Beato Luigi Tezza: lineamenti di una figura d’apostolo

scansione0002È difficile capire, subito, p. Luigi Tezza. Capito: lo si ama, lo si segue.

Ecco perché è meglio delinearne prima, sommariamente, la figura umana, sacerdotale, apostolica, e poi ritornare a seguirlo, passo, partendo dalla sua famiglia: papà e mamma; arrivando alla famiglia che Lui ha scelto per vivere il suo ideale di consacrazione a Do; avvicinandoci alla famiglia religiosa che, dal suo cuore infiammato d’amore per gli uomini, immagini viventi e sofferenti di Dio; è nata; accostandoci alle popolazioni della Francia da Lui avvicinate, come religioso e pastore d’anime a quelle del Perù da Lui edificate e portate su una buona strada.

Pensando a Lui è spontanea la domanda che ci facciamo: come mai p. Tezza è sempre stato un desiderato, un ricercato? Perché? Affabile, buono, pieno di comprensione, sobrio di parole, ricco di vita interiore sapeva dire e dare a ciascuno quanto occorreva, sapeva conquistare la fiducia, ridonare la serenità perduta, portare all’accettazione della Croce il sofferente, alle decisioni ardite gli indecisi e sempre con grande tatto e con grande bontà tanto che venne, dai suoi contemporanei, paragonato a S. Francesco di Sales. Guardando ed esaminando bene tutte le della sua vita ad un certo momento lo troviamo sotto accusa. Si dubita di Lui. Perché? Eppure è il Padre tanto buono, tanto accostevole, sempre pronto ad esaudire tutte le richieste. Una risposta adeguata, io penso, la possiamo trovare pensando al periodo della infanzia ed alla forte carica spirituale che Lui aveva. Il p. Tezza capito, trascinava da vivo e trascina, anche da morto, sulla strada della imitazione.

Tezza, l’uomo de SI, generoso, completo e totale di fronte a quelle che, manifestatagli dai Superiori, giudicava espressione della volontà divina.

Questo SI è sempre stato detto con prontezza e generosità anche quando si è trattato di far violenza a sé stesso, di comprimere quelli che erano i suoi sentimenti intimi e profondi e le aspirazioni più segrete coltivate a lungo. Non arrivò sempre, immediatamente, a capire quella che era la volontà di Dio. ma sempre volle capire i disegni di Dio e sempre, seppe, anche con eroica donazione, accettarli. I disegni di Dio! davanti a questi Lui cessava completamente di volere e chiedere perché, Lui solo era l’oggetto della sua ricerca e Lui solo doveva essere il vero trionfatore delle anime e nelle opere. Seppe considerarsi strumenti, strumento sempre inadeguato, ma volle, costantemente, essere strumento docile e pronto.

È anche l’uomo dell’azione, vorrei dire, insaziato ed insaziabile nell’azione.

Incominciò da giovanissimo a percorrere e ricoprire tutte le cariche e uffici più impegnativi affidatagli dall’Ordine e proprio per questo fu un suscitatore di energie, di opere conosciute e non anche perché, attraverso il confessionale, sapeva far maturare delle decisioni che sono conosciute solo a Dio: solo alcune sono state rivelate dagli interessati.

La serva di Dio Madre Giuseppina Vannini è una di quelle che hanno parlato spiegando l’origine e la nascita della Congregazione delle Figlie di San Camillo.

È l’uomo che ha capito la spiritualità di San Camillo che è una spiritualità di donazione senza riserve al Cristo ed ai fratelli, che, vissuta come impegno di consacrazione, porta alla santità.

L’uomo che messo a disposizione dell’Ordine quanto nel Perfectae caritatis si chiede ai religiosi: «i religiosi in spirito di fede e di amore verso la volontà di Dio, secondo quanto prescrivono la regola e le costituzioni, prestino umile ossequio ai loro superiori col mettere a disposizione tanto le energia della mente e della volontà, quanto ai doni di natura e di grazia, nella esecuzione degli ordine e del compimento dei loro uffici, sapendo di dare la propria collaborazione all’edificazione del corpo di Cristo».

E questo spirito di fedeltà, in un momento difficile, lo portò ad esclamare: «Prima camilliano, e poi camilliano missionario»

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