Vietnam una primavera camilliana

di p. Arnaldo Pangrazzi

Note storiche

Il 9 dicembre 2017 i religiosi camilliani del Vietnam hanno celebrato 25 anni di storia. Questa pianticella camilliana ha la sua prima semente nell’iniziativa del confratello camilliano p. Antonio Didonè, allora superiore vice provinciale di Taiwan. Egli decise di visitare questa terra prendendo contatti con il parroco di una chiesa cattolica nel cuore di Ho Chi Minh City (ex Saigon).

L’accoglienza positiva ricevuta diventa viatico per un secondo viaggio, intrapreso dallo stesso p. Didonè insieme a p. Felice Chech, in vista di predisporre un progetto concreto di presenza camilliana in terra vietnamita. Tuttavia, le distanze geografiche da Taiwan suggeriscono che la via più fattibile per realizzare il progetto sia di affidarlo direttamente ai confratelli camilliani della Thailandia, ‘vicini di casa’ del Vietnam.

L’allora superiore provinciale della Thailandia, p. Sante Tocchetto, prende in mano la situazione e con il consenso del superiore generale e del consiglio provinciale della Thailandese, procede all’acquisto di una casa (anno 1993), prima dimora dei nostri confratelli, progetto finanziato dalla provincia austriaca.

I primi giovani selezionati quali candidati camilliani sono inizialmente accolti e accompagnati dai salesiani.

Nel 1995 la delegazione thailandese decide di inviare in Vietnam p. Armando Te Nuzzo, per apprendere la lingua locale ed accompagnare i candidati in formazione, con l’aiuto e la collaborazione del p. Peter Kahn, più tardi nominato vescovo, e di p. John Minh, all’epoca sacerdote della cattedrale Notre Dame di Ho Chi Minh City.

Nel 2003 i primi camilliani religiosi professi, John Toai e Peter Vu Ngoc, completati gli studi di teologia nelle Filippine, emettono la professione solenne e ritornano in Vietnam.

Testimonianze del carisma camilliano

Nel 2004 l’arcivescovo di Ho Chi Minh City invita i camilliani a collaborare con l’arcidiocesi nell’assistenza ai malati di HIV/Aids. L’anno successivo c’è un ulteriore ampliamento del ministero attraverso l’apertura di una clinica dove si offre sostegno umano, medico e farmacologico a circa 50 poveri affetti da HIV/Aids.  Poco dopo si inaugura il Mai Tam House of Hope per la cura e il sostegno delle donne e dei bambini orfani o abbandonati con HIV/Aids (circa 80 bambini dai 2 ai 18 anni). Questi bambini, oltre alle problematiche emotive legate alla loro condizione, devono affrontare spesso il pregiudizio o il rifiuto di altri bambini o genitori nelle scuole che frequentano.

La testimonianza data e l’impegno dimostrato nel vivere il carisma camilliano motivano l’arcivescovo ad approvare ufficialmente la presenza dei camilliani nella sua chiesa diocesana nel 2007. È in questo periodo che viene inaugurato il Nazareth House Hospice, un luogo per l’accoglienza dei morenti abbandonati.  Il luogo, estremamente povero e spartano, dispone di 16 posti letto per umanizzare e dare dignità al tramonto della vita. Inoltre, si apre anche la Dong Tien Clinic, per offrire servizi di salute (fisioterapia, agopuntura, trattamento dentale e così via) alle persone non abbienti e bisognose di assistenza.

Sull’onda dei passi compiuti, viene eretta canonicamente la prima comunità camilliana nel 2009 presso la parrocchia Immaculate Heart of Mary (Mau Tam), grazie alla generosa collaborazione del parroco che offre i locali adiacenti alla parrocchia per ospitarli.

Nel 2003 viene fondata la Gary Home per i bambini con cancro provenienti dalla provincia; questi, insieme ai genitori (per un totale di circa 20-30 persone) sono ospitati e alimentati gratuitamente dalla comunità, mentre ricevono le terapie oncologiche in ospedale.

Un elemento caratteristico di tutti questi progetti è che si fondano, totalmente o in buona parte, sulla collaborazione part-time gratuita di professionisti (medici, fisioterapisti, infermiere…), di volontari della comunità e di malati che, dopo essere stati aiutati, scelgono di rimanere vincolati con i camilliani per dare ad altri quello che hanno ricevuto.

I protagonisti della primavera

Attualmente in Vietnam ci sono tre comunità erette canonicamente e, in due di queste, risiede un numero crescente di studenti. Al momento ci sono 25 religiosi vietnamiti con voti perpetui, di cui 13 sacerdoti, inoltre 17 religiosi con voti temporanei e 5 novizi attualmente in Tailandia.

La presenza dei vietnamiti si estende oltre i confini nazionali in progetti di collaborazione con la Tailandia, dove sono impegnati tre religiosi con compiti di formazione (maestro dei seminaristi e maestro dei novizi) e altri tre religiosi in Taiwan con impegni parrocchiali e pastorali. Due religiosi sono in Europa: uno studia alla Gregoriana di Roma e l’altro al Centro de Humanizacion de la salud di Tres Cantos – Madrid (Spagna).

Una caratteristica interessante del gruppo di religiosi vietnamiti riguarda il fatto che entrano nella vita religiosa con una formazione professionale alle spalle (fisioterapisti, anestesisti, infermieri, assistenti sociali, avvocati…).

Considerazioni a margine della visita

È la mia prima visita in Vietnam, una realtà di cui avevo sentito parlare bene da diversi confratelli. Il mio breve soggiorno conferma le valutazioni molto positive su questa giovane pianticella, ma già rigogliosa e carica di promesse.  Diciamo che questa missione rappresenta una buona flebo per tutto l’Ordine.

Sono rimasto colpito dallo spirito dei nostri confratelli e dall’aria positiva e gioiosa che si respira nelle nostre case. Lo stile di vita comunitario è semplice e spartano: non c’è personale esterno assunto, ma tutti sono impegnati nell’assolvere i compiti della cucina, delle pulizie, della lavanderia, dell’acquisto degli alimenti e così via, con i risparmi economici che tale approccio assicura.

In secondo luogo, c’è una forte impronta sociale e camilliana nelle priorità di assistenza della nuova missione. Usando il linguaggio di papa Francesco, si può affermare che i confratelli vietnamiti hanno privilegiato le “periferie esistenziali”, assistendo e dando dignità agli ultimi, agli abbandonati, ai poveri, ai morenti.

In terzo luogo, lo spirito di san Camillo “più cuore in quelle mani” appare sostenuto da una cornice spirituale che alimenta, ispira e coniuga “l’essere con il fare”, il volto di “Marta e Maria” nell’esercizio del carisma camilliano.

Si nota, inoltre, una positiva collaborazione dei confratelli con i sacerdoti diocesani, in particolare con coloro che hanno offerto lo spazio delle loro parrocchie per ospitare la comunità o gli ambulatori, ma anche una progettualità costruttiva con suore di varie congregazioni religiose.

Per tutto ciò che è stato, si esprime gratitudine; per tutto ciò che sarà, si esprime speranza. Speranza che l’entusiasmo del primo drappello di camilliani vietnamiti sappia affrontare con saggezza, umiltà e tenacia le inevitabili tempeste dell’esistenza; speranza che la pianticella cresca ogni giorno di più con la linfa di nuovi candidati; speranza che i confratelli sappiano discernere e rispondere con creatività e lungimiranza alle nuove sfide, per portare il carisma di san Camillo e lo spirito del buon samaritano accanto al variegato mosaico di malcapitati  incontrati lungo le strade del Paese.