Verso gli ultimi : la profezia camilliana

Di seguito una piccola parte della relazione che p. Raoul Tekou, religioso camilliano della Provincia del Benin Togo ha esposto durante il Capitolo generale.

La parola degli antichi profeti risuona ancora  oggi nel cuore dei figli di San Camillo soprattutto nella missione verso gli ultimi, quelli  che la Bibbia ha chiamato gli anawim, i poveri e gli esclusi. Quando Isaia ha reagito energicamente perché Gerusalemme ha smesso di essere la sposa fedele per trasformarsi in una prostituta (1,21-26) e la vigna curata da Dio ha prodotto soltanto frutti selvatici (5,1-7), era la fedeltà alla fede che lo preoccupava. Questa fede è la garanzia assoluta del rispetto della vita umana. E quando Amos a sua volta ha denunciato le numerose ingiustizie: l’arbitrarietà dei giudici, la corruzione delle autorità, la cupidigia dei latifondisti, l’oppressione dei governanti o quando Osea ha stigmatizzato le ingiustizie e la corruzione regnante (4,1-2) era la sacralità della persona umana che proclamavano, condizione fondamentale per non cadere in una falsa pietà  (1,10-20).

In seguito alla parola dei profeti e illuminati dalla fede in Gesù i Camilliani mettono la persona umana al centro proclamando così la sacralità della vita umana. Questo avviene attraverso scelte e impegni concreti che segnano la vita. La credibilità del profeta moderno richiede rettitudine morale, armonia tra parole e vita e coerenza fra il dire e il fare. In questo senso la profezia camilliana comincia all’interno dell’ordine con un’autentica esperienza di Dio, una vita comunitaria impregnata di umanità, una leadership di servizio e un’ apertura alla novità che non lascia spazio alla rassegnazione.

La condizione principale per questa profezia è di affondare radici nella propria tradizione come gli antichi profeti e scrutare con coraggio nuove orizzonti. Tenendo conto dei contesti particolari, si deve aprirsi anche alla dimensione visionaria che implica l’immaginazione, il sogno di un futuro possibile che si estende oltre le paure e la comodità. Così si comprende l’opzione fondamentale che si declina in principi e azioni radicati nella tradizione carismatica camilliana :

  • Il servizio globale di tutte le categorie di ammalati, dei disabili, degli anziani, e delle famiglie, degli esclusi socialmente, con un’attenzione preferenziale ai più poveri;
  • Promozione della salute, prevenzione e cura integrale della persona malata, ricerca scientifica, alleviamento del dolore;
  • La Formazione – umanistica, professionale ed etica – e animazione cristiana degli operatori sanitari – professionisti e volontari – del mondo della salute;
  • Umanizzazione delle strutture e dei servizi sanitari;
    • 25Pastorale della salute, esercitata nella comunità cristiana, nelle istituzioni sanitarie e socio-sanitarie sia ecclesiastiche che civili.

Qui lo spirito profetico oltre a l’attestazione e la protestazione, raggiunge la proposta concreta di fede viva che rende centrale il rispetto della persona umana soprattutto i più deboli, gli anawim di YHWH. Esiste  uno spirito camilliano che contiene tutt’oggi una profezia per l’umanità.

Conclusione

I profeti hanno fatto una rilettura morale del loro tempo alla luce della fede di Israele, la quale non separa il culto e la tradizione dalla giustizia sociale. Il camilliano è un profeta nel suo essere consacrato e nelle sue opere, nel suo modo di interpretare la realità che lo circonda, partendo sempre della parola di misericordia ricevuta dai profeti.

Scegliere di vivere per gli ultimi, diventare il loro difensore, è il modo migliore di portare alla luce il messaggio profetico della Bibbia. In questo senso lo spirito profetico fa nascere, nutre, fa crescere e sbocciare lo spirito camilliano. Così la profezia biblica ispira e accompagna la vocazione e l’opera camilliana, che contengono una scintilla profetica per illuminare la realtà umana nella sua complessità odierna. All’immagine dei profeti della Bibbia il camilliano è chiamato e mandato a portare un messaggio divino e a compiere gesti che interrogano la coscienza umana, sia a livello personale, ecclesiale, che politico-amministrativo. Rimane la domanda sull’audacia, il corragio di vedere oltre la realtà. La capacità di sognare, d’immaginare uno splendore che non esiste ancora e trovare la forza di farlo avvenire.

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