Per ricordare la Serva di Dio Germana Sommaruga a vent’anni dalla sua morte

Atti del Convegno:
“Per ricordare la Serva di Dio Germana Sommaruga
a vent’anni dalla sua morte”.

Introduzione al Convegno di  Lorenzo Moser

Buongiorno a tutti.
Mi presento. Sono Lorenzo Moser, e sono qui in veste di vice presidente dell’Associazione “Amici Insieme con Germana”.
Questa associazione è stata fondata 5 anni fa con lo scopo di promuovere la causa di beatificazione e canonizzazione di Germana Sommaruga. Ma non solo. Infatti abbiamo come obiettivo di farla conoscere, di diffondere il suo pensiero attraverso la
conoscenza dei suoi scritti. 
Ecco il motivo per cui ci troviamo qui. Vogliamo ricordare Germana nel 20° anniversario della sua “nascita” alla nuova vita in Paradiso. E per farlo abbiamo pensato di proporre questo convegno, chiedendo ad alcune persone che l’hanno conosciuta, direttamente o indirettamente appunto attraverso i suoi scritti, di presentarcela. Naturalmente una personalità poliedrica come Germana non è riassumibile in un convegno, ma speriamo che, attraverso la presentazione di questi tre “amici” relatori, sia possibile anche stimolare in voi partecipanti la voglia di approfondire la conoscenza delle sue idee, del suo pensiero.
Cosa si può dire di Germana? Semplificando si potrebbe dire che ha vissuto tutta la sua vita terrena cercando, con le sue idee, i suoi scritti, il suo esempio, di essere a fianco di chi soffre, femminilizzando, se così si può dire, il messaggio forte di San
Camillo. Ma utilizzare questo termine non vuol dire che lo ha fatto servendosi di strumenti, mettendosi in gioco in maniera meno forte, meno “virile” come amava dire lei. Anzi! Un Padre Generale dei Ministri degli Infermi, P. Florindo Rubini (PD 12/04/1888-NA 13/11/1961), ebbe una volta a dirle: “Lei è camilliano!”. Questo per spiegare con quanta forza, con quale tempra Germana abbia cercato di portare avanti le proprie idee, la sua visione di aiutare quanti fossero nella sofferenza, di qualunque
tipo essa fosse.
Perché la sofferenza non è solo quella fisica, ma è anche psicologica, è anche la sofferenza derivante dalla solitudine. Germana voleva che tutti potessero aprire gli occhi, per rendersi conto di quanta sofferenza ci sia intorno a tutti noi. E una volta aperti gli occhi, mettersi in gioco – ciascuno coi propri mezzi – per cercare di farsi prossimo, di lenire la sofferenza. A volte è sufficiente accompagnare una persona con la propria presenza per mandare un messaggio forte. Non servono le parole. Forse la parte più dolorosa dello “star male”, di avere dei problemi, di soffrire insomma, non è tanto o solamente il fatto di chiedersi: “Perché è toccato a me, cosa ho fatto di male?”, quanto il sentirsi solo nell’affrontarlo.
Questo è il messaggio di Germana: la sofferenza esiste, mettiamoci in gioco per aiutare chi ha bisogno.
Un altro aspetto di Germana mi ha colpito molto: la sua libertà. Cosa intendo dire? Di primo acchito, quando si parla di “organizzazioni”, di qualsiasi tipo esse siano, si pensa a qualcosa di chiuso, a un gruppo di persone che si unisce con uno scopo,
cadendo spesso nella tentazione di credersi migliori degli altri nel perseguirlo. Quello che invece mi ha colpito di Germana è stato il fatto che l’ho sempre sentita capace di un’apertura totale all’altro. A chi le chiedeva un consiglio, un chiarimento, Germana ha sempre aiutato la persona a cercare la strada migliore per realizzarsi, per crescere umanamente e spiritualmente; anche nelle scelte vocazionali Germana è sempre stata disponibile con grande discrezione e rispetto, spesso indirizzando la persona verso altri percorsi o Istituti, senza nemmeno tendere a presentarle l’Istituto da lei fondato.
L’Istituto Secolare delle Missionarie degli Infermi, un istituto secolare, formato da donne, laiche consacrate, cioè che vivono pienamente nel mondo, in mezzo alle altre persone, con tutte le problematiche che questo comporta, cercando però di essere
testimonianza evangelica viva, di offrire aiuto, di essere una presenza accanto ai sofferenti.
Ecco come racconta, in un suo scritto, il momento in cui ebbe questa intuizione, nel lontano 6 gennaio 1936: “Un’idea improvvisa, ancora non nitida, ma abbastanza precisa: restare nel mondo, dar vita a un movimento di laiche consacrate che, nel mondo, assistessero i malati nello spirito di S. Camillo, che penetrassero in ogni ambiente anche il più miserabile, e preparassero la via al sacerdote, a Cristo”.
Un percorso nuovo, sconosciuto, spesso problematico. Ma un percorso necessario anche per la Chiesa, e il papa Pio XII accoglie la sua richiesta e la incontra (15 gennaio 1946), ha per lei parole di incoraggiamento. I tempi sono maturi: la Chiesa e il mondo hanno bisogno di persone che abbraccino questa nuova forma di vita consacrata a servizio della sofferenza.
Ora lascio la parola ai nostri relatori che certo sapranno meglio di me parlare di Germana, ciascuno secondo il tema scelto.
Il primo intervento è di Marisa Sfondrini. Giornalista, scrittrice, non ha conosciuto personalmente Germana, ma solo attraverso i suoi scritti. Nel 2010 ha scritto una biografia, “Germana Sommaruga e il ‘sogno’ di Dio”, distribuita in tutta Italia e che poi è stata tradotta in varie lingue e diffusa anche in altri Paesi.
Il secondo intervento avrebbe dovuto essere di Rita Covi. Purtroppo per vari motivi non ha potuto essere presente, è stato quindi chiesto a Rosa Bianca Carpene, che molti di voi conoscono, di intervenire e siamo certi che, nonostante abbia avuto poco tempo per prepararsi, saprà parlarci di Germana con la competenza e l’affetto che deriva da una conoscenza personale e una attiva collaborazione.
L’ultimo intervento è di P. Angelo Brusco, è stato Superiore Generale dei Ministri degli Infermi negli anni dal 1989 al 2001.
Oggi è direttore del Centro Camilliano di Formazione in cui, grazie alla sua fraterna disponibilità, siamo appunto ospiti.
P. Angelo ha conosciuto Germana direttamente.
Ma lasciamo a loro la parola.

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