Maria e il vangelo della sofferenza

ImmagineRiccarda Lazzari, Maria nel mondo della salute, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano), 2010, pp.303

16 Novembre – Festa della Madonna della Salute

«I testimoni della croce e della risurrezione di Cristo – afferma la Salvifici Doloris – hanno trasmesso alla Chiesa uno specifico vangelo della sofferenza. Il Redentore stesso ha scritto questo vangelo dapprima con la propria sofferenza assunta per amore, affinché l’uomo “non muoia, ma abbia la vita eterna”» (Gv 3,16). Ma accanto a Gesù «in primissima e ben rilevata posizione» c’è la sua Madre santissima, che con l’intera sua vita rende una testimonianza esemplare «a questo particolare vangelo della sofferenza». Ben a ragione lo stesso documento afferma: «Testimone della passione di Cristo con la sua presenza, e di essa partecipe con la sua compassione, Maria santissima offrì un singolare apporto al vangelo della sofferenza, avverando in anticipo l’espressione paolina “completare nella sua carne – come già nel suo cuore – quello che manca ai patimenti di Cristo”».

Per questa forte esperienza di dolore vissuta dalla Vergine santissima nell’economia della Salvezza, i malati e i sofferenti di ogni tempo hanno visto nella Madre del Signore e della Chiesa, un’icona da contemplare, un modello da vivere, ma anche una madre a cui rivolgere suppliche di guarigione, preghiere per ottenere conforto nel dolore, coraggio e speranza nel dramma della malattia e della morte.

L’invocazione litanica che definisce: «Maria salute degli infermi» ha il suo fondamento teologico nell’economia della Salvezza e più specificamente nel contesto salute-Salvezza, nel quale, Maria occupa un ruolo importante.

Tale invocazione ha pure una larga incidenza nell’ambito della pietà popolare.

«Maria fu chiamata a cooperare al piano redentivo di Dio, di conseguenza fu destinata da Dio a distribuire i frutti della stessa redenzione. La Vergine che cooperò con il Cristo a riacquistare all’uomo la salute, è sempre chiamata a disporre della stessa salute, che è santità spirituale, ma anche sanità esistenziale psicofisica». Il carisma di guarigione dell’infermità è eminente in Maria proprio perché in lei la perfezione che il Signore chiede alla sua Chiesa ha già avuto un’anticipata realizzazione. Tutta la tradizione e lo stesso magistero affermano la «coscienza della Chiesa» al riguardo. Dalle più antiche iscrizioni mariane alla lunga letteratura che celebra la funzione e la presenza materna di Maria nella vita della Chiesa, è costante l’invocazione alla Vergine per ottenere, dal figlio Gesù, la salute fisica e spirituale. Il magistero, in particolare, dalle origini della Chiesa fino ai nostri giorni, ha sempre indicato in Maria colei che intercede presso il Figlio in favore di tutti i suoi figli, particolarmente per quelli che vivono la sofferenza, la malattia, il momento difficile della morte. Negli ultimi due secoli la mediazione di Maria, «salute degli infermi», si fa tema costante nei documenti dei pontefici: Pio IX, Leone XIII, Pio X, Benedetto XV, Pio XI, e si traduce in «corale celebrazione» nella vasta produzione mariana di Pio XII, il pontefice che proclamò l’Assunzione della Vergine al cielo, di Paolo VI, e di Giovanni Paolo II.

Lo stesso Concilio Vaticano II afferma: «Con la sua materna carità, Maria si prende cura dei fratelli del Figlio suo, ancora pellegrinanti sulla terra e posti in mezzo ai pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata. Per questo, la Vergine Maria è invocata con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice».

Paolo VI, chiudendo i lavori del Concilio definì solennemente Maria «Madre della Chiesa», e nella Marialis Cultus ha scandito incisivamente la funzione materna di Maria accanto ai malati e sofferenti di oggi: «All’uomo contemporaneo, non di rado tormentato tra l’angoscia e la speranza, prostrato dal senso dei suoi limiti e assalito da aspirazioni senza confini, turbato nell’animo e diviso nel cuore, con la mente sospesa dall’enigma della morte, oppresso dalla solitudine mentre tende alla comunione, preda della nausea e della noia, la beata Vergine Maria contemplata nella sua vicenda evangelica, e nella realtà che già possiede nella città di Dio, offre una parola serena e una visione rassicurante: la vittoria della speranza sull’angoscia, della comunione sulla solitudine, della pace sul sentimento, della gioia e della bellezza sul tedio e la nausea, delle prospettive eterne su quelle temporanee, della vita sulla morte».