La CTF in Somalia

La sete avanza, ma la solidarietà lotta.
Il lavoro della Camillian Task Force ai confini con la Somalia


A Marco Iazzolino, membro della CTF Central, rientrato da poco dalla Somalia, abbiamo chiesto cosa effettivamente sta accadendo in quelle zone e soprattutto alla popolazione.


«Camminare nel deserto del confine con la Somalia è un’esperienza che racconta ad ogni passo scenari di morte e sofferenza. La visita nel campo di Dadaab e il nostro lavoro a Wajir non può che confermare una continua ed inarrestabile fuga del popolo Somalo verso il Kenya in cerca di acqua e cibo per le persone e per gli animali.

Abbiamo visto in un solo giorno circa 2000 persone attraversare la frontiera per cercare rifugio in Kenya. Nella zona di Wajir, una delle zone più colpite dalla siccità i pozzi sono per lo più rotti per l’uso eccessivo e per il livello basso delle acque nelle falde. Quelli a bassa profondità, costruiti a mano dalle persone e presenti nei villaggi dispersi in un territorio di molte centinaia di chilometri quadrati sono ormai per lo più inquinati dall’uso contemporaneo di uomini ed animali. Abbiamo ascoltato racconti e letto rapporti che ormai attestano a 8km il cammino che la popolazione affetta dalla siccità deve fare per arrivare per trovare la prima fonte di acqua pulita.



La Camillian task force sta concentrando i suoi sforzi nella distribuzione di cibo in cinque villaggi molto poveri della zona di Garissa con l’aiuto della parrocchia locale e dei Camilliani Kenyani. Fagioli, riso, mais ed olio sono i contenuti dell’aiuto che ciascuna delle oltre 100 famiglie, molte quali molto numerose, stanno ricevendo in questi giorni. A Wajir, con l’aiuto delle Ministre degli Infermi presenti da qualche anno nella zona, l’obiettivo su cui si sta lavorando è attivare una clinica mobile che andrà in giro per i villaggi privilegiando in particolare anziani e bambini. Con l’aiuto di alcune associazioni locali abbiamo deciso di avviare la riparazione di alcuni pozzi e l’avvio del risanamento di alcuni pozzi a bassa profondità (shallow -well) in un progetto più ampio che cerca di rispondere all’emergenza ponendo le condizioni per un migliore futuro. Le carcasse degli animali in strada e gli sguardi della gente che incontriamo ogni giorno testimoniano il dolore pluriennale ma che insieme possiamo sollevare
».