Una nuova scuola di carità – I guerrieri del COVID

UNA NUOVA SCUOLA DI CARITÀ – I GUERRIERI del COVI-19 – I VOLONTARI DELLA SALUTE

Nel mese di aprile, l’India ha iniziato a combattere una devastante seconda ondata di pandemia di Coronavirus che ha messo a dura prova le sue infrastrutture sanitarie.
In questa situazione, noi religiosi camilliani ci sono fatti avanti audacemente per rispondere all’emergenza.

Abbiamo scelto di aiutare i pazienti affetti da COVID-19 in ospedale.

Inizialmente abbiamo composto un team di venti religiosi camilliani, sacerdoti, fratelli e studenti in formazione, che hanno iniziato ad offrire assistenza ai malati di covid, nell’ospedale di Santa Filomena, gestito dalle suore JMJ, a Bangalore. La nostra iniziativa ha dispiegato le ‘ali’ di una nuova scuola di carità. Ispirata dalla nostra iniziativa molti altri sacerdoti, rleigiosi, suore e laici si sono uniti a noi attraverso l’associazione giovanile dell’Arcidiocesi di Bengaluru.

Abbiamo iniziato con la sola nostra presenza e in una settimana si è raddoppiato il team di volontari e di operatori. Abbiamo avuto l’aiuto di oltre 120 volontari sanitari divisi in quattro squadre che hanno esteso il nostro aiuto anche ad altri ospedali: l’ospedale St. Martha gestito dalle suore del Buon Pastore, l’ospedale St. John’s Medical College che è gestito dalla Conferenza Episcopale Cattolica dell’India e l’ospedale St. Joseph Covid Care Centre gestito dall’Arcidiocesi di Bengaluru.

Formazione

I volontari che entrano a far parte della squadra ricevono una formazione che comprende un addestramento di base sulla cura dei malati e anche sulla cura e prevenzione di sé stessi e sul rispetto dei protocolli Covid.

Cosa abbiamo fatto

Trattandosi di una situazione pandemica, i pazienti non hanno con loro né assistenti, né familiari. Noi diventiamo, in questo drammatico frangente della loro vita, i loro familiari e li assistiamo nelle loro attività quotidiane (igiene, cura, prevenzione, cibo). A volte si tratta di sedersi accanto a loro e parlare con loro; altre volte stringere la loro mano e accompagnarli nella sofferenza e nella morte.

Cosa dicono i pazienti

Dopo averlo aiutato a prendere cibo, un paziente piegato e con le lacrime agli occhi mi ha detto: “Grazie a te ho potuto mangiare oggi, ieri non ho mangiato nulla!”. Un altro paziente mi ha sussurrato: “Grazie per esserti seduto e avermi ascoltato; ora mi sento rilassato e rinforzato”. Un altro paziente dopo aver sentito che siamo arrivati aiutarli, ci ha salutato dicendo: “Voi siete degli dèi”.

Cosa dicono gli ospedali

“È un grande aiuto quello che state facendo, perché non siamo in grado di raggiungere sempre tutti i pazienti. Grazie alla vostra presenza, il nostro fardello è più leggero, grazie mille”, dice l’amministratore dell’ospedale San Filomena. Così, questa ‘nuova scuola di carità’ è coinvolta profondamente nella cura dei malati di Covid: sempre più ospedali chiedono il nostro aiuto e un numero sempre maggiore di volontari si unisce a noi.

Vedendo la difficoltà di ogni giorno negli ospedali, sento che stiamo facendo un grande servizio ai bisognosi. Molti malati sono morti; spesso le loro condizioni sanitarie si sono irrimediabilmente deteriorate a causa della mancanza di cure. Nel nostro reparto, tre o quattro pazienti sono morti in una settimana per mancata di assistenza e di medicine ecc. Qui ci sono molte restrizioni a complicare la situazione. Curando le persone a domicilio potremmo salvare molte vite; potremmo aiutare le famiglie colpite da Covid offrendo dei kit di cura Covid e assisterle nell’uso delle terapie e nel monitoraggio dell’evoluzione della malattia.

Qual è stato il risultato?

Gioia e soddisfazione nel servire i malati in tempo di emergenza.
Benedizioni da Dio e dalle persone che serviamo.
Sicuro apprezzamento e riconoscimento come “cavalieri e combattenti del Covid”.

Fratel Madhu (camilliano)