L’omelia del Superiore generale padre Leocir Pessini a chiusura del IV centenario

OLYMPUS DIGITAL CAMERA“In questi mesi abbiamo percepito con chiarezza che il cuore materno della Chiesa ha protetto la purezza originaria della “piccola pianticella” del nostro carisma, e ci ha spinti con coraggio a rilanciare il dono prezioso della carità misericordiosa verso i malati. È fresco nella nostra mente e nel nostro cuore l’augurio accorato che papa Francesco ci ha rivolto domenica, durante l’Angelus in piazza San Pietro. Ci sentiamo quindi particolarmente responsabili nel custodire e nel far crescere il patrimonio carismatico che ci è stato depositato nel cuore e nelle mani”.

Così il neo Superiore generale dei Camilliani, padre Leocir Pessini, ha introdotto la sua omelia durante la Messa solenne di chiusura dell’anno giubilare camilliano, nella chiesa di Santa Maria Maddalena a Roma.

Il Superiore ha ricordato che “San Camillo non rispondeva solo alla malattia, ma accoglieva ogni persona ferita dalla malattia nella sua più profonda ed inalienabile dignità, realizzando un’accoglienza incondizionata verso tutti quei poveri e miserabili che non rientravano nella logica elitaria del grande rinascimento”.

“Oggi – ha proseguito padre Pessini – siamo chiamati ad essere discepoli missionari nel mondo della salute, contribuendo ad accrescere la cultura dell’incontro in opposizione alla cultura dell’indifferenza, dell’efficienza a tutti i costi e dello scarto, uscendo dal nostro egoismo”.

Il Superiore generale ha concluso con “un invito alla preghiera per tutti i malati, in particolare per i nostri confratelli ammalati che, nella stagione difficile dell’anzianità o della sofferenza, continuano ad essere testimoni fedeli del carisma; una preghiera per chiedere al Signore il dono di sante vocazioni e la perseveranza fedele di tutti noi e in particolare dei giovani confratelli in formazione perché con il loro entusiasmo possano contagiarci per un autentico rinnovamento della nostra vita consacrata”.

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