Biografia del Venerabile Nicolino d’Onofrio

Nicola D’Onofrio, per tutti Nicolino, nasce a Villamagna in provincia di Chieti il 24 marzo 1943, secondogenito di mamma Virginia e papà Giovanni, nasce tre anni dopo il fratello Tommaso.

LA VOCAZIONE

In tenera età, Nicola, incontra provvidenzialmente uno studente camilliano e resta affascinato dalla “croce rossa” che contraddistingue il suo abito. Questo incontro non genera in lui l’entusiasmo del momento ma il desiderio di Dio che lo chiama alla sequela tra i Ministri degli Infermi. I suoi genitori, di fede granitica, inizialmente non sono accondiscendenti con lui e solo dopo diverse insistenze del figlio assecondano il suo desiderio di entrare in seminario.
Il carisma e lo stile di vita dei camilliani lo hanno entusiasmato a tal punto che egli annota queste riflessioni: “La nostra vocazione è davvero grande. A noi sono affidati i miseri infermi, le pupille di Dio. Che bellezza dev’essere giungere alla sera stanchi di aver servito gli ammalati (…) Un Padre mi diceva che per lui il miglior riposo era precisamente il conversare con gli ammalati. Dev’essere proprio vero.”
Egli non ha solo il desiderio di diventare camilliano ma soprattutto quello di diventare santo in questo percorso di vita; ecco il suo programma di vita: “Che metodo facile per giungere a Dio! Quasi tutti i santi sono stati poveri eppure, che felicità! Perché allora non faccio anch’io come i santi?”

LA MALATTIA

All’età di 19 anni si presentano i primi sintomi del tumore. Egli non perde la gioia di vivere, il suo sorriso e la sua fede – se pur provata – non viene mai meno. “Io sono molto contento di poter soffrire un pochino adesso che sono giovane, perché questi sono gli anni più belli per offrire (qualcosa) al Signore”.
Nicola è tanto forte e lucido nella malattia da essere lui colui che incoraggia gli altri. Ai genitori scrive: “Carissimi genitori, pregate anche voi affinché il Signore mi faccia rimettere in forze, così potrò diventare Sacerdote e lavorare ancora molto per le anime. Se il buon Dio però, volesse qualcosa di differente da me e da voi, sia benedetto il Signore perché Lui sa quello che fa e quello che va meglio per noi”.

IL MESSAGGIO

La vita di Nicola può apparire il percorso lineare di un giovane chiamato e stroncato dalla malattia. In realtà la sua vita va ben oltre e lascia un messaggio molto chiaro a coloro che si accostano a lui. Innanzitutto offre un chiaro esempio di vita vissuta fino in fondo nella sequela di Gesù. A questo si aggiunge il suo legame spirituale con la santa di Lisieux: “Santa Teresina è la santa che mi piace di più perché mi rassomiglia molto. Anche Lei si ammalò quando aveva poco più di vent’anni, soffrì molto e a ventiquattro anni morì.”
Alla scuola di santa Teresina, Nicola, ha vissuto la piccola via: abbandonandosi ciecamente a Dio come un bambino e facendo le piccole cose della vita ordinaria con grande amore.
I ventun anni di vita di Nicola sono tutti condensati in queste sue parole: Gesù voglio amarti, voglio farti amare!

L’IDEALE

“Molti giovani nel mondo sono impegnati a sgobbare sui libri. Rinunciano a tante cose, fanno tanti sacrifici per raggiungere una meta prefissa. Sacrificano tutto per l’ideale.
E noi non abbiamo una meta da raggiungere?
Siamo qui per essere santi e se non raggiungiamo lo scopo diventiamo ridicoli a noi e al mondo. Ma, cos’è questo amore che dobbiamo manifestare a Dio?
L’amore è un’inclinazione dell’anima verso il bene. Quando Dio creò l’uomo pose nel suo animo l’intelligenza per conoscere il bene e la volontà per amarlo. Perciò noi mediante la creazione potevamo risalire a Dio per amarlo, ma poi col peccato originale è andato tutto sottosopra. Ora non riusciamo a risalire a Dio e ci fermiamo solo alle apparenze che sono solo un barlume delle infinite perfezioni di Dio.
Ci fermiamo alle creature come punto d’arrivo mentre dovrebbero essere punto di partenza. Perché dobbiamo amare Dio?
Perché prima ci amò Lui. Se è vero che “amor con amor si paga” è un dovere di riconoscenza. Ma come bisogna amare Dio?
Spendere perciò tutte le energie a servizio di Dio e del prossimo è il più grande ideale che l’uomo possa concepire.
Per amarci dobbiamo aiutarci con la preghiera e il buon esempio. Come possiamo amare Dio se non ci amiamo tra noi?
Come potremo amare Dio se non amiamo il prossimo essendo questi due precetti simili ed integranti?

 

 

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