Raduno formandi

Come stai costruendo la tua testa?
Bucchianico: raduno dei formandi e formatori camilliani d’Italia


di Alfredo Tortorella

Dal 10 al 14 aprile 2012, presso la casa di spiritualità Nicola D’Onofrio in Bucchianico (Chieti), i formandi e i formatori camilliani d’Italia si sono radunati per vivere momenti di fraternità e di riflessione alla luce della Parola di Dio, in un clima di desiderata condivisione delle variegate esperienze di vita comunitaria. Erano presenti otto tra formatori e animatori vocazionali, nove professi temporanei, cinque postulanti e cinque aspiranti. Anche questa volta le diversità degli accenti (dal napoletano al trentino, dal calabrese al lombardo, dall’immancabile abruzzese al siciliano) e delle età (dal 21enne all’ultra 50enne) hanno favorito la voglia di comunicazione e di ulteriore conoscenza reciproca, permettendo in tal modo di trasformare ogni parola e ogni gesto umano in un vero dono della Provvidenza.

La proposta di riflessione è stata offerta da p. Umberto Andreetto, della Provincia Lombardo-Veneta, ma formatore da alcuni anni nella Provincia Siculo-Napoletana. Ancora una volta p. Umberto ha saputo trasmettere, in maniera per nulla noiosa, un’ottima proposta di riflessione della Parola attraverso l’uso dell’esegesi e della psicanalisi ad un tempo, quasi a ricordare che tutta la nostra fede parte e si sviluppa dalla logica dell’Incarnazione, di un Dio cioè che ama farsi Uomo e di un uomo che desidera con tutto se stesso la libertà propria dei figli di Dio.

Una domanda diretta, scuotente e provocatrice, ha accompagnato come un leitmotiv i tre incontri tenuti da p. Umberto: Come stai costruendo la tua testa? Invitando così a un “punto della situazione”, il padre ha dato la possibilità di soffermarsi su temi a noi attuali perché riguardanti le relazioni comunitarie che spesso vengono allontanate dal fare e dall’essere di Gesù, primo Maestro di vita fraterna. Tra i temi trattati, quello del perdono che sempre precede e che fa risorgere, il passaggio dalla religione (intesa come precettismo) alla fede (lo stare col Signore), la giusta attenzione al fratello, la perversione della logica del potere in comunità a cui si contrappone l’ingresso graduale e necessario nella logica del generoso servizio. Le riflessioni sono state poi approfondite in sottogruppi dove, a parere di tutti, c’è stato un vero ed effettivo scambio, una sincera apertura di cuore attraverso riferimenti alla propria quotidianità e alle relative difficoltà.

Non sono mancati i momenti di distensione e di gioioso relax: i pasti presso la sede del raduno, la visita ai luoghi dell’infanzia di Camillo, le uscite serali per visitare Chieti e Pescara, e nell’ultimo pomeriggio la visita al Santuario Eucaristico di Lanciano. Anche il superiore generale p. Renato Salvatore ha preso parte al raduno raggiungendoci il giovedi, per presiedere l’Eucarestia e condividere con noi il pranzo. P. Renato, nell’omelia tenuta in Santuario, si è soffermato sull’importanza dell’incontro personale col Cristo quale fondamento di ogni vera vocazione: «non si può entrare nell’Ordine» – ha ricordato il padre – «solo perché si è attratti dal servizio ai malati; ciò che fa la differenza del nostro servizio è anzitutto l’incontro esistenziale con il Signore Risorto che trasforma e dà la vita». In un certo senso p. Renato non ha fatto altro che riproporre quanto già Camillo de’ Lellis aveva detto a dei formandi di molti anni fa. Era infatti il 1595 quando Camillo scrivendo ai professi e ai novizi di Napoli – molti dei quali non conosceva – li esortava alla “perfezione” intesa come un incontro tra quella grazia “formante” di Dio e quella disponibilità  – caratteristica del chiamato di ogni tempo  – ad essere disposti a non perdere e a ricercare sempre la Sua amicizia:

«Vi auguro la vera perfezione che l’anima mia desidera, e spero che il Signore, per i suoi infiniti meriti ce la concederà … Il Signore senza dubbio vorrà trapiantare questa sua pianta e perciò formerà molti perfetti operai, dando loro grazia abbondantissima. Da parte nostra, però, dobbiamo servirci di un’occasione così buona, anzi ottima, per conseguire la nostra perfezione e per acquistare per sempre l’amicizia di Dio» (G. Sommaruga (a cura di), Scritti di san Camillo (1584-1614). Trascrizione in lingua italiana corrente, Ed. Camilliane 1991)

Di fronte a un’ “Italia camilliana” che sembra timidamente riprendersi dal punto di vista vocazionale e desidera sempre più camminare e crescere insieme, l’augurio che tutti si son fatti ritornando ai propri luoghi d’origine è quello tratto dalle parole di Camillo: avere ancora «occasioni così buone, anzi ottime» con ulteriori momenti di confronto, al fine di conseguire l’amicizia di Dio imparando ad essere fratelli e amici degli uomini.