CADIS: iniziato il lavoro di valutazione dei bisogni nella diocesi di Rieti (Amatrice).

Amatrice, 24 agosto 2016 (AP Photo/Alessandra Tarantino)

Amatrice, 24 agosto 2016
(AP Photo/Alessandra Tarantino)

Una settimana è passata dal terremoto che ha colpito il centro Italia all’alba del 24 agosto. La celebrazione dei funerali delle vittime ad Amatrice ha chiuso la prima fase dell’emergenza aprendo ad un lavoro piu complesso ed articolato che ha come obiettivo principale la ricostruzione e che necessita di tempi certi.

Ieri il team di cadis coordinato da Padre Aris Miranda e composto da Padre Sergio Palumbo e Padre John Toai ha iniziato il lavoro di valutazione dei bisogni nella diocesi di Rieti (Amatrice).

Qualche ora dopo il terremoto abbiamo avviato un lavoro di sostegno e conoscenza grazie alla preziosa presenza della comunità delle Figlie di San Camillo che operano presso l’Ospedale San Camillo de Lellis di Rieti. Suor Marina, la superiora della comunità in Ospedale,  da subito si messa a disposizione nonostante le fatiche della emergenza.

L’Ospedale San Camillo da Lellis di proprieta della regione Lazio ma storicamente legato alla presenza Camilliana, si è fatto carico di tutta la fase dell’emergenza acuta, accogliendo le vittime del terremoto e la dove necessario orientando presso altri ospedali del Lazio.

A ieri erano ancora ospedalizzate 33 persone provenienti da Amatrice, Accumoli ed altre frazioni. Due in rianimazione, le altre in via di dimissioni. Il team ha fatto una riunione con Nazzareno Iacopini il direttore della Pastorale della Salute della diocesi di Rieti con l’obiettivo di conoscere bisogni e priorità e con il cappellano dell’Ospedale San Camillo. La regia complessiva  delle operazioni di emergenza sembra rispondere ai bisogni primari della popolazione (tende allestite, servizi logistici in funzione,..) ma ciò che sembra mancare è ciò che non si vede e non si puo toccare: la gestione di un processo di lutto che durerà nel tempo per averso perso cari, case,…

La raccolta delle informazioni necessaria per comprendere gli spazi e le necessità non si fermerà nelle prossime ore. Con Padre Sergio porteremo del materiale sanitario il 1 settembre e nei prossimi giorni abbiamo condiviso la necessità di immergersi nei campi degli sfollati con l’aiuto dei parroci e degli operatori pastorali.

Le parole del diacono Nazzareno Iacopini raccontano la sofferenza e la confusione del momento. Gli aiuti ci sono ma non bastano per coprire il dolore di una popolazione spezzata da 291 vittime.

Rivolgiamo l’appello ai Superiori Provinciali in Italia per dare disponibilità di Confratelli e Consorelle che potrebbero essere preziose in una opera di ascolto e di accompagnamento delle vittme con permanenze sul luogo piu o  meno lunghe oltre che alle sempre necessarie risorse economiche.

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