla promozione vocazionale.

Costituzione e Disposizioni Generali

            Nella nostra Costituzione, art. 71, leggiamo: ‘tutti partecipiamo a questo compito con la testimonianza personale, con la preghiera e l’evangelizzazione. Le nostre comunità, inoltre, con l’esempio della vita e con un’efficace azione pastorale, sono mediatrici della nostra vocazione nell’ambito della Chiesa locale, con la quale collaborano nell’opera di animazione vocazionale. Ogni comunità prende coscienza di questo importante dovere, e programma quanto è richiesto per una fruttuosa promozione vocazionale’.

L’art. 72 osserva che ‘per l’attuazione di un’autentica formazione umana, cristiana, spirituale, apostolica e camilliana si tengono presenti i documenti della Chiesa, il nostro regolamento della formazione, le norme di una sana psicologia e pedagogia, nonché le condizioni della vita in continua evoluzione sociale e culturale’.

Riguardo alla formazione permanente, nell’art. 87 leggiamo: ‘Tutti i religiosi, consapevoli della necessità di progredire nella maturazione della vita personale e tenendo conto delle mutevoli condizioni dei tempi, si impegnino a rinnovare la propria vita spirituale e culturale, ad aggiornare la propria competenza professionale nell’esercizio del ministero, per rendere sempre più efficace il loro apostolato. I superiori, a loro volta, procurano il tempo e i mezzi necessari a questo scopo’.

Nelle Disposizioni generali, art. 45: ‘In ciascuna provincia coloro che sono in formazione vengono educati secondo un particolare ‘regolamento di formazione’ in cui le leggi generali della Chiesa, nonché le norme della Costituzione e delle Disposizioni Generali, sono adattate alle particolari circostanze dei luoghi e dei tempi. Tale ‘regolamento di formazione’, da aggiornarsi periodicamente tenendo presenti gli orientamenti della Chiesa e delle conferenze episcopali e stabilito dal capitolo provinciale e approvato dalla consulta generale (C 72)’.

Art. 62: ‘I nostri religiosi acquisiscano una chiara identità e una adeguata preparazione camilliana anche avvalendosi del Camillianum e dei centri di pastorale, di umanizzazione e di formazione. (…). Ove possibile, si ottenga il riconoscimento civile dei titoli’.

Art. 63: ‘In aree affini per lingua e cultura si favorisca la costituzione di centri di formazione in comune, fatto salvo che siano disponibili delle risorse competenti per questo ministero. Considerando la collaborazione una risorsa fondamentale, le province, vice province e delegazioni si avvalgano di strutture formative sperimentate, caratterizzate dalla presenza di formatori preparati e di esperti, nel caso, mettano anche a disposizione i propri’.

Progetto Camilliano per una vita fedele e creativa

    (per il sessennio 2014-2020)

Nel nostro Progetto Camilliano per una vita fedele e creativa: sfide e opportunità (2014-2020), si dice che ‘il futuro dell’Ordine dipende dalla qualità della formazione dei candidati’ e nelle indicazioni operative circa i tre livelli di formazione (formazione dei formatori, formazione iniziale e formazione permanente) si dice:

Formazione dei formatori: ‘Rappresenta una priorità assoluta rispetto alla quale l’Ordine è chiamato ad investire con continuità. La loro specifica preparazione, non solo accademica (psico-pedagogica), ma anche esperienziale e ministeriale (pastorale e spirituale) è la garanzia migliore per il futuro stesso dell’Ordine. Mentre per la promozione vocazionale è giusto coinvolgere i religiosi più giovani, per il settore formativo vanno cooptati religiosi che abbiano almeno sei anni (due trienni) di vita religiosa comunitaria vissuta nell’attuazione concreta del carisma’.

Formazione iniziale: ‘L’ambito importante e delicato della formazione iniziale è forse l’aspetto che evidenzia in modo inequivocabile la necessità dell’unificazione degli sforzi e della collaborazione interprovinciale e/o interscambio con altri Istituti, sia per una più efficace ottimizzazione delle risorse sia per una più completa formazione dei candidati’.

Formazione permanente: ‘È necessario qualificare la formazione permanente in occasione del IV centenario, dei giubilei dei religiosi, ma soprattutto nei primi dieci anni dopo la professione solenne. L’articolazione di un programma ad hoc stilato per continenti o per aree linguistiche rappresenta una priorità. Tale programma formativo dovrà contenere imprescindibili riferimenti al legame tra il carisma e la spiritualità, la fraternita e il voto di povertà, la capacita di testimonianza della vita sobria nel rispetto delle risorse del creato’.

Alcune suggestioni dal magistero di papa Francesco

4.1. Dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica (CIVCSVA)

L’ambito formativo in questi anni ha visto una trasformazione profonda di metodi, linguaggi, dinamiche, valori, finalità, tappe. Papa Francesco ha ribadito: ‘Bisogna sempre pensare nel popolo di Dio, dentro di esso. (…) Non dobbiamo formare amministratori, gestori, ma padri, fratelli, compagni di cammino’, ancora ‘la formazione è un’opera artigianale, non poliziesca’.

‘L’adozione di una propria Ratio Formationis, ha impegnato buona parte degli istituti per rispondere alle nuove esigenze. Tuttavia si segnala un divario notevole di linguaggio, qualità e sapienza mistagogica. Anche se freschi d’inchiostro, s’impone la revisione di quei ricettari, ricopiati l’uno dall’altro. Proprio perché la questione della formazione è un aspetto fondamentale per il futuro della vita consacrata’.

Cfr. Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di Vita Apostolica, Per vino Nuovo Otri Nuovi, Libreria Editrice Vaticana 2017, n. 34.

4.2.  Papa Francesco ai partecipanti al convegno “Alzati, va’ e non temere”, sulla Pastorale delle Vocazioni della Conferenza Episcopale Italina (C.E.I. – 5 gennaio 2017)

                         Orizzonte e cammino…

‘Davanti a noi si apre l’orizzonte e il cammino verso l’assemblea sinodale del 2018, sul tema “Giovani, fede e discernimento vocazionale”. Il ‘sì’ totale e generoso di una vita donata è simile ad una sorgente d’acqua, nascosta da tanto tempo nelle profondità della terra, che attende di sgorgare e scorrere all’esterno, in un rivolo di purezza e freschezza. I giovani oggi hanno bisogno di una sorgente d’acqua fresca per dissetarsi e poi proseguire il loro cammino di ricerca. «I giovani hanno il desiderio di una vita grande. L’incontro con Cristo, il lasciarsi afferrare e guidare dal suo amore allarga l’orizzonte dell’esistenza e dona una speranza solida che non delude»’ (Lettera Enciclica Lumen fidei, n. 53).

Il nostro impegno di servizio … 

‘In questo orizzonte si colloca anche il vostro servizio, con il suo stile di annuncio e di accompagnamento vocazionale. Tale impegno richiede passione e senso di gratuità. La passione del coinvolgimento personale, nel saper prendervi cura delle vite che vi sono consegnate come scrigni che racchiudono un tesoro prezioso da custodire. È la gratuità di un servizio e ministero nella Chiesa che richiede grande rispetto per coloro di cui vi fate compagni di cammino. È l’impegno di cercare la loro felicità, e questo va ben oltre le vostre preferenze e aspettative. Faccio mie le parole di Papa Benedetto XVI: «Siate seminatori di fiducia e di speranza. È infatti profondo il senso di smarrimento che spesso vive la gioventù di oggi. Non di rado le parole umane sono prive di futuro e di prospettiva, prive anche di senso e di sapienza. […] Eppure, questa può essere l’ora di Dio»’ (Papa Francesco, Discorso ai partecipanti al Convegno europeo sulla pastorale vocazionale, 4 luglio 2009).

Per esser credibili… Sapere perdere tempo nel accogliere…

‘Per essere credibili ed entrare in sintonia con i giovani, occorre privilegiare la via dell’ascolto, il saper “perdere tempo” nell’accogliere le loro domande e i loro desideri. La vostra testimonianza sarà tanto più persuasiva se, con gioia e verità, saprete raccontare la bellezza, lo stupore e la meraviglia dell’essere innamorati di Dio, uomini e donne che vivono con gratitudine la loro scelta di vita per aiutare altri a lasciare una impronta inedita e originale nella storia. Ciò richiede di non essere disorientati dalle sollecitazioni esteriori, ma di affidarci alla misericordia e alla tenerezza del Signore ravvivando la fedeltà delle nostre scelte e la freschezza del “primo amore’ (cfr. Ap. 2,5).

Creare una nuova cultura vocazionale….

C’è bisogno oggi di una pastorale vocazionale dagli orizzonti ampi e dal respiro di comunione; capace di leggere con coraggio la realtà così com’è con le fatiche e le resistenze, riconoscendo i segni di generosità e di bellezza del cuore umano. C’è l’urgenza di riportare dentro alle comunità cristiane una nuova “cultura vocazionale”. «Fa parte ancora di questa cultura vocazionale la capacità di sognare e desiderare in grande, quello stupore che consente di apprezzare la bellezza e sceglierla per il suo valore intrinseco, perché rende bella e vera la vita»’ (Pontificia Opera per le Vocazioni, Nuove vocazioni per una nuova Europa, 8 dicembre 1997, 13b).

“Io sono una missione” … «Non temere, perché io sono con te» (Is 41,10)

‘… non stancatevi di ripetere a voi stessi: “io sono una missione” e non semplicemente “io ho una missione”. «Bisogna riconoscere sé stessi come marcati a fuoco da tale missione di illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare» (Evangelii gaudium, 273). Essere missione permanente richiede coraggio, audacia, fantasia e voglia di andare oltre, di andare più in là. Infatti, “Alzati, va’ e non temere” è stato il tema del vostro Convegno. Esso ci aiuta a fare memoria di molte storie di vocazione, in cui il Signore invita i chiamati ad uscire da sé per essere dono per gli altri; ad essi affida una missione e li rassicura: «Non temere, perché io sono con te» (Is 41,10)’.

  1. Discernimento vocazionale e formazione in un mondo interculturale. Esperienza e visione dei formatori Camilliani

Ascoltiamo papa Francesco quando parla della necessita del discernimento: ‘Sono convinto che come comunità ecclesiale dobbiamo incrementare l’habitus del discernimento. E questa è una sfida, e richiede la grazia del discernimento, per cercare di imparare ad avere l’abito del discernimento. Questa grazia, dai piccoli agli adulti, tutti. (…) In mezzo a una moltitudine di voci dove apparentemente tutte hanno ragione, il discernimento di ciò che ci conduce alla Risurrezione, alla Vita e non a una cultura di morte, è cruciale. Per questo sottolineo tanto questa necessità’ (Papa Francesco. All’incontro con sacerdoti e consacrati in visita pastorale a Milano, Duomo, sabato 25 marzo 2017).

La Chiesa Universale ha scelto di celebrare nell’ottobre 2018 il Sinodo dei Vescovi che avrà come tema: I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. In vista di questo Sinodo, anche i Superiori Generali hanno trattato nella loro assemblea di maggio 2017 il tema Discernimento vocazionale in un mondo interculturale.

Voi siete quelli maggiormente coinvolti nell’animazione vocazionale e nella formazione. Siete i primi a valutare se un giovane ha la vocazione o meno. Per questo motivo sarebbe nostro interesse conoscere quali criteri usate quando l’interculturalità è in gioco! Intendendo per interculturalità la pluralità delle culture (o multiculturalità); l’incontro di varie culture; la diversità delle persone, delle loro culture e stili di vita… Allora, come costruite l’unità nella diversità?

Nel questionario che era stato inviato ad alcuni formatori camilliani, abbiamo cercato di prestare attenzione al processo del discernimento utilizzato di fronte alla realtà della interculturalità nelle varie realtà camilliane del mondo dove viviamo. 1) Quali sfide e difficoltà incontrate? 2) Che tipo di pregiudizi possono essere identificati nel processo dell’interculturalità? 3) Le questioni ancora aperte? 4) Quale cammino di maturazione all’interno del sistema formativo? 5) Quale potrebbe essere il ruolo del Governo Generale nel processo dell’interculturalità?

Una constatazione curiosa all’interno del nostro Ordine camilliano. Il tema della inculturazione, è stato scelto per essere studiato nel raduno annuale dei Superiori Maggiori nel 1981, alla luce della Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi di papa Paolo VI (1975), per rispondere alla problematica della evangelizzazione nelle aree missionarie dell’Ordine, nell’ambito del mondo della salute, in America Latina, in Africa ed in Asia.  Il Superiore Generale, p. Calisto Vendrame (1977-1989) affermava: ‘Oggi più che mai la Chiesa prende coscienza del ruolo della cultura nella vita religiosa dell’uomo, sia di che evangelizza, sia di chi è evangelizzato, e della necessita di evangelizzare le stesse culture, non in maniera decorativa, ma andando alle radici, se si vogliono evitare equivoci e drammi’.   E ricordava la constatazione di papa Paulo VI, in Evangelii Nuntiandi: ‘La frattura tra Vangelo e cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fu anche di altre’ (EN n. 20) (Cfr. VENDRAME C., Inculturazione in: Camilliani/Camillians, n. 141, anno XI, novembre 1981, p. 541-552).

Matthew Vattamattam, CMF, attuale Superiore Generale dei Claretiani, afferma: ‘Occorre un processo inevitabile di morte e di ri-nascita quando siamo chiamati a lasciare il nostro milieu familiare e entrare in una nuova terra con una missione specifica. Quando questo processo è assunto e accompagnato, gli incontri e le comunità interculturali si trasformano in un itinerario fecondo e gioioso nel mistero dell’amore abbondante di Dio per l’umanità. Quando una persona vive in una nuova cultura per un lungo tempo, passa attraverso lo ‘shock culturale’ iniziale, che ingloba l’agonia e l’estasi di morire per il vecchio e di rinascere per il nuovo’ (VATTAMATTAM M., Intercultural Community living: Graces and Challenges, in: www.claretianformation.com., 2 luglio 2012).

Questa nuova perspettiva della inculturazione che ha cominciato a essere valorizzata nell’area ministeriale del mondo della salute, curiosamente ancora non è nel programma della pastorale vocazionale e della formazione dell’Ordine. Tanto è vero che il Regolamento di Formazione dell’Ordine, approvato nel Capitolo Generale del 2001 e che cercheremo di attualizzare in questo incontro internazionale, non tratta ancora della problematica e della necessita del discernimento e della inculturazione a fronte della diversità di culture e della interculturalità. Nella presentazione si dice che ‘questi orientamenti generali passano alle Provincie e alle Delegazioni, che devono elaborare il proprio Statuto della Formazione, secondo le necessita locali. È un lavoro delicato, nella sua realizzazione, non solamente tenendo in considerazione le peculiarità culturali dei differenti paesi, ma anche traducendo i principi generali nelle diverse tappe e strategie pedagogiche specifiche’. (Ordine dei Ministri degli Infermi – Camilliani, Regolamento di Formazione: Orientamenti Generali, Casa Generalizia, Roma 2000). Esiste solamente la preoccupazione e la raccomandazione ‘di tradurre i principi generali tenendo in considerazione le peculiarità culturali dei differenti paesi’.

Questa tematica e le altre sopra citate si situeranno al centro delle discussioni che avremo in queste giorni con l’obiettivo di attualizzare il Regolamento di formazione.

Rivolgo un ringraziamento speciale al nostro Vicario Generale, p. Laurent Zoungrana, Consultore Generale responsabile per l’animazione e la promozione vocazionale e la formazione dell’Ordine: lui ha coordinato tutti gli sforzi per la realizzazione e l’organizzazione di questo evento, avendo offerto anche il suo contributo nella elaborazione del Regolamento editato nell’anno 2000.  Sono trascorse praticamente due decadi e molte cose nuove sono accadute ed hanno cambiato il mondo, la chiesa e la stessa Vita Consacrata. Nella chiesa abbiamo vissuto l’avvicendarsi di tre pontefici, san Giovanni Paulo II, l’elezione prevedibile e la rinuncia imprevista di papa Benedetto XVI e la sorpresa dell’elezione del primo papa latino-americano, papa Francesco.  All’interno della comunità ecclesiale abbiamo celebrato l’anno della Vita Consacrata (2015), il Giubileo Straordinario della Misericordia (2015/2016), i due sinodi sulla Famiglia e nel 2018 il sinodo su Giovani, fede e discernimento vocazionale. Senza dubbio sono stati e saranno momenti forti di evangelizzazione e καιρός nel mondo: hanno apportato molte perspettive innovative che ora noi siamo chiamati ad inserire nell’opera di attualizzazione del nostro Regolamento di formazione, che costituirà il nostro GPS per la promozione e la formazione camilliana.

Che il Signore ‘padrone della messe’, attraverso l’intercessione del nostro Santo Padre Camilo e della Madonna della Salute, ci sostenga e ci aiuti ad essere sempre testimoni di speranza per le nuove vocazioni nel nostro Ordine.

Roma, settembre 2017

Leocir Pessini

Superiore Generale