Non chiamateci eroi, siamo infermieri

Beato chi ha un’occasione così buona di servire Dio al letto dei malati !”

Mai come quest’anno gli infermieri e tutto il personale sanitario sono stati e sono tutt’ora sotto i riflettori lavorando senza sosta e con abnegazione alla cura dei malati di COVID19.

Da tanti sono stati definiti eroi, certamente sono stati degli angeli di carità che non si sono risparmiati nell’alleviare lo stato di sofferenza sia fisica che spirituale dei loro assistiti e dei parenti degli stessi, anzi, spesso sostituendosi a loro nei momenti più drammatici. Hanno rischiato e in molti hanno perso la loro vita.

In questa loro dedizione e assistenza incondizionata ci piace credere che la loro fonte di ispirazione sia proprio San Camillo, che amiamo  definire fondatore dell’assistenza infermieristica, una proiezione di quelle regole che San Camillo che fu prima di tutto egli stesso un infermiere e un vero e proprio attuatore di una riforma sanitaria assistenziale attraverso le Regole per ben servire gli Infermi da lui stesso scritte più di quattro secoli fa attuando una vera e propria riforma sanitaria.

La definizione di “fondatore di una nuova scuola di carità” va ben oltre i confini spirituali e si riferisce al progresso da lui promosso nel campo sanitario, attraverso la accentuazione dell’uomo come essere unico ed indivisibile ed il recupero della sua più profonda dignità non lesa dalle condizioni esterne di malattia e di censo.

Tanto da essere proclamato insieme a San Giovanni di Dio patrono degli infermieri con breve di Pio XI Ad perpetuam rei memoriam datato 28 agosto 1930.

Fu proprio nell’assistenza e nella dedizione piena ai malati che Camillo trovò lo scopo principale della sua vita. Nel suo modo moderno di assistenza al malato in cui questi diveniva un essere degno di attenzione nel corpo prima ancora che nell’anima, tanto da essere definito fondatore di una nuova scuola di carità.

Nell’affrontare il problema dell’assistenza, egli seppe creare una rete di solidarietà, attraverso i suoi discepoli ai quali chiedeva di agire con carità, attraverso una presenza costante e vigile accanto al malato, con lo stesso trasporto che nutre una madre nell’assistere il suo unico figlio malato. Con cuore nelle mani.

Ed è proprio la forza viva e toccante di questo insegnamento che possiamo dire aver visto in questi giorni in questi nuovi angeli di carità eredi di San Camillo.