Festa diocesana della beata Maria Domenica Brun Barbantini

Padre Gianfranco Lunardon, Vicario generale dell’Ordine, ha presieduto la Santa messa in occasione della festa diocesana della beatta Maria Domenica Brun Barbantini. La celebrazione si è svolta ieri, 23 settembre 2022 presso la Chiesa della SS.ma Trinità a Lucca.

Lucca, 22 settembre 2022

Stimate sorelle Ministre degli Infermi di san Camillo,
cari membri della Famiglia Carismatica Camilliana,
cari amici e fedeli devoti della beata Maria Domenica Brun Barbantini,
auguri-benedizioni-preghiere da parte dei religiosi camilliani: a nome del nostro superiore generale, p. Pedro Tramontin e dei confratelli consultori generali!

I migliori auguri e le più fervide preghiere di vita santa e di gioiosa perseveranza nella propria consacrazione, in modo speciale, alle sorelle che oggi festeggiano con gratitudine il giubileo di professione religiosa: suor Valeria, suor Preeda, suor Assunta e suor Pierangela!

Vorrei proprio introdurmi nella condivisione della mia riflessione con un auspicio augurale, a partire proprio dalla vostra Fondatrice.

Madre Maria Domenica con la sua sensibilità femminile, con la sua umanità così resiliente agli urti della storia e con la sua fede samaritana ha rivelato il volto femminile del Dio vivente, incontrando ed includendo con delicatezza e bontà le persone poste, spesso loro malgrado, nelle periferie esistenziali e geografiche della vita umana.

Per sua intercessione spero e prego affinché possiate continuare nel mondo di oggi la sua intuizione e la sua missione profetica di “instillare in ogni essere che soffre la gioia pasquale di colui che è venuto nel mondo affinché ‘tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Costituzione art.12).

Ed insisto proprio sulla GIOIA PASQUALE: quindi non una vita qualsiasi (che si riduce spesso ad una squallida e triste sopravvivenza); non un servizio qualsiasi (un po’ di misera filantropia); non una carità ‘pelosa’; non una speranza ‘piccola-piccola’; non una fede posticcia ‘al ribasso’; non una vita spirituale a bricolage; non una vita morale ‘fai da te’ o pret-a-porte … ma una gioia pasquale che generi vita piena, frutti sostanziosi …

La sua fede si è manifestata concretamente nella passione per l’avvento del Regno di Dio (ha fondato il Monastero della Visitazione di Maria) e nella compassione per il prossimo (soprattutto gli infermi poveri). Ha fondato una congregazione dedicata ai malati, nota, a quell’epoca come Sorelle Infermiere Oblate dell’Addolorata ed oggi ufficialmente riconosciute come Religiose Ministre degli Infermi di San Camillo.

Sorvolo, non perché non sia importante, ma perché assai nota, l’articolata vicenda biografica di madre Maria Domenica come sposa, madre, vedova, fondatrice pragmatica, mistica ed intellettuale raffinata e sensibile, …

Piuttosto, vorrei condurre la vostra attenzione su tre elementi che mi hanno sempre molto colpito della madre Maria Domenica Brun Barbantini, soprattutto qui in casa madre a Lucca, dove tutto sembra ancora respirare e vivere della sua prorompente presenza: la bellezza, l’intelligenza e la ricerca.

La BELLEZZA: l’ESTETICA DELLA CARITÀ

In questa casa ‘madre’, Maria Domenica ha abituato le sue prime sodali alla bellezza: penso solo al matroneo-cappella che si affaccia su questa chiesa. Una bellezza che non è ‘sfarzo’, non è espressione di ricchezza, di opulenza che umilia, di spreco, o di semplice leziosità che allontana dalla realtà, MA piuttosto è espressione di ‘gratuità’: la ‘bellezza salverà il mondo’ (cfr. Dostoewski) proprio perché frequentando la bellezza ci si abitua alla ‘gratuità’ – un quadro in se stesso, non serve a niente; una poesia in se stessa, non serve a niente  …– e la gratuità è la cifra dell’amore di Dio, della croce di Cristo (sulla croce non c’è più scambio dozzinale di cose, di interessi, di pensieri, forse anche di sentimenti o di passioni …).

In questo senso l’Addolorata – che voi venerate come icona propria della vostra spiritualità – è la testimonianza più performante che la ‘carità è BELLA’: nasce dalla gratuita contemplazione della ‘bellezza’ del Figlio dell’Uomo che si rivela Figlio di Dio.

Il ‘pastore’ – Gesù – nel Vangelo di Giovanni viene detto non BUONO ma ‘BELLO’: è la vera bellezza che attrae, che seduce, che struttura un discepolato.

L’INTELLIGENZA analitica, realistica e preveggente della realtà e dell’umano della beata Maria Domenica – e non mi riferisco solo alla reliquia insigne del cervello, ma ai libri, alle lettere patenti per entrare ed uscire dal ducato di Lucca … una donna di ‘penna’ … e di penna sagace, incisiva, che aiuta ‘a portare lo sguardo al centro’ delle cose, degli avvenimenti, degli incontri … senza perdersi in fronzoli.

Intelligenza intesa non tanto nel senso di chi SA tante cose e magari te le SA pure raccontare.

Intelligenza compresa e sviluppata nel senso di INTUS-LEGERE (INTELLIGERE): viaggiare, leggere, scrivere, incontrare, dialogare, confrontarsi per intus-legere, per leggere-guardare DENTRO la realtà, sotto la superficie dei fatti e dei dati, per sollevare il velo della retorica, del pensiero indulgente, tollerante o accomodante.

Maria Domenica non è accontentata del ‘SI dice’, ‘SI pensa’, ‘SI ama’: lei ha voluto guardarci dentro, anche quanto ha dovuto fissare con acuto dolore e sgomento l’amore e il distacco, la maternità e la vedovanza, la povertà e l’ingiustizia, la sofferenza e il riscatto, l’ingiustizia e la resilienza nelle prove della vita …

In questo crogiolo, l’oro dell’intelligenza, purificato da tante incrostazioni che noi conosciamo bene (superbia, vanagloria, senso di auto gratificazione, verità autoreferenziali, libertà pigra, coscienza accomodante), è stato distillato in SAPIENZA – ‘sapere’ – il GUSTO della vita.

Maria Domenica ha cominciato a dare, NON giorni alla vita, MA vita ai giorni: da qui nasce la sua vocazione ‘alla vita’, proprio là dove vita ce n’è poca, o dove la vita si sta proprio spegnendo (povertà, miseria, ignoranza, immoralità, costumi non umani, sofferenza, malattia, dolore, lutto, …).

Cfr. la ‘carità intellettuale’ (Beato Antonio Rosmini) che poi viene condivisa inevitabilmente con la fondazione di una casa, di una comunità, di un gruppo spirituale e di carità..

La RICERCA dell’humanum – il LANTERNINO

Diogene, nell’antichità, girava di giorno con un lanternino acceso e gridava: ‘Cerco l’uomo!’

Lucio Anneo Seneca: “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”.

La beata Maria Domenica girava di notte con un lanternino acceso e con umiltà e dedizione ha dato la sua risposta a Diogene: lei ha trovato l’uomo … non l’uomo astratto-ideale di Diogene e dei maestri moderni ///-/// che di solito amano l’umanità – o meglio: amano l’Amore! – ma sono indifferenti (tolleranti) rispetto al loro prossimo concreto, in carne ed ossa ///-/// Maria Domenica ha amato l’uomo della porta accanto, l’uomo dei vicoli bui di Lucca, a cui dare non solo salute, ma anche dignità, prossimità, cura, valore nella sua esistenza …

Il celebre lanternino non era solo funzionale ad illuminare le strade notturne e i vicoli di Lucca: già questo sarebbe grandioso. Una donna che esce di notte, da sola, per entrare in case altrui … già questo dato dice la personalità di Maria Domenica risoluta nelle scelte e libera dallo sguardo di consenso dell’occhio altrui (oftalmoduolia) che spesso giudica in modo sprezzante e approssimativo.

Il suo metro di misura non è la sua personale buona fama – l’immagine o la facciata a cui noi siamo disposti a sacrificare così tanto – ma l’impellente bisogno altrui.

RICERCA non semplice indagine; ricerca non ‘curiositas’-gossip-pettegolezzo

RICERCA di Dio e dell’uomo perché lei per prima si è sentita ‘ricercata’ da Dio (ha curato gli altri perché lei ha fatto memoria viva del suo sentirsi curata da Dio!), ma anche da una serie Provvidenziale di fatti e di eventi che l’hanno poi spinta ad essere appassionata investigatrice dell’HUMANUM – solo dopo una simile ricerca, che per lei non avrà mai fine, è diventata capace di ‘cercare’ l’uomo secondo la mente e il cuore di Dio; è stata capace di dare una altissima definizione dell’uomo (intelligenza che cerca il vero … coscienza che discerne il bene … libertà che ama e si lascia inchiodare ad un progetto serio …)

Bellezza, Intelligenza, Ricerca: sembrano essere le tre attitudini sollecitate da madre Maria Domenica.

Bellezza: stupore del gratuito, del servizio gratuito, … che a noi ‘grandi-adulti’ infastidisce, perché abbiamo perso il fascino del gratuito … divenendo schiavi del ‘produrre’, anche del produrre ‘opere buone’…

Intelligenza: saper leggere bene gli autentici bisogni di chi ci circonda e poi cercare di rispondevi concretamente …

Ricerca: smettere di parlare di Dio per poter parlare un po’ di più con Dio; smettere di questionare su Dio, smettere di cercare da Dio, per lasciarsi cercare da Dio con i tempi di Dio, con lo stile di Dio e di lasciarsi mettere in questione da Dio, attraverso i suoi portavoce e porta-volto (affamati, assetati, malati, carcerati, stranieri, …).

Forse sono tre elementi che immediatamente non abbiniamo al tema della vita spirituale o alla qualità della vita fraterna-comune o allo spessore dell’esercizio del carisma di carità, soprattutto verso i poveri, i malati, …

Sono tre elementi che ci inquietano, perché ci invitano ad uscire da noi stessi, a sbilanciarci verso l’Altro e verso gli altri.

Concludo ricordando ciò che ha detto papa Giovanni Paolo II in occasione della sua beatificazione in Piazza San Pietro (7 maggio 1995):

Ritroviamo l’immagine vigile e premurosa del Buon Pastore nella nuova Beata Madre Maria Domenica Brun Barbantini che, cosciente di essere divenuta “creatura nuova” nel sacrificio di Cristo, non ha esitato a rispondere alla Grazia divina con l’amore, tradotto in quotidiano servizio ai fratelli e alle sorelle bisognose. Essa ha lasciato alle sue figlie spirituali un’eredità ed una missione quanto mai attuale e preziosa. Un amore evangelico concreto per gli ultimi, gli emarginati, i piagati; un amore fatto di gesti di attenzione e di cristiana consolazione, di generosa dedizione e di instancabile vicinanza nei confronti degli ammalati e dei sofferenti. In tale compito apostolico e missionario brillano la forza e la verità della parola di Gesù che chiede di essere amato e servito nei fratelli affamati, assetati, nudi, forestieri, malati e in carcere”.

Ferita in così tanti modi, da circostanze così avverse e da persone cattive, Maria Domenica assomiglia al guaritore ferito. Curata per curare: curando le sue proprie ferite, umanizzata e resa più sensibile, si è preparata ad accostare e curare le ferite e le sofferenze degli altri, ad usare la solidarietà versando il vino della consolazione e l’olio della speranza, diventando un prezioso strumento divino per la cura e la guarigione delle ferite dell’umanità.

«A guarire i malati – scrisse Giovanni Papini –
non bastano le medicine, occorre l’amore,
cioè l’ALTA temperatura dell’anima.
Febbre contro febbre,
spirito contro carne.
Questo ha fatto S. Camillo»

… e questo ha fatto anche Madre Maria Domenica .. questo dovremmo continuare a fare anche noi!!