Giornata Mondiale del Malato 2024: Messaggio di p. Medard Aboue, MI

Cari confratelli,

nella giornata mondiale del malato di quest’anno, il Santo Padre ci offre un importantissimo messaggio dal titolo «Non è bene che l’uomo sia solo». Curare il malato curando le relazioni.

Il nostro ministero camilliano ci offre quotidianamente l’occasione di provare la profondità di questo messaggio. Durante la pandemia del covid 19 la solitudine forzata vissuta ha permesso al mondo intero di capire meglio l’importanza della cura delle relazioni umane.
In quel periodo chi di noi ha fatto l’esperienza concreta di reparto o della malattia stessa percepisce meglio ancora oggi l’importanza del messaggio di Papa Francesco. La cura delle relazioni è più che fondamentale per la luminosità del nostro servizio ai malati e per la luminosità della nostra stessa vita consacrata.

La cura delle relazioni nelle nostre comunità, delegazioni e provincie è fondamentale alla rivitalizzazione del nostro Ordine indicata dalla Consulta come uno dei due pilastri del Piano strategico.

La cura delle relazioni nel nostro ministero inteso come relazione di aiuto non è più da dimostrare. Mi preme cui insistere sulla sua importanza non solo con i sofferenti ma anche con i loro familiari, con i volontari e con il personale nelle corsie delle strutture sanitarie, socio assistenziali, nelle rettorie, nelle parrocchie e nelle famiglie. Una buona cure delle nostre relazioni con loro moltiplica all’infinito la bontà profetica del nostro ministero.

Ascoltiamo alcuni frammenti del Messaggio:
Siamo creati per stare insieme, non da soli.
L’esperienza dell’abbandono e della solitudine ci spaventa e ci risulta dolorosa e perfino disumana. Lo diventa ancora di più nel tempo della fragilità, dell’incertezza e dell’insicurezza, spesso causate dal sopraggiungere di una qualsiasi malattia seria.
Fratelli e sorelle, la prima cura di cui abbiamo bisogno nella malattia è la vicinanza piena di compassione e di tenerezza.
Per questo, prendersi cura del malato significa anzitutto prendersi cura delle sue relazioni, di tutte le sue relazioni: con Dio, con gli altri – familiari, amici, operatori sanitari –, col creato, con sé stesso.
La cura delle relazione è la prima terapia che tutti insieme dobbiamo adottare per guarire le malattie della società in cui viviamo.
Guardiamo all’icona del Buon Samaritano (cfr Lc 10,25-37), alla sua capacità di rallentare il passo e di farsi prossimo, alla tenerezza con cui lenisce le ferite del fratello che soffre.
E così cooperiamo a contrastare la cultura dell’individualismo, dell’indifferenza, dello scarto e a far crescere la cultura della tenerezza e della compassione.
Gli ammalati, i fragili, i poveri sono nel cuore della Chiesa e devono essere anche al centro delle nostre attenzioni umane e premure pastorali.

Non dimentichiamolo! Affidiamoci a Maria Santissima, nostra Signora di Lourdes, Salute degli infermi e a San Camillo nostro fondatore per essere artigiani di vicinanza e di relazioni fraterne.

Il prossimo anno celebreremo il 450 anniversario della conversione di San Camillo. Prepariamoci a quel evento per continuare a portare con gioia infinità quella veste con la croce rossa sul peto.

Buon 11 febbraio e buon ministero camilliano.

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