E ti vengo a cercare…

di Luca Caiazzo, un giovane giornalista locale

A Mondragone, i giovani delle parrocchie ed i missionari camilliani immersi tra i giovani: missione “Chiesa in uscita”.

«11 maggio 2019 h. 22 SAVE THE DATE»: circola tra i ragazzi che popolano la notte della movida mondragonese un volantino young style con loghi che ricordano gli inviti alle serate musicali dei bar, nella villa comunale fino al molo e parte del lungomare. Circola da una settimana, quasi senza clamore, poiché sull’intestazione ci sono simboli che rimandano ad “altre entità”, qualcosa chiamato “forania”, “diocesi”, insomma “roba di chiesa”. Ma ci sono frasi che in un certo momento e in un certo luogo possono diventare lame affilate: il titolo lo suggerisce una canzone di Battiato “e ti vengo a cercare”, è l’idea dei parroci, del vicario foraneo don Nando Iannotta, dei giovani delle parrocchie che aiutati dalla presenza dei missionari camilliani impegnati a Mondragone in una missione inter-parrocchiale per gli infermi e gli ammalati, si sono recati una settimana prima per distribuire i volantini e poi con tanto di ostensorio e statua della Vergine Maria in una tenda-gazebo con la provocazione stimolante: “Gesù è qui, ti cerca, ti vuole parlare, Egli davvero ti ascolta!”.

È di fatti una presenza aliena, ospitata in virtù della voglia di vivacità, in un luogo che è noto per la musica che sfiora la tolleranza uditiva, che sia di una serata “leggera” o di qualcosa più disco, luogo di incontro dei giovani e di tanti adolescenti, pochi genitori che vigilano sui loro figli che evadono verso i bar in cerca di intrattenimento, di un diversivo e soprattutto di un divertimento che sazi la serata… per poi ritornare ancora con la stessa compagnia, con altri… con la ragazza o con chi sarà.

Ma don Nando, i giovani aiutati da p. Alfredo M. Tortorella, missionario di San Camillo, dalle tante suore… armati di chitarra, coinvolti dai seminaristi e da molti animatori sfidano se stessi: invitare i ragazzi ad entrare nella tenda eucaristica, colpirli con l’offerta di un dialogo diverso, interiore… che smuova la mediocrità del girare a vuoto lì giù a mare, del bere fino a non ricordare i discorsi della serata, gli amici visti e le cose dette. I ragazzi delle parrocchie sono diventati missionari, nello stile che Papa Francesco consegna con la Evangelii gaudium: avvicinarsi per trasmettere e attrarre senza fare proselitismo ma testimoniando che Gesù è vivo e chiama alla vita piena chi lo segue. Si parla di ricerca interiore, di “meccaniche divine”, ma anche di apertura, di lotta verso i dogmi, di parole che come una poesia sottile ai più scettici dice: “Chi sei tu che mi cerchi, stasera!?”. Una serata cominciata nella diffidenza, ma che si è tramutata in evangelizzazione di strada: ha radunato circa un centinaio di giovani, di diverse fasce d’età… praticanti e non, credenti e non, alcuni avvicinati pure mentre bevevano un drink… altri semplicemente curiosi, in coppia, in gruppo…altri da soli. Tutti in fila per entrare nella tenda, lasciarsi guardare da quell’Ostia Santa, pur senza capire molto, lasciare un’intenzione, una preghiera, una richiesta o raccogliere un foglietto con una parola della Bibbia, che, per chi voleva, veniva ampliata in un discorso più profondo dai sacerdoti presenti e dalle suore. Poi lo stupore: molti chiedono di confessarsi; si distaccano dal loro programma prefissato per il sabato sera e si immergono in un dialogo con un sacerdote che ascolta la confessione e assolve dalle colpe. Un gruppo di ragazzi che cercano quell’incontro nuovo, intimo e singolare parlando col prete in talare sul muretto “giù a mare”.

Per il camilliano padre Alfredo Maria Tortorella «la Missione inter-parrocchiale è stata proficua anche per la comunità camilliana (ministri degli infermi e le suore figlie di San Camillo), un’opportunità unica non solo per i principali destinatari, gli ammalati, ma anche per le famiglie ed i giovani, tutti gli operatori pastorali e i ministri della comunione. Ci siamo chinati anche in questa serata di evangelizzazione, con lo stile proprio di San Camillo de Lellis, sulle piaghe del corpo e dello spirito, perché coloro che sono lontani dalla Chiesa si sentano toccati nel loro bisogno di guarigione interiore. Il messaggio di misericordia è ora affidato alle parrocchie, portare il Vangelo a chi soffre nel corpo e nello spirito. Un ringraziamento al vescovo Mons. Orazio Francesco Piazza che ha benedetto la missione, ai parroci delle comunità visitate don Nando e don Paolo e don Osvaldo che in autunno ci ospiterà nella sua parrocchia».

Le note che riguardano il grande cammino che fanno la ricerca spirituale, hanno assunto maggiore forza, addirittura inaspettata. E da spettatori di questo evento, da impegnati nell’invito ad attrarre verso Dio, possiamo dire che l’emozione più grossa è arrivata nel vedere quei volti commossi che, usciti dalla tenda, ringraziavano per quel momento così intenso, inatteso, ricercato.

La Chiesa, con questi gesti, dimostra di saper cogliere alcuni dei sentimenti che si agitano nel mondo giovanile, anche al di là degli stretti confini della fede cattolica. Inutile aggiungere che il contesto di postmodernità in cui ci muoviamo è gravido di sfide e di domande di senso anche per la fede. Il cristianesimo sociologico è tramontato un po’ ovunque anche nel nostro Paese. Ma è una proposta esigente, quella del presente, che domanda fiducia del cuore e della mente per non lasciarsi prendere da un pessimismo sterile. Domanda lo sguardo di chi riconosce come nei deserti della società ci siano molti segni della “sete di Dio”, rispetto ai quali c’è bisogno di persone di speranza, “persone‐anfore per dare da bere agli altri” (EG 86). Domanda, soprattutto, “un improrogabile rinnovamento ecclesiale”, che passa dal far crescere la coscienza dell’identità e della missione del laico nella Chiesa: “uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” (EG 20).

Dunque un passare, con i giovani da una pastorale di semplice conservazione a una pastorale più missionaria: incarnare quest’esperienza profonda della gioia del Vangelo, che nessuno può trattenere per sé: “La missione è una passione per Gesù ma, al tempo stesso, è una passione per il suo popolo”. (EG 268)