Noi Camilliani, figli di un Convertito, nati sotto una pergola, tra resistenza e resa all’abisso di Misericordia

 1575 – 2 febbraio – 2015

440° anniversario della Conversione di San Camillo dé Lellis

«Continuò Camillo alcun tempo nel sudetto modo di vita stando egli alhora tanto lontano da Iddio che non si ricordava più di Voto, ne d’altro buon proposito. Anzi era tanto da questi pensieri alieno, che stando esso mal vestito, e patendo gran freddo in quell’inverno, et havendogli quei Padri voluto donar per compassione alquanto di quel panno bigio che lor vestono acciò se ne facesse un vestito, egli per timore che non facessero ciò perindurlo pian piano ad esser Frate non lo volse mai accettare. (…)

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“Conversione San Camillo” Casa Generalizia dei Camilliani

La sera mentre esso stava preparandosi al viaggio il Guardiano di detto Convento chiamato Frate Angelo (che in vero fù un buon Angelo per lui) lo chiamò sotto un pergolato di viti, e perche alle sue attioni gli pareva un giovane dato alle cose del mondo, gli fece un breve ragionamento spirituale, dandogli particolarmente alcuni ricordi contra le brutte tentationi. (…) Finito il ragionamento, Camillo non rispose altro se non: Padre pregate Iddio per me, acciò m’illumini di quanto debbo fare per suo servigio, e per salute dell’anima mia. E con questa conclusione la mattina seguente havendo sentita la sua messa (e forse anco pigliata la candela benedetta per essere quel giorno la Purificatione della Santissima Vergine) si licentiò et avviò verso Manfredonia. Per strada andando egli a cavallo all’Asino in mezzo di dui Otri di vino che stavano dentro un paio di bisaccie, andava tra se medesimo pensando alle cose dettogli dal P. Guardiano. Mentre adunque andava cosi pensando, ecco ch’à similitudine d’un altro S. Paolo fù all’improviso assaltato dal Cielo con un raggio di lume interiore tanto grande del suo miserabil stato che per la gran contritione gli pareva d’haver il cuore tutto minuzzato, e franto dal dolore, onde non potendo per la insolita commotione che sentiva in se stesso mantenersi piu à cavallo, come abbattuto dalla divina luce si lascio cadere in terra nel mezzo della strada. Dove ingenocchiato sopra un sasso cominciò con insolito dolore, e lagrime che piovevano da gl’occhi suoi à piangere amaramente la vita passata. Dicendo con parole da molti singhiozzi interrotte: Ah misero et infelice me che gran cecità è stata la mia a non conoscere prima il mio Signore? perche non hò io speso tutta la mia vita in servirlo? perdona Signore, perdona a questo gran peccatore. Donami almeno spatio di vera penitenza, et di poter cavar tant’acqua da gl’occhi miei quanto bastarà a lavar le macchie, e bruttezze de’ miei peccati. Queste et altre cose simili dicendo non si vedeva mai satio di percuotersi et darsi fortissimi pugni al petto, non havendo ardire d’alzar piu gli occhi al cielo, tant’era la vergogna, e confusione c’haveva di mirarlo. Nel qual pianto stando esso ancora ingenocchiato (dopo haver infinite gratie alla divina bontà rese, che con tanta patienza l’havesse fino à quell’hora aspettato) fece fermissimo proposito di mai piu non offenderlo, di far aspra penitenza, e sopra tutto di farsi quanto prima Cappuccino. Dicendo e replicando piu volte le seguenti parole: Non piu mondo, non piu mondo. Dal qual giorno in poi che fù alli. Di Febraro 1575. Anno santo et il terzo del Pontificato di Gregorio xiij di mercordi giorno sollennissimo della Purificatione della sempre immacolata Vergine, l’anno vigesimo quinto dell’età sua, insino al fine della vita mai piu non si ricordò ne l’accusò la conscienza, per gratia d’Iddio, d’haver commesso peccato mortale che lui havesse conosciuto, ne tampoco peccato veniale volontario. (…)».

Sanzio Cicatelli, Vita del p. Camillo de Lellis, Cap. X – Camillo vien chiamato da Dio al suo vero conoscimento

 

Quale modo migliore di parlare del mistero insondabile della conversine del cuore dell’uomo-Camillo, se non chiedendo a prestito le parole e le emozioni di un altro uomo, tra i tanti, che la grazia di Dio ha preso dall’abisso, strapazzato nel pozzo della misericordia e rilanciato dentro l’agone della storia per farla diventare Storia con la “S” maiuscola.

SAN PAOLO

Conversione di San Paolo, dipinto di Caravaggio (1600-1601, attualmente conservato nella Basilica di Santa Maria del Popolo a Roma).

«Entrato alle 5,10 in una cappella del quartiere latino di Parigi, per cercarvi un amico, ne sono uscito alle 5 e un quarto in compagnia di una amicizia che non era di questa terra. Entratovi scettico ed ateo… più ancora che scettico e più ancora che ateo, indifferente e preoccupato di ben altre cose che di un Dio che non pensavo neppure più a negare… In piedi accanto alla porta, cerco con gli occhi il mio amico, ma non riesco a riconoscerlo… Il mio sguardo passa dall’ombra alla luce… dai fedeli, alle religiose, all’altare… Si ferma sulla seconda candela che brucia a sinistra della Croce (ignoro di trovarmi di fronte al Santissimo Sacramento). E allora d’improvviso si scatena la serie di prodigi la cui inesorabile violenza smantellerà in un istante l’essere assurdo che sono, per far nascere il ragazzo stupefatto che non sono mai stato… Dapprima mi vengono suggerite queste parole “Vita Spirituale”… come se fossero pronunciate accanto a me sottovoce… poi una grande luce,… un mondo, un altro mondo d’uno splendore e di una densità che rimandano di colpo il nostro tra le ombre fragili dei sogni irrealizzati… l’evidenza di Dio… del quale sento tutta la dolcezza… una dolcezza attiva, sconvolgente, al di là di ogni violenza, capace di infrangere la pietra più dura e, più duro della pietra, il cuore umano. La sua irruzione straripante, totale, s’accompagna con una gioia che è l’esultanza del salvato, la gioia del naufrago raccolto in tempo. Queste sensazioni, che trovo fatica a tradurre in un linguaggio inadeguato delle idee e delle immagini, sono simultanee… Tutto è dominato dalla presenza… di Colui del quale non potrò mai più scrivere il nome senza timore di ferire la sua tenerezza, Colui davanti al quale ho la fortuna di essere un figlio perdonato che si sveglia per imparare che tutto è dono. Dio esisteva ed era presente, rivelato, mascherato ad un tempo da quella delegazione di luce che senza discorsi né figure dava tutto alla comprensione e all’amore… Una cosa sola mi sorprende: l’Eucaristia; non che mi sembrasse incredibile, ma mi stupiva che la carità divina avesse trovato questo metodo inaudito per comunicarsi, e soprattutto che avesse scelto per farlo, il pane, che è l’alimento del povero e il cibo preferito dei ragazzi… Amore, per parlare di te sarà troppo corta l’eternità».

Andrè Frossard, Dio esiste: io l’ho incontrato

 

La travolgente esperienza mistica della conversione ha profondamente trasformato Camillo de Lellis. Egli è un convertito. La prima comunità camilliana che tante volte ha ascoltato la forte esperienza del Padre Camillo, percepisce con grande chiarezza che questa nuova comunità di servizio ai malati dovrà essere formata da uomini totalmente rinnovati dalla grazia, cioè convertiti, per poter intraprendere quel cammino di carità insieme al padre Camillo.

Il camilliano di tutti i tempi, pertanto, sarà idoneo a servire gli infermi nello spirito del Vangelo e degli insegnamenti di Camillo soltanto se prima avrà attuato in sé l’imperativo profondamente pasquale della resurrezione: «Pentitevi e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione» (At 3,18).

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Camilliani Bukina Faso

Questo fondamentale principio di vita cristiana e di vita apostolica, Camillo, forte della sua esperienza, ha voluto che fosse codificato sia nella Formula di vita che nelle regole e nelle Costituzioni. Nella Formula di vita leggiamo: «Qualunque persona haverà deliberato darsi in perpetuo a questa opera di carità, pensi di essere morto al mondo, et a tutte cose di essa, et vivere solo a Christo».

Possiamo fare sintesi dell’uomo-nuovo-Camillo scaturito dalla grazia della conversione, avviato decisamente sulle orme di Cristo. Da quel momento, l’impegno cristiano di Camillo si muoverà su alcune coordinate che la luce dello Spirito gli ha fatto conoscere e che lo guideranno in tutta la sua vita.

Possiamo così enuclearle:

  • non più mondo, non più mondo”: per molti anni Camillo aveva vissuto con continui compromessi di fronte al Signore e alle esigenze del Vangelo. Ora, alla luce della grazia comprende che l’unico valore per il quale vale la pena di vivere, lavorare, sperare, è Dio stesso. Ora, prostrato su quel sasso che si ergeva sull’aspro viottolo, Camillo percepisce tutto il vuoto della sua vita che il mondo, nel quale si era immerso per cercarvi di che inebriare i suoi bollenti anni giovanili, gli aveva scavato. Conseguentemente il suo primo impegno con Dio è di tagliare in modo netto e irreversibile con il mondo.
  • fece fermissimo proposito di mai più offenderlo: in questo momento di grazia si lascia “conquistare da Cristo” (Ef 3,12), totalmente e radicalmente. Sul letto di morte, fissando lo sguardo sull’amato Gesù Crocifisso (commissionato da lui, “con molto sangue”, segno della grande misericordia che Dio gli aveva dimostrato) può umilmente affermare ai suoi figli che da quel giorno di grazia non aveva più offeso volutamente il Signore.
  • sotto lo sguardo e la protezione di Maria: Maria, nel giorno della Purificazione, lo prese sotto il suo manto protettore e guidò i suoi primi passi da convertito, e sarà sempre Lei ad accompagnarlo nei momenti importanti della sua vita. Nel giorno della sua conversione Maria prese per mano Camillo e lo condusse ai piedi del Crocifisso. Da quel giorno, il Crocifisso sarà per lui la giuda della sua vita, l’ispiratore della missione esemplare di carità, il conforto negli ultimi istanti della vita terrena e il premio della sua fedeltà alla grazia che l’aveva avvolto e trasformato nel lontano giorno della conversione.

 

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