Camilliani, crocevia di speranza in Burkina Faso

ASASAGli esordi del mio viaggio in Burkina Faso non si sono sviluppati sotto i migliori auspici!

Mentre nel buio della sera, dall’oblo dell’aereo già contemplavo le luci paglierine della città di Ouagadougou – capitale del Burkina Faso – e il pilota aveva avviato le manovre per l’atterraggio, a poche centinaia di metri dall’aeroporto, stava infuriando la violenza cieca e meschina dei terroristi.

A questo punto, mentre l’aereo in modo repentino riprendeva quota e si avviava verso una destinazione al momento ignota, la tensione era palpabile!

È iniziato una sorta di “pellegrinaggio” nella parte est dell’Africa: prima destinazione la pista dell’aeroporto di Niamey – capitale del Niger – e poi, dopo un nuovo decollo ed un nuovo atterraggio, un albergo – per un paio d’ore di riposo – a Lomé città capitale del Togo.

Come spesso capita in queste situazioni, la tensione, lo stress, la paura dell’incognita, ci rende più semplici, più immediati, meno formali: ci si scopre “solidali” perché accomunati dalla medesima precarietà …

È in questo guazzabuglio di sentimenti e nelle lunghe ore trascorse in aereo prima e nella hall dell’hotel poi, che ho scoperto un’umanità straordinaria, esattamente l’opposto di quella che la sera prima aveva disseminato – più o meno consapevolmente – paura, disperazione, dolore, morte!

Proprio in questo frangente – mentre la “politica” decideva la sorte del nostro volo – ho vissuto delle forti emozioni, che sono state la cornice migliore per incastonare le conferme che avrei ricevuto nei giorni successivi!

Mi sono commosso per due motivi sostanzialmente. La prima ragione nasceva dall’ascolto di esperienze di persone “buone”, per le quali era normale scegliere di dedicare qualche settimana delle loro ferie o di permessi di lavoro, per condividere le proprie competenze professionali, per stimolare lo sviluppo ed offrire un qualità migliore di vita ad altri uomini e donne, a loro sconosciuti, ma bisognosi di diverse necessità primarie.

È il caso di “elettricisti senza frontiere” – sicuramente molto meno noti dei più blasonati “medici senza frontiere” – che, con le loro valige stracolme di cavi, tubi e contatori, portano luce ed energia nel Sud del mondo.

La seconda ragione che mi ha emozionato è aver incontrato la “buona fama” dei Confratelli Camilliani del Burkina, prima ancora di averli conosciuti. Quando ai miei “compagni di volo”, segnalavo di essere un religioso camilliano, quasi tutti dimostravano di conoscerli, riconoscendone il valore della loro presenza nel contesto del paese, l’integrità delle loro persone ed istituzioni e l’impegno professionale al servizio dei malati, dei poveri, dell’evangelizzazione, della formazione umana e della promozione della salute!

IMG_3625Ed è proprio questo che ho subito dopo incontrato:

  • molti giovani in formazione nel seminari e nei luoghi deputati alla crescita e al discernimento della vocazione camilliana. Probabilmente non diventeranno tutti religiosi camilliani, ma su di loro, sulla loro persona, sulla loro umanità è stato fatto un grande gesto di fiducia. Domani avremo comunque delle persone migliori …
  • molti religiosi – dall’età media bassa rispetto alle percentuali a cui siamo abituati in Europa – impegnati sul fronte dell’identità e del ministero camilliano: studenti di medicina e/o specializzandi in scienze infermieristiche; religiosi impegnati nell’evangelizzazione e nella catechesi parrocchiale; nell’accoglienza e nella cura di malati in diverse strutture sanitarie organizzate secondo livelli diversi di efficacia e competenza tecnica e diagnostica; nella ricerca scientifica e nell’insegnamento; nella accoglienza e nella cura della povertà delle periferie secondo la logica degli “operatori di strada”; nella collaborazione con la comunità ecclesiale diocesana ed inter congregazionale, …
  • intensa attività di animazione, di scambio e di interazione con la cooperazione interazionale, soprattutto in ambito medico, scientifico e sanitario
  • accoglienza a 360 gradi dei malati e risposta serena ed empatica ai malati di qualunque religione
  • qualche religioso più anziano, di origine italiana ma che ha scelto la definitiva nazionalità burkinabé. In Burkina Faso i Camilliani sono giunti nell’ottobre 1966. Ad invitarli era stato il cardinal Paul Zoungrana, arcivescovo di Ouagadougou e padre conciliare al Vaticano II. Questi religiosi sono come i longevi baobab: custodi di un passato che profuma ancora di fresca attualità e di spirituale passione per il carisma di servizio ai più poveri ed emarginati …
  • c’è anche il cimitero dei religiosi camilliani del Burkina. Come tutti i cimiteri custodisce la preziosità delle vite che vi sono sepolte: poche storie (p. Toé, p. Celestino, p. Gilbert, il chierico Dimitri …), ma ciascuna intrisa di un universo spirituale dalle sfumature profondamente camilliane…

Naturalmente potrei continuare ancora a lungo nel reportage

IMG_3648Con la barba lunga, i sandali ai piedi e il profumo di foresta tra i capelli. Perché così ce li siamo sempre immaginati i missionari, almeno noi in Occidente, soprattutto nella predicazione che ci veniva proposta nell’ottobre missionario: poveri tra i poveri, con la nostalgia di terre lontane ad accendere i passi e la candela della fede da accendere in terre miscredenti. Ottobre è il loro mese, tant’è vero che ormai è consuetudine – soprattutto laddove si respira aria di Chiesa – chiamarlo “ottobre missionario”. A fargli da “incipit” la festa degli Angeli Custodi che è quasi un augurio e un auspicio: diventare angeli per coloro che nella vita hanno le ali ferite dalla miseria o dalla disperazione, il segreto ambizioso del cristianesimo: scrutare il fratello con lo sguardo di Cristo. A fargli da degna chiusura la festa di tutti i Santi: che oltre ad essere un augurio è anche una sfida, ovverosia diventare pure noi santi attraverso l’umile e silenzioso lavoro di tutti i giorni. Nel mezzo un mese intero che la Chiesa dedica per celebrare la sua dimensione missionaria: nata per entrare dentro le strade del mondo; una Chiesa chiamata sempre ad essere immagine del suo Dio la cui Parola è messaggio di salvezza e di speranza per tutti gli uomini che si scervellano sotto il cielo.

Prudenza e buon senso mi fanno dire in conclusione, che – probabilmente – non è “tutto oro quel che luccica”: ma noi sappiamo che una semplice e leggera pagliuzza d’oro in mezzo a tanta paglia – di cui condivide solo il colore ma non la consistenza e la preziosità – è capace di riflettere tanta luce!

Nei miei giorni trascorsi in Burkina, in mezzo ai Confratelli ho scorto tanta luce … Spero di poterne conservare un raggio caldo e luminoso!

p. Gianfranco

 

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Fr. Grigo in Burkina Faso

P.S.: proprio mentre stavo sfidando la pagina bianca, per fissare “nero su bianco”, queste mie sensazioni, è giunta la notizia della morte di fr. Giovanni Grigoletto: un religioso camilliano che ha trascorso lunghi anni della sua vita in terra burkinabé. Riconoscenti al Signore per il dono della sua vita e della sua vocazione camilliana, invochiamo per lui, la ricompensa promessa ai servi “buoni e fedeli”! R.I.P.