COVID19 in Burkina Faso – La testimonianza di p. Paul Ouedraogo

Continua il nostro viaggio in Africa per comprendere come le nostre comunità stiano rispondendo all’emergenza COVID19. Oggi facciamo tappa in Burkina Faso, dove abbiamo intervistato p. Paul OUEDRAOGO, camilliano, medico pediatra e Direttore dell’Ospedale San Camillo di Ouagadougou.

P. Paul ha studiato medicina all’Università Cattolica di Roma, e si è specializzato in pediatria all’Università di Brescia.

«Il mio campo specifico è la neonatologia», spiega P. Paul. «Lavoro insieme ad altri confratelli, p. Cestin Sebastien Pouya Superiore e infermiere specializzato in Otorinolaringoiatria, p. Isidor Bandaogo economo dell’ospedale, p. Luc Zongo farmacista, p. Bakorba Pascal infermiere specializzato in oculistica, p. Marius Belemgnere responsabile del laboratorio, fr. Paul Kabore infermiere specializzato in tecnica di radiologia e coordonatore delle Unità di Cure dell’Ospedale, p. Henri Nitiema chirurgo, p. Etienne Nabolle economo Provinciale e responsabile del servizio ottico, p. Jacques Simpore responsabile della ricerca, p. Salvatore Pignatelli pediatra e p. Marius Soussango capellano»

L’ospedale di Ouagadougou ospita 200 posti letti ed è specializzato in medicina d’urgenza (pronto soccorso pediatrico e per adulti), medicina generale, chirurgia generale e specializzata, drepanocitosi, pediatria e neonatologia, ginecologia, medicina preventiva, farmacia, radiologia con anche TAC e risonanza magnetica, assistenza spirituale, servizio sociale per l’aiuto ai pazienti poveri e sostegno alle famiglie.

L’ospedale accoglie inoltre 900 pazienti al giorno per varie visite ambulatoriali. Lavorano 401 dipendenti permanenti e 100 dipendenti esterni (prestataires de service). Lo Stato centrale sostiene l’ospedale pagando lo stipendio a 50 dipendenti. Esiste inoltre una convenzione tra l’Ospedale e il ministero della Salute per l’applicazione delle politiche sanitarie nazionali.

Qual è la situazione attuale nel paese, quanti sono i casi di covid accertati 

Il 26 aprile in Burkina Faso contavamo 632 casi positivi di cui 252 donne e 380 uomini con un sex ratio di 1,51. Nove regioni sanitarie su 13 sono state colpite, 20 i distretti sanitari su 45. L’età media dei casi è di 47,9 anni, con pazienti che hanno dai 2 ai 93 anni. I decessi notificati sono 42 con una media di età di 60,9. Il 58% dei decessi COVID 19 hanno oltre 60 anni.

Avete riscontrato polmoniti aggressive prima dello scoppio del Virus?

Si, è da dicembre 2019 che riceviamo, anche in ospedale, alcune forme di sindromi influenzali peggiorate in polmoniti con interstiziopatia visibile alla radiografia. Queste polmoniti sono state trattate con protocolli ordinari. I mesi di dicembre e gennaio in Burkina sono quelli con il tasso più alto di influenze e il primo pensiero è stato a casi di polmoniti stagionali. E li abbiamo trattati come tali.

Quali misure avete adottato?

Il Burkina Faso ha dichiarato ufficialmente i primi casi il 9 marzo 2020. Si trattava di una coppia di pastori protestanti (marito e moglie) che avevano partecipato a un raduno di Mulhouse, in Francia, ed erano rientrati nel Paese stando a contatto con i loro fedeli. Il secondo focolaio è stato quello del mondo diplomatico con l’ambasciatore italiano e quello americano, risultati positivi al test. Successivamente i casi si sono rilevati anche nelle comunità religiose tra cui due vescovi ed alcuni parroci. Da lì a poco la diffusione del virus si è spostata anche alla popolazione di Ouaga, soprattutto a Bobo.

Cosa è stato fatto in ospedale ?

In ospedale, appena abbiamo saputo dei primi casi in Africa occidentale abbiamo cominciato a preparaci. In particolare, abbiamo tenuto 4 corsi di formazioni per il personale riguardante il Covid19 e dato indicazioni per la protezione nella cura dei pazienti

Abbiamo inoltre adottato alcune misure restrittive: maschera obbligatoria per tutte le persone che operavano o che, a vario titolo, sono presenti in ospedale (parenti, ammalati e dipendenti); igienizzazione delle mani già all’ingresso dell’ospedale e davanti ad ogni reparto; distanze di sicurezza di almeno 1 metro.

La Croce Rossa del Burkina Faso, con il supporto del Principato di Monaco, ha donato 4 tende da campo, che sono state installate nei pressi dell’ospedale davanti ai punti di grande afflusso come la cassa centrale, il pronto soccorso, il laboratorio e la farmacia.

Abbiamo chiesto anche il coinvolgimento di volontari. I Camilliani dello Studentato camilliano e dello Juvenat Garçon (15 confratelli) e 15 studenti della Università Saint Thomas d’Aquin. Dopo averli formati abbiamo chiesto loro di presidiare l’ingresso in ospedale per controllare l’accesso e per fa sì che le persone rispettassero le restrizioni e seguissero le regolo igieniche richieste. Nella hall hanno anche tenuto delle piccole lezioni per spiegare ai pazienti la gravità di questo Virus. Il loro aiuto è stato fondamentale.

Negli schermi TV dell’ospedale abbiamo diffusione di programmi esplicativi sul COVID19.

Da un punto di vista farmaceutico, abbiamo prodotto soluzione idroalcolica nella nostra farmacia per le necessità dell’ospedale e della popolazione. Questa attività che esisteva prima del COVID 19 è stata implementata da Padre Luc responsabile della nostra farmacia con l’appoggio del personale e dei volontari.

Una delegazione di 5 medici dell’OMS (WHO) è venuta a fare un sopralluogo dell’ospedale per valutare le nostre capacità eventuali a gestire i pazienti e darci indicazioni pratiche da seguire.

Oltre alle azioni di prevenzione abbiamo attivato una sala di isolamento COVID 19 nel reparto di medicina dell’ospedale. In questa stanza con 4 letti riceviamo tutti i casi sospetti in attesa del test, procedendo con le cure ordinarie del caso in attesa della conferma diagnostica. I casi positivi vengono trasferiti all’Ospedale pubblico di Tengandogo dove ci sono gli apparecchi per la rianimazione.

In questo periodo abbiamo a disposizione anche l’infermeria della Arcidiocesi di Ouagadougou per i sacerdoti positivi al COVID19. Gestiamo questo reparto insieme alle Suore camilliane (Suor Madeleine e Soeur Lallogo) e 4 camilliani (Père Isisdor, Père Pascal, Frere Paul ed io).

Qual è stata la risposta della popolazione :

Inizialmente la reazione è stata di grande paura. Vedendo i tanti morti nei paesi occidentali, tutti si chiedevano come avrebbe reagito l’Africa a una tale catastrofe. E come sempre davanti a situazioni del genere il primo impulso è stato quello di rivolgersi a Dio nella preghiera. I Vescovi hanno inviato una preghiera da recitare nelle famiglie. Anche noi camilliani, tramite padre François Kientega, abbiamo scritto e stampato una preghiera da distribuire a tutti gratuitamente per pregare.

Cosa spaventa di più :

Spaventa la mancanza di mezzi. In Burkina ci sono soltanto 17 respiratori per la rianimazione per 20 milioni di persone. All’ospedale San Camillo abbiamo 6 posti letti previsti nel reparto di Rianimazione che abbiamo finito di costruire nel 2018 ma fino ad ora non siamo riusciti ad attrezzarlo adeguatamente per la mancanza di risorse. Spaventa pure la mancanza di mascherine e altri dispositivi di protezione della popolazione e del personale ospedaliero. Il governo ha previsto il lock down del paese. Per le tante persone che non hanno lavoro e che faticano a vivere, questo diventa un peso insopportabile e crea tanta paura per il futuro.

Le terapie stanno funzionando? 

Si, dal 9 marzo abbiamo registrato 453 guarigioni su 632 positivi. Abbiamo purtroppo il più alto tasso di mortalità dell’Africa occidentale (42 decesssi), significa che non siamo abbastanza resilienti nelle cure dei casi più gravi per mancanza probabilmente di personale qualificato e mezzi a sufficienza. Il protocollo adottato prevede l’uso dell’idrossi clorochina e della claritromicina.

Di cosa c’è realmente bisogno ?

Mascherine di protezione per il personale e per gli ammalati. Sostegno per la produzione locale di disinfettanti (soluzione di cloro e soluzione idroalcolica e si sostenere l’acquisto di materiale per i test. Inoltre, dobbiamo dare la possibilità di effettuare il test ai casi sospetti: il CERBA si è reso disponibile per questo tipo di analisi ma il centro di coordinamento del ministero della sanità, a causa di risorse limitate, ha limitato l’accessibilità solo ai casi sintomatici in priorità. Dobbiamo inoltre attrezzare il servizio di rianimazione dell’ospedale

Il caldo e il numero elevato della popolazione giovane sembrano un vantaggio per sperare in un contenimento dei decessi. Ma nessuno può prevedere cosa succederà. Intanto serve molta disciplina, mezzi, e pregare il Signore affinché ci aiuti. Ringrazio tutti i confratelli e il personale dell’ospedale che in modo spontaneo hanno offerto la loro collaborazione per iniziare subito qualcosa di concreto nella lotta alla pandemia.