L’Osservatore Romano – L’incontro nell’aula Paolo VI Speranze e diritti – 23/11/14

10372280_1005344462824717_8957359394599881702_nIl mondo dell’autismo non è solo: il Papa e con lui la Chiesa intera si so­no impegnati ad accogliere e a stare accanto alle persone che soffrono di questo grave disturbo e a sostenere famiglie e associazioni che lottano ogni giorno per garantire i diritti e la possibilità di una vita migliore. Ecco il grande messaggio di speranza lan­ciato — sabato mattina, 22 novem­bre, nell’aula Paolo VI — in occasio­ne del primo grande incontro del Papa con la realtà dell’autismo, a conclusione della conferenza interna-zionale   promossa   dal     Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari.

E stato un dialogo aperto fatto di preghiera e testimonianze, ma anche con il sapore della festa per provare a rompere l’isolamento nel quale gli autistici solitamente restano chiusi. «Proprio per il notevole apporto of­ferto dalla musica a questa specifica patologia — ha precisato l’arcivesco­vo presidente Zygmunt Zimowski -si è ritenuto opportuno che l’incon­tro con il Papa assumesse proprio i contorni   di   una   “festa”,   rendendo

così più agevole il coinvolgimento e la partecipazione delle persone pre­senti, quale segno anche di attenzio­ne, vicinanza e solidarietà».

Concretezza e speranza sono state le direttrici fondamentali dell’appas­sionata testimonianza di Barbara Barigelli Calcari, mamma di Chiara, una ragazza autistica di diciassette anni. «La prima cosa — racconta — è fare il possibile per assicurare ai ragazzi tutti i diritti; E cioè l’accompa­gnamento, l’assistenza domiciliare, l’insegnante di sostegno e l’assistente educativo a scuola, e la terapia occu­pazionale». Sempre «nella speranza che la ricerca scientifica vada avanti e riesca finalménte a trovare soluzio­ni e terapie adeguate». Tra gli artisti presenti, la cantante Àrisa e il gruppo sardo dei Tazenda che ha cantato Ave, Maria bella ac­compagnato > dal coro di sessanta bambini dell’Istituto romano Marymount che hanno anche coinvolto i presenti in una gestualità — darsi la mano seguendo un movimento rit­mico — inconsueta ;per le persone autistiche. Il brano dedicato alla Madonna è stato composto da Mo­gol, da tempo impegnato in prima linea con la moglie per aiutare le as­sociazioni autistiche. Infine il mae­stro Gioni Barbera ha eseguito al pianoforte Rosa mentirosa, un tango di sua composizione. «Ho sperimen­tato di persona quanto siano impor­tanti per i ragazzi autistici l’acco­glienza e l’incoraggiamento con la musicoterapia e la ippoterapia» spie­ga Mogol, raccontando l’esperienza di due cavalcate di oltre cento chilo-metri attraverso l’Italia, sullo stesso percorso che lo vide protagonista nel 1970 insieme a Lucio Battisti. E ag­giunge: «Cerchiamo di dare un aiu­to a concreto a tanti genitori che portano avanti la loro missione quo­tidiana accanto ai figli, senza mai desistere nonostante fatiche e delu­sioni. Ma nella convinzione che la terapia dell’amore sia la migliore cu­ra possibile».

A presentare il complesso mondo dell’autismo al Papa è stato l’arcive­scovo, Zimowski che, all’inizio dell’udienza, ha anche illustrato le linee emerse nei tre giorni della con­ferenza internazionale. L’obiettivo centrale, ha spiegato il presule, è quello di «animare la speranza an­che nelle situazioni più difficili e precarie, nelle quali i lineamenti umani, quantunque deturpati o se­gnati dalla sofferenza, mai e in alcun modo possono offuscare la bellezza e la dignità impresse in ogni persona dal Creatore». Non è mancato nella conferenza anche «un approccio teo­logico e pastorale, per rimarcare il ruolo concreto della Chiesa in que­sta delicata realtà che coinvolge in modo del tutto particolare la fami­glia». In conclusione monsignor Zi­mowski ha annunciato il tema della prossima conferenza internazionale promossa dal Pontificio Consiglio: dal 19 al 21 novembre 2015 si parlerà su come «servire la cultura della vita e dell’accoglienza, a vent’anni dall’Evangelium vitae». Infine l’arci­vescovo ha anche ricordato il cardi­nale Angelini, primo presidente del dicastero, morto nella notte.

Fonte: L’Osservatore Romano, 23 novembre 2014, p. 8.