Breve Storia dell’Ordine

Sulle orme di San Camillo

Nel 1586, la “compagnia di uomini da bene” ottenne l’approvazione dal Papa Sisto V e, nel 1591, il Papa Gregorio XIV diede lo status di Ordine, con il nome di “Ordine dei Ministri degli Infermi”, nome scelto dal Fondatore, per indicare che i suoi membri dovevano avere come modello Cristo, che disse: “Non sono venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita”.
Oggi i Ministri degli Infermi sono conosciuti in tutto il mondo come Camilliani. L’Ordine è costituito da sacerdoti e fratelli che, come religiosi, godono di uguali diritti e assumono gli stessi obblighi.
L’Ordine, come stabilisce la sua Costituzione, si dedica “prima di qualsiasi cosa alla pratica delle opere di misericordia verso gli infermi” e fa sì che “l’uomo sia messo al centro dell’attenzione del mondo della salute”.
I membri dell’Ordine emettono i voti di castità, povertà e obbedienza e consacrano la loro vita “al servizio dei poveri infermi, anche appestati, nelle loro necessità corporali e spirituali, pur se con rischio della propria vita, dovendo fare ciò per sincero amore a Dio“.
Il nostro Istituto ha per scopo il servizio completo del malato nella globalità del suo essere“, disposto “ad assumere ogni servizio nel mondo della salute, per l’edificazione del regno di Dio e la promozione dell’uomo” (C 43).
Fedeli a questo impegno, centinaia di Camilliani morirono servendo gli ammalati infettati dalla peste.

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Pesti ed epidemie

In Italia e in Francia, le pesti e le epidemie erano molto frequenti e meritavano speciale attenzione da parte di Camillo e del suo Ordine. Quando tutti fuggivano, i Ministri degli Infermi accorrevano ad accudire i malati, consapevoli del pericolo che correva la loro vita, ma altrettanto pronti a sacrificarla per amore dei fratelli infermi. Morirono a decine, ma Camillo era fiero dalla dimostrazione di carità da parte dei suoi figli: dove c’era la peste c’erano Camilliani.
Nel XVII secolo, i casi di peste in varie parti dell’Italia furono oltre una dozzina. Nel 1630, una peste devastò il nord ed il centro Italia. Oltre un centinaio di Camilliani si diedero all’assistenza degli appestati e 56 religiosi morirono mentre erano al loro totale e generoso servizio.
Negli anni 1656-57, un’altra peste in Italia portò alla morte 86 religiosi camilliani che accudivano gli appestati: tra le vittime ci furono anche tre superiori provinciali e il Superiore Generale.
Non fu soltanto in Italia che i Camilliani fecero fronte alla peste, ma anche in Spagna, Perù, Bolivia e in tante altre parti del mondo.
Oggi, la stessa attenzione viene rivolta ai malati di lebbra in Cina, Tailandia, Filippine, Africa, Brasile, ai malati di TBC, malattia che uccise milioni di persone nel mondo fin all’inizio dello XX secolo, ai pazienti affetti dall’ HIV/ AIDS.
Per i Camilliani, il tempo di peste e di epidemie era “tempo di festa”, cioè di dedizione incondizionata agli infermi. Finora l’Istituto si è sempre mantenuto fedele a questo ideale, anche se le epidemie non sono state così frequenti e neppure tanto devastanti come nel passato.

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Fame, guerre, calamità

Ai tempi di Camillo, fame, guerre e calamità naturali attiravano l’attenzione dell’Ordine. Nel 1590, la città di Roma fu colpita da una grave carestia nella quale persero la vita oltre 60 mila persone. Camillo si fece in dieci per soccorrere gli affamati. Egli sfamava anche più di 400 persone al dì oltre a indebitarsi comperando vestiti per coloro che morivano di freddo.
Su richiesta del Papa, Camillo mandò religiosi in Ungheria per curare i soldati feriti e ammalati. In questo modo si può affermare che i Camilliani furono i precursori della Croce Rossa Internazionale, il cui fondatore ebbe ispirazione proprio vedendo i Camilliani all’opera, soccorrendo i feriti tra le tante guerre in Europa nel secolo XIX.
In occasione dell’inondazione provocata dalla piena del Tevere a Roma, Camillo lavorò giorno e notte cercando di mettere in salvo gli ammalati dell’Ospedale Santo Spirito. Oggi l’Ordine ha una propria organizzazione rispondere ai disastri naturali o provocati dall’uomo: la TaskForce Camilliana.

Copia di IMG_1833 - Version 2“Vorrei avere cento mani”

L’espansione geografica è stata seguita da importanti innovazioni. Tra queste, la nascita di Congregazioni femminili: le Ministre degli Infermi, le Figlie di San Camillo, l’Istituto Secolare Missionarie degli Infermi “Cristo Speranza”, l’Istituto Stella Maris, le Ancelle Missionarie Camilliane, le Ancelle dell’Incarnazione, Kamillianische Schwestern, la Famiglia Camilliana Laica. Tutte istituzioni legate all’ideale di san Camillo in intima unione con il nostro Ordine. Là dove ci sono Camilliani, quasi sempre ci sono anche “Camilliane”.

Il laicato camilliano

Dopo il Concilio Vaticano II, quasi tutte le congregazioni di vita consacrata maschili e femminili hanno avuto un declino numerico non indifferente. Nel frattempo i laici hanno iniziato ad aver più spazio nelle attività ecclesiastiche finora ritenute esclusive dei consacrati.
Già nel 1592 Camillo costituì un’associazione laica per collaborare con i religiosi nell’assistenza agli infermi. Il coinvolgimento dei laici, pertanto, è parte viva dell’ideale di Camillo e dell’Ordine.
A Napoli i primi Camilliani coinvolsero in modo tale la comunità ecclesiale che tutti, sacerdoti, religiosi e i laici dedicarono parte del proprio tempo e i propri beni all’assistenza agli ammalati nelle famiglie e negli ospedali. “Tutto ciò si deve innanzitutto a Dio e, per ultimo, al nostro Ordine”. Pareva che i nostri servissero di spinta per tutti in questo tipo d’assistenza’ Il primo biografo di San Camillo afferma di “non aver letto né sentito affermare che nessun’altra città del cristianesimo abbia avuto tanti nobili che servissero gli ammalati negli ospedali come a Napoli”.
Fino alla seconda metà del XIX secolo, l’Ordine non possedeva alcuna opere d’assistenza propria. Con le opere di assistenza ed educazione proprie, l’Ordine ha aperto spazi ai laici. Sono loro che consentono il funzionamento di queste opere. I religiosi camilliani non arrivano ad essere 1.200. I laici che lavorano nelle nostre opere si avvicinano ai 20.000.

Famiglia Camilliana Laica

Accanto ai professionisti è sorta la Famiglia Camilliana Laica, composta da persone che si impegnano a vivere l’ideale e lo spirito di San Camillo nel servizio agli ammalati. Ha uno statuto proprio approvato dalla Santa Sede. Anche se legata alll’Ordine e animata dallo stesso spirito, essa gode di propria autonomia. Sono migliaia i membri sparsi in tutto il mondo. Molti professionisti della salute ne fanno parte arricchendo la loro professionalità con la spiritualità camilliana.

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