Rosario Messina – Storia della carità cuore della Chiesa

La chiesa, nata dal costato di Cristo sulla croce, deve vivere della carità, perché come ha scritto Sant’Agostino: “vedi la Trinità se vedi la carità” (De Trinitate 8,8-12)

Compito della Chiesa è continuare il racconto della carità di Dio. Carità che non è una cosa “che si fa”, qualcosa che si da come l’apertura del tesoro del ricco che vuole dare qualcosa del suo superfluo al povero, ma si colloca nella sfera dell’essere. È l’amore gratuito di Dio, totalmente offerto, totalmente estroverso. La Chiesa quindi, nei suoi atti, nelle sue scelte, nelle sue preferenze della carità di Dio. Essa tante volte brancola nel buio. Dio allora scuote la chiesa non con le voci dell’alto, ma con l’urgenza dei bisogni. In ogni tempo, infatti, ci sono nuove povertà e di conseguenza sterminate moltitudini di poveri. Il povero, afferma Luigi Mezzadri “è colui che produce poco. Egli è anche colui a cui manca qualcosa, come denaro, salute fisica, e quindi è degno di compassione, di misericordia”.

Nei volumi di Storia della Chiesa tradizionali si parla poco dei poveri, dei malati e si parla tanto della carità, come vedremo più avanti. O meglio si parla di taluni poveri, come S. Francesco. La massa dei poveri è ignorata. Sono i più, ma è come se non esistessero. Sono i “senza voce”, perché senza importanza. Per questo nella storia non lasciano traccia. Eppure, essi “hanno diritto alla storia”.

In questo studio cercheremo di vedere il rapporto poveri-Chiesa e di studiare questo importante aspetto della vita della Chiesa, cioè il perenne richiamo ai poveri e ai malati e a farsi Chiesa dei poveri. È il tema della carità.

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