Inizio del mandato di fr. José Carlos Bermejo come Superiore Provinciale della Provincia Camilliana Spagnola

“I servizi sono una partecipazione al ministero di Gesù Cristo,
il Buon Pastore che dà la vita per le sue pecore” (Gv 10,11).

(Tres Cantos – Spagna 22 giugno 2022)

Facciamo un breve riferimento al canone del codice di diritto canonico abrogato, alla situazione dei religiosi ‘fratelli’ nella storia del nostro Ordine e al momento storico che stiamo vivendo, con la nomina di due religiosi ‘fratelli’ a Provinciali.

La riforma del canone 588§2

“Un istituto clericale è un istituto che, secondo il fine o lo scopo voluto dal suo fondatore o dalla legittima tradizione, è sotto la direzione di chierici, assume l’esercizio degli ordini sacri ed è riconosciuto come tale dall’autorità della Chiesa” (Canone 588§2).

In base a questo canone, nelle congregazioni religiose composte da chierici e fratelli, solo i membri ordinati potevano guidare l’Ordine. Ora la situazione è cambiata. Questo canone è stato appena abrogato dal Papa con un rescritto ufficiale del 18 maggio 2022. Un fatto che, in pratica, rappresenta un’interessante riforma nel modo di governare le congregazioni religiose come la nostra, che non saranno più dirette esclusivamente da chierici. Si apre così la porta ai “fratelli laici” per gli incarichi di governo che prima erano esclusivamente riservate ai chierici.

Già l’11 febbraio scorso, Papa Francesco aveva concesso al Dicastero per la Vita Consacrata la “facoltà di autorizzare, a sua discrezione e in singoli casi” questa possibilità, “fatto salvo il Can. 134§1” del Diritto Canonico (che definisce chi deve essere normalmente considerato superiore maggiore). In questa riforma, l’istanza suprema rimane comunque la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, che “si riserva di valutare il singolo caso e le motivazioni addotte dal Moderatore supremo o dal Capitolo generale”.

Qual è stata l’idea del nostro fondatore San Camillo?

Un’ispirazione, con un’impronta non clericale: “una compagnia di uomini pii e dabbene, che, non per denaro, ma per amore, servissero i malati con l’amore di una madre per il suo unico figlio malato“(anno 1582).

Il carisma di fondazione consisteva nel servizio corporale e spirituale dei malati, poi esplicitato con un quarto voto, che radicalizza il carisma del nostro istituto; un fatto che nella professione dei voti confermiamo: “… prometto a Dio… di servire i malati, anche a rischio della mia stessa vita, in perfetta castità, povertà e obbedienza” (C.29).

Nella sua lettera a padre Pieri del 1611, San Camillo diceva: “… ricordati che il fine della nostra santa vocazione non è quello di ascoltare le confessioni in Chiesa e di riempire le chiese di confessionali. Questo è solo un po’ di corteccia e c’è chi dedica tempo solo a questo. Il nostro obiettivo è invece quello di servire perfettamente i poveri in ospedale e i moribondi nelle loro case…“.

In seguito, il fondatore, nella sua lettera testamento, ribadisce il dovere di fedeltà alla cura corporale e spirituale dei malati, dicendo a tutti di evitare una così grande offesa e sacrilegio a Dio. Camillo era anche contrario alla fondazione di comunità in cui non ci fosse la compresenza di religiosi fratelli e di religiosi sacerdoti.

Una storia di clericalismo?

Tra gli anni 1624-1657, molti religiosi camilliani morirono nell’assistenza ai malati, sia per la peste che per altre malattie.

Il XV capitolo generale (1678), un capitolo triste della nostra storia, fu l’ultimo a cui parteciparono i religiosi fratelli (una situazione che sarebbe cambiata tre secoli dopo); e papa Innocenzo XI, su richiesta della Consulta Generale di allora, escluse i ‘fratelli’ dalla Consulta Generale.

Giulio Maineri cercò di ribaltare la situazione per i fratelli. Ma gli fu impedito da un decreto pontificio di papa Clemente XII. Questa situazione giuridica è durata fino a dopo il Concilio Vaticano II.

Nel 1842 p. Camillo Cesare Bresciani ha voluto avviare il rinnovamento della visione del fondatore, ripristinando l’identità e il ruolo dei fratelli nella vita e nella missione dell’Ordine. Si è spinto fino a rifiutare di prendere in considerazione le proposte di fondazione se, insieme ai padri, nessun fratello fosse stato coinvolto nel servizio infermieristico. Ha anche promosso una formazione paritaria per padri e fratelli.

Chierici o religiosi?

  1. Il Capitolo Generale celebrato a Roma, ha affermato il principio che padri e fratelli, in quanto religiosi e in quanto chiamati ad agire nello stesso ambito operativo, hanno pari dignità, secondo il genuino pensiero del fondatore.
    D’altra parte, con il Concilio Vaticano II, la Chiesa ha scoperto e recuperato ufficialmente i valori profondi della dignità della persona, della partecipazione e della corresponsabilità, dei diritti e dei doveri di ogni cristiano all’interno della Chiesa per la crescita e lo sviluppo del Regno di Dio. Da questa nuova visione, ripresa in parte nel documento Perfectae Caritatis, derivano preziose indicazioni per la posizione dei fratelli negli istituti religiosi.
  1. Il Capitolo Generale celebrato a Seiano ha permesso di superare i dubbi e ha affermato la perfetta parità tra padri e fratelli, compresa quella giuridica. La voce attiva e passiva è stata riconosciuta per tutti i religiosi senza alcuna restrizione. Questa apertura dell’Ordine era in contraddizione con la legislazione canonica in vigore e non poteva essere operativa senza l’approvazione della Congregazione vaticana competente.
  2. La Congregazione Vaticana per la Vita consacrata, con una deroga “ad actum“, ha concesso che tre Fratelli presentati dal Superiore Provinciale potessero essere nominati Superiori Locali.
  3. Il Dicastero per la Vita Consacrata, dopo aver esaminato le richieste della Congregazione per i Fratelli di essere nominati Superiori, ha dato una risposta affermativa “ad experimentum“. Da quel momento in poi, i Fratelli cominciarono a essere nominati Superiori e a partecipare ai Consigli locali e provinciali.
  4. Nel Capitolo Generale di Capiago, un religioso fratello venne stato eletto Consultore Generale dell’Ordine, dopo quasi tre secoli.
  5. Viene approvata la nuova Costituzione del nostro Ordine: essa sottolinea come, rispondendo alla chiamata di Dio, ci mettiamo a disposizione di Cristo secondo uno specifico progetto comune, come Padri e Fratelli, il progetto camilliano definito nella comune missione di servizio ai malati. Per questo motivo, nella prima parte, relativa al carisma dell’Ordine, al n. 1 si legge: “l’Ordine dei Ministri degli Infermi, parte viva della Chiesa, ha ricevuto da Dio, attraverso il suo fondatore San Camillo di Lellis, il dono di far rivivere l’amore misericordioso sempre presente di Cristo per i malati e di testimoniarlo nel mondo”.
    Inoltre, il n. 90 dice: “I padri e i fratelli, in quanto religiosi, hanno la stessa dignità e godono della voce attiva e passiva”.  Così, nella nuova Costituzione, è stata modificata la titolatura di “chierici regolari” (per evitare ogni traccia di clericalismo), recuperando quella di “ministri” degli infermi e ben sottolineando l’identità dei “religiosi”. Così oggi siamo meglio definiti come “Religiosi Camilliani”.

Fratel José Carlos Bermejo, Superiore Provinciale della Provincia di Spagna

Pedro Celso Tramontín, con il consenso dei consultori, ha nominato Fratel José Carlos Bermejo Higuera Superiore Provinciale, per il triennio 2022-2025, dopo aver ottenuto l’espressa autorizzazione della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.

Senza dubbio, per la storia dell’Ordine (e della Chiesa), questo è un momento nuovo. Finora, con un esplicito permesso, i fratelli potevano essere nominati solo come superiori locali. Solo il 18 maggio 2022, con il Rescriptum ex audientia, il Papa ha abrogato il can. 588§2 e, finché rimane in vigore il canone 134§1, i fratelli possono essere nominati – in ogni caso Superiori Maggiori di Istituti clericali, come il nostro.

Come osserva p. Mario Vanti, “la grande provvidenza del Signore non senza motivo e mistero ha voluto che avessimo questo nome di ministri degli infermi, che comprende tutti i padri e i fratelli e l’istituto è comune, in virtù della comune missione“. Aveva ragione Calisto Vendrame quando diceva che Padri e Fratelli sono come le due ali che mantengono l’Ordine all’apice della sua missione e che una provincia senza Fratelli o senza Padri per un servizio globale ai malati, non sarebbe una provincia camilliana come Camillo voleva che fosse.

Per questo motivo, il riconoscimento della suprema autorità della Chiesa con il Rescriptum ex audientia del 18 maggio 2022, consolida una realtà piena di vita e di speranza; una speranza che oggi si cristallizza nella nomina di due confratelli quali Superiori Provinciali del nostro Ordine: Fra Carlo Mangione nominato Provinciale della Provincia Siculo-Napoletana e Fratel José Carlos Bermejo, che oggi assume l’incarico di Provinciale della nostra Provincia Spagnola. Auguriamo a entrambi l’assistenza dello Spirito che ha guidato il nostro fondatore San Camillo.

Neiber Cabrera

Nota: presi come fonti di riferimento:

  • Calisto Vendrame, “I Fratelli nei Religiosi Camilliani”, Bilbao, 2015.
  • Angelo Brusco e Francisco Álvarez, “La Espiritualidad Camiliana, itinerarios y perspectivas”, traduzione spagnola, Madrid, 2003, pp.87-109.
  • Costituzione e disposizioni generali del nostro Ordine, Roma, 2017.

 Traduzione in italiano dall’originale in lingua spagnola