Attualità ecclesiale e comuniale del messaggio della beata Vannini

madre vannini seduta la centroTratto da Beata Giuseppina Vannini. L’amore dà la vita di Gianfranco Grieco.

Basta leggere la «Salvifici doloris» di Giovanni Paolo II per comprendere la profezia e l’attualità del messaggio di madre Giuseppina Vannini.

La fondatrice delle Figlie di San Camillo alla scuola di San Camillo de Lellis ha compreso da più di un secolo, in che modo il cristiano deve porsi di fronte al mondo della sofferenza.

Madre Vannini ha saputo rispondere non solo a livello personale all’interrogativo: che senso dare alla sofferenza, ma anche cercato di far provocare negli altri una risposta cristiana la grande problema del dolore.

Alla Scuola di Gesù, madre Vannini ci insegna che «la sofferenza viene vinta dall’amore». Il cristiano è «partecipe delle sofferenze di Cristo». Farsi «buon Samaritano» di ogni uomo e di ogni donna vuol dire incarnare e testimoniare il «vangelo della sofferenza». È «buon Samaritano» come ha fatto lei, madre Vannini, ogni donna e ogni uomo che si ferma accanto alla sofferenza di un altro uomo, di un’altra donna.

La chiesa e le società del nostro tempo, da alcuni anni a questa parte, hanno maggiormente compreso, sia i diritti dell’ammalato e le priorità di intervento, sia il messaggio che scaturisce dalla umana condizione di sofferenza e di dolore di chi soffre.

Giovanni Paolo II che il 1 aprile 1990 ha visitato l’ospedale all’Acqua Bullicante oggi dedicato a madre Vannini per primo porta avanti questa rivoluzionaria proposta. E, dietro a lui, i Figli e le Figlie di San Camillo, il Pontificio Consiglio della Pastorale per gli operatori sanitari con il Presidente pioniere cardinale Fiorenzo Angelini, promotore di giornate di studio e di ricerche a livello internazionale tutte tese a promuovere i diritti del malato e a fare il punto sulla «proposta cristiana» in difesa della vita nei suoi stadi, dal grembo materno fino alla morte naturale.

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In una lettera inviata al padre Angelo Brusco Superiore generale dell’Ordine dei Ministri degli Infermi, Giovanni Paolo II ricorda come «il pieno recupero e la valorizzazione di questa preziosa eredità dell’Ordine camilliano costituisce un annuncio particolarmente significativo anche per l’uomo contemporaneo, disposto a credere più ai testimoni che ai maestri, più all’esperienza che alla dottrina, più alla vita e ai fatti che alle teorie. L’invito di San Camillo de Lellis ad essere fedeli al quarto voto “etiam pestis incesserit” (Gregorio XVI, Bolla Illius qui pro gregis,1) risuona inalterato – prosegue il papa nella lettera – anche nel nostro tempo, in cui i nuovi mali, in un diverso contesto culturale, sociale ed economico, postulano la stessa disponibilità alla testimonianza eroica».

suore-cuore-«Dignità ed apostolato di coloro che soffrono». «Malati ed Infermi nel cuore della chiesa». Partono anche da questa «catechesi» le provocazioni del papa nei riguardi della persona umana portatrice di valori soprattutto se «offesa» e debilitata.

«Gesù stesso – diceva il papa nella catechesi su “Dignità ed apostolato di coloro che soffrono” – nella proclamazione delle Beatitudini, considera tutte le manifestazioni della sofferenza umana: i poveri, gli affamati, gli afflitti, coloro che sono disprezzati dalla società, o sono ingiustamente perseguitati. Anche noi, guardando il mondo, scopriamo tanta miseria, in una molteplicità di forme antiche e nuove: i segni della sofferenza sono dappertutto… I discepoli di Cristo –  proseguiva – hanno il privilegio di capire il “Vangelo della sofferenza”, che ha avuto un valore salvifico, almeno implicito, in tutti i tempi, perché “attraverso i secoli e le generazioni è stato constato che nella sofferenza si nasconde una particolare forza che avvicina interiormente l’uomo a Cristo, una particolare grazia” (Salvifici doloris, 26)..  Chi segue Cristo, che accetta la teologia del dolore di San Paolo, sa che alla sofferenza è legata una grazia preziosa, un favore divino, anche se si tratta di una grazia che rimane per noi un mistero, perché si nasconde sotto le apparenze di un destino doloroso…» (Udienza generale del 17 aprile 1994).

Madre Giuseppina Vannini aveva compreso più di un secolo fa il valore di questa «catechesi». Proprio per questa sua intuizione profetica la chiesa l’ha elevata il 16 ottobre 1994 agli onori degli altari.

Le sue Figlie, si sforzano ogni giorno, di incarnare nel suo nome, questa «storia».

 

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