Noviziato: un’esperienza nel cammino formativo

novizi«Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16).
Questa parola di Gesù è la traccia che ci sta accompagnando durante le giornate …
Siamo quattro discepoli di Cristo e stiamo vivendo l’esperienza del Noviziato. Ognuno di noi, secondo le proprie aspirazioni e doti, stava progettando la vita che ci proponeva varie prospettive; il Signore però aveva deciso per noi un disegno di vita ancora più grande. Siamo giunti da diverse realtà e diversi luoghi ma tutti e quattro abbiamo risposto alla stessa chiamata che Cristo ci ha fatto per un’unica missione: quella della sua sequela attraverso la vicinanza agli ultimi e in modo particolare ai bisognosi e agli ammalati nel corpo e nello spirito.
Accogliendo dunque questo invito di Gesù in quest’anno di noviziato, accompagnati dai nostri educatori, stiamo vivendo già la speciale consacrazione nell’Ordine Camilliano attraverso l’approfondimento del dialogo di amicizia con Cristo, una concreta e quotidiana esperienza della vita comunitaria, l’iniziazione al ministero camilliano attraverso l’esercizio della carità corporale e spirituale ai malati e una conoscenza aperta e profonda dei consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza, punto di partenza su cui fare perno per meglio vivere il carisma della misericordia verso gli infermi.
Tante sono le occasioni che, quotidianamente, si presentano davanti a noi per mettere a disposizione la carità misericordiosa verso i malati, carisma ricevuto da Dio e mediato dalla spiritualità che san Camillo, con il suo esempio di dedizione verso gli ultimi, ci ha lasciato e a cui siamo chiamati a ispirarci.
Ci stupisce vedere come lo Spirito ci guida a realizzare il ministero caritativo nelle diverse misure che piacciono a Dio, donando così una testimonianza di fede nell’assistenza infermieristica, spirituale e animazione liturgica.
L’esperienza ministeriale ci aiuta a consolidare il nostro rapporto con Dio che, seppur segnato dal sacrificio, è vissuto nella gioia. Come viveva e insegnava san Camillo, nel volto dell’ammalato stiamo imparando a vedere quello di Gesù Cristo per servirlo «con ogni diligenza e carità, con quell’affetto che suole una amorevole madre al suo unico figliuolo infermo»; e ci sentiamo strumenti di speranza e di conforto.
Ci accorgiamo però quanto sia difficile confrontarsi quotidianamente con la sofferenza se ogni giorno non fosse caratterizzato e alimentato da una esperienza intima e personale del Signore; tale esperienza ci sta aiutando a conformarci progressivamente agli stessi sentimenti di fiducia e di abbandono che Gesù nutriva verso il Padre nel fare dono di sé stesso agli altri fino al punto di immolarsi in croce. È questa spiritualità e radicalità di vita che noi vogliamo professare davanti a Dio con la consacrazione religiosa per meglio praticare «con tutte le forze il servizio ai malati, anche con rischio della vita».

I Novizi
Antonio, Salvo, Nicola e Salvatore.

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