Con cuore di Madre – In ricordo della Beata Giuseppina Vannini

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Beata Giuseppina Vannini

“Fermezza e bontà”, ecco cosa desiderava Madre Vannini dalle sue figlie spirituali. La fermezza di chi è convinto del valore e del bene di quanto si sta facendo, o si sta per fare, e allo stesso tempo la bontà che non esaspera ma sa trovare in ogni cosa il giusto equilibrio.

Madre Vannini ha imparato questo alle sue proprie spese, cominciando e ricominciando, affrontando le difficoltà con coraggio e grande spirito di sacrificio, nella consapevolezza che per ogni cosa ci vuole impegno e costanza. Non è mai venuta meno nella ricerca assidua e perseverante della Volontà di Dio su di lei, finché il cielo si è aperto!

La Vannini è nata Roma il 7 luglio 1859, e il giorno dopo è stata battezzata nella vicina Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte con il nome di Giuditta Adelaide Agata. Giuditta era stata preceduta da una sorella, Giulia e seguita da un fratellino, Augusto. Tutto sembrava andare bene in quella famiglia, quando nel 1863 muore il papà Angelo lasciando sola la madre con i tre piccoli. Nel 1866 muore anche la mamma e i bambini, rimasti soli, vengono separati: Giulia, che aveva 9 anni, è stata affidata ad un collegio di Suore Giuseppine, Giuditta di 7 anni, inviata al conservatorio-orfanatrofio Torlonia, e Augusto di 4 anni, accolto presso lo zio materno Gioacchino.

Giuditta cresce buona e giudiziosa e ben presto si distingue per la sua pietà, partecipa all’Eucaristia quotidiana ed è molto fedele in tutto. Con il passar del tempo si va maturando nel suo cuore la vocazione religiosa; anche lei desidera essere una figlia della Carità e, all’età di 21 anni, chiede di essere ammessa in noviziato. La sua gioia però dura poco, perché dopo appena 5 settimane, viene rimandata per motivi di salute, una seconda volta ammessa e in seguito dimessa definitivamente.

A 32 anni si trova sola e senza aver realizzato il desiderio più profondo del suo cuore: consacrarsi tutta a Dio. Si abbandona tuttavia alla Sua volontà, certa che egli non le avrebbe messo in cuore tale inclinazione senza darle i mezzi per realizzarla.

E così la giovane Giuditta viene invitata a partecipare ad un corso di esercizi spirituali guidati da un sacerdote camilliano chiamato Luigi Tezza, che lei però credeva fosse un gesuita. Prima della conclusione degli esercizi spirituali Giuditta si avvicina al confessionale ed espone al Confessore la sua situazione per avere dei consigli. Padre Tezza le fa l’elenco di alcuni Istituti religiosi ma Giuditta non si sentiva attratta verso nessuno. Infine il Tezza le domanda se non avesse la vocazione di farsi fondatrice dal momento che non c’erano comunità adatte per lei. La Vannini sorride negativamente, ma in quel momento il Tezza crede di avere un’ispirazione dall’alto, perché anche lui stava in ricerca di una persona con cui collaborare nella fondazione di un nuovo Istituto Religioso. Egli aveva già tutti i permessi e anche il progetto era pronto ma mancava chi aderisse al suo piano. Presenta a Giuditta il suo progetto, ma lei, nella sua prudenza, chiede un tempo per pensare e in seguite gli avrebbe dato una risposta definitiva. Difatti corre dal suo direttore spirituale e della sua amica e confidente, Suor Vincenza Cioli, i quali la conoscono bene e sanno che ne ha le qualità, e entrambi, incoraggiano la Vannini ad accettare.

Senza più dubbi, ma come uno che ha trovato quel tesoro che aveva cercato per una vita, la Vannini non corre ma vola dal Tezza e manifesta la sua totale e incondizionata disponibilità a collabora con lui. Nemmeno gli eventuali ostacoli e penose difficoltà enumerati dal

Statua dedicata alla Beata Vannini e al Beato Tezza a Grottaferrata

Statua dedicata alla Beata Vannini e al Beato Tezza a Grottaferrata

Tezza in questa nuova impresa, distolsero la Vannini dalla sua ormai presa decisione!

E così prende avvio una meravigliosa avventura, viva e dinamica fino ad oggi, la fondazione della Congregazione delle Figlie di San Camillo. L’opera di P. Luigi Tezza è stata fondamentale e insostituibile nella trasmissione del carisma di San Camillo alla nuova comunità: assistere gli infermi vedendo in essi la persona di Cristo!

Il 2 febbraio 1892, nella stanza cappella dove è morto San Camillo, la Vannini con altre due giovani ricevono, dalle mani del Superiore generale dei Camilliani, lo scapolare e la croce rossa, e il 19 marzo di quello stesso anno, P. Tezza veste dell’abito religioso, contrassegnato dalla croce rossa, Giuditta, che prende il nome di suor Maria Giuseppina.

Pure in mezzo a grandi povertà, il primo nucleo aumenta e alla fine del 1892 sono già quattordici, nel1893 è aperta una nuova comunità a Cremona e nel 1894 a Mesagne nelle Puglie; seguiranno altre case altrove. Le difficoltà non mancheranno ma con la grazia di Dio e la benedizione dei poveri che assistono, la piccola famiglia prosegue sicura la sua missione.

A causa di infondate calunnie, il P. Tezza viene allontanato dalle figlie e Madre Vannini rimane sola alla guida della nascente comunità. Nonostante una salute debole, spesso travagliata da languori e da emicranie, la Madre non si risparmia, visita ogni anno le case, si prodiga per le Figlie e le accompagna con amabilità e con vigore.

Nel 1910, dopo l’ultima visita a tutte le case in Italia e in Francia, è colpita da una grave malattia di cuore. Passa gli ultimi mesi sofferente nel corpo e per un certo periodo anche nello spirito per timori e ansietà sulle sorti dell’Istituto.

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Reliquia del Cuore di San Camillo ospite dell’Ospedale “Madre Giuseppina Vannini” di Roma, Istituto delle Figlie di San Camillo.

Così, purificata ulteriormente dal dolore, il 23 febbraio 1911 rende serenamente l’anima a Dio. Il 16 ottobre 1994 San Giovanni Paolo II la proclama “beata”.

La nota caratteristica della spiritualità della Vannini è stata la semplicità! Amava ripetere: “La vera devozione non consiste in molte preghiere e devozioni particolari, né in parolone di basso sentimento di sé. No, cerchiamo la santità nella semplicità”. La rettitudine nell’operare, la gentilezza nel tratto, la bontà con tutti, fare bene ogni cosa, essere presenti a sé stesse e non operare mai a casaccio. Voleva che le sue figlie fossero fedeli allo Sposo divino e conservassero intatto il vero spirito dell’Istituto, secondo gli insegnamenti di San Camillo.

Per lei, come per Camillo, i malati erano “la pupila e il cuore di Dio”, la ragione della sua vita e della sua opera e spronava le figlie a fare altrettanto.

La vita della Vannini è stata segnata dalla sofferenza, ma tale sofferenza è diventata feconda e ha generato vita, è diventata dono; Madre Vannini ha aperto il suo cuore per accogliere le sofferenze dei poveri di ogni genere e ancora oggi continua a pregare presso Dio per tutti noi che imploriamola sua fedele e potente intercessione!

Suor Bernadete, Postulatrice Figlie di San Camillo

 

Vedi anche: http://www.figliedisancamillo.org/ita/chi/vannini.asp

RASSEGNA STAMPA

In copertina le Figlie di San Camillo della Germania. Foto scattata durante la festa della Fondatrice dello scorso anno. Al centro, con l’immagine della Beata Vannini, la Provinciale della Germania: Sr. Gabriella.