Il carisma e la spiritualità della Beata Giuseppina Vannini Fondatrice delle Figlie di san Camillo

 

Sintesi di una riflessione di p. Angelo Brusco

Pubblicata in Camilliani/s, n. 80 anno VIII – settembre-ottobre 1994

Dal secolo XVI, in cui è nato e vissuto san Camillo, ad oggi, il carisma della carità misericordiosa verso gli ammalati, che Camillo de Lellis ha ricevuto da Dio ed ha trasmesso alla Chiesa, si è arricchito attraverso l’apporto di molte persone significative, ciascuna delle quali ha arricchito il disegno originario del Fondatore dei Ministri degli Infermi, aggiungendovi nuove sfumature originali.

Tra queste figure occupa un particolare rilievo Giuseppina Vannini: “la prima croce rossa di san Camillo, che dopo di lui, splenderà a Roma nella luce dei Beati, segno della validità e continuità del suo intramontabile messaggio”. In tale dinamica appare chiaro che il carisma e la spiritualità della beata Vannini vanno ricompresi alla luce del carisma e della spiritualità di san Camillo, anche attraverso la mediazione offerta dal religioso camilliano, beato Luigi Tezza.

Il Dio ricco di tenerezza e di compassione, sperimentato da san Camillo nella sua conversione (2 febbraio 1575) assume il volto del Cristo Crocifisso, nel quale si raccolgono tutte le sofferenze degli uomini, e quello del Cristo divino samaritano, medico delle anime e dei corpi.

Nell’itinerario esistenziale della Beata Giuseppina Vannini, meno sconvolgente e drammatico di quello di Camillo, ma altrettanto significativo, la scoperta e l’esperienza del volto misericordioso di dio, visibile nel cuore del Cristo crocifisso, e nel divino samaritano, avviene attraverso la mediazione del religioso sacerdote camilliano, Luigi Tezza.

Padre Luigi Tezza propone alla giovane Giuditta – il nome della Vannini prima della professione religiosa – di dedicarsi al servizio dei malati e di collaborare con lui alla fondazione di un istituto femminile consacrato a questo stesso scopo, secondo lo spirito di san Camillo. Questa fragile giovane, impegnata in una sofferta ricerca della propria identità e vocazione – anche lei viene dimessa dall’istituto delle Figlie della Carità – trova nell’ideale camilliano la sua strada, il cammino della sua realizzazione umana e cristiana, la perla evangelica della carità, per acquistare la quale vale la pena vendere tutto.

Sia in Camillo che in Madre Vannini la conformazione a Cristo misericordioso avviene attraverso un quarto voto – quello dell’assistenza ai malati anche a rischio della vita – che forma un tutt’uno inscindibile, non un qualche cosa di semplicemente aggiuntivo, con i cosiddetti ‘voti sostanziali’ di religione, povertà, castità e obbedienza.

Il carisma di un fondatore o di una fondatrice è innanzitutto un ‘dono personale’, in quanto trasforma le loro persone, preparandole ad una particolare vocazione e missione nella chiesa.

Quale trasformazione ha causato in san Camillo e nella Beata Vannini, il carisma della carità misericordiosa verso gli infermi?

In primo luogo, i due fondatori sono stati capaci, sotto l’azione dello spirito di Dio, di diventare dei ‘guaritori feriti’, cioè delle persone capaci di integrare la propria sofferenza, facendo di essa una fonte di aiuto per gli altri.

Il processo di maturazione attraverso il dolore implica un’integrazione riuscita di tale esperienza, una riconciliazione con essa, utilizzando tutte le risorse umane e della fede. Come Camillo “maturato dall’esperienza del dolore”, anche madre Vannini ha percorso questo itinerario che le permetterà in seguito di incontrare gli ammalati e i sofferenti con quella libertà necessaria che ha reso il suo servizio ricco di umana comprensione e partecipazione e veicolo efficace della misericordia stessa di Dio.

Un secondo effetto del carisma sulla persona di Camillo e della Vannini è da vedersi in una ‘progressiva unificazione del loro essere’. Questo significa che l’auto-immagine che i due fondatori hanno elaborato durante la loro vita, mettendo insieme più o meno armoniosamente i diversi ‘pezzi di sé’, ha ricevuto una nuova colorazione dal carisma, questo modo particolare e specifico di attuare la sequela di Cristo nella scelta della radicalità della vita cristiana. Tutte le loro potenzialità e le tendenze della loro persona sono state progressivamente purificate e messe a disposizione di quel settore della promozione del Regno, costituito dal servizio misericordioso degli infermi.

Una particolare attenzione merita a tale riguardo, l’assunzione dell’affettività naturale in quella soprannaturale. In chi è guidato dal dono divino della carità misericordiosa verso gli infermi, tutta la ricchezza affettiva della persona viene purificata e messa a servizio di chi soffre. L’agape, l’amore soprannaturale, non sarebbe vero senza l’utilizzazione appropriata della ricchezza emotiva dell’individuo. La carità, infatti, in un clima di freddezza, di acidità, di scostante burocrazia, in un clima non familiare e privo di vibrazioni psico-fisiche, emotive e sensibili, sarebbe il tradimento di sè stessa.

Un terzo effetto del carisma su Camillo e la Vannini è visibile nel tipo di spiritualità da essi vissuta.

Il carisma è il versante di Dio, il dono, l’ispirazione, la chiamata, la missione, la proposta. La spiritualità è la risposta dell’uomo, la sua adesione, il suo impegno, il suo servizio, il suo modo di portare avanti la sua missione e di condurre la vita nello spirito secondo il dono ricevuto.

Madre Vannini percepisce un forte richiamo a rapportare costantemente al centro tutto il proprio essere e agire al ‘Centro’, costituito, per quanti si ispirano al carisma camilliano, dal Cristo sofferente e misericordioso, nel quale è accolto tutto il dolore umano, e che, divino medico, guarisce i malati.  La spiritualità dunque, non si risolve nella preghiera personale e comunitaria, ma è un modo di essere che pervade tutto il comportamento del credente, portandolo ad uniformarsi il più possibile a quello di Cristo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2,20).

 A questo punto le conseguenze sono molteplici:

  • il mondo della salute e della sofferenza percorre le vene della preghiera dei membri della Famiglia di san Camillo;
  • il servizio del malato diventa esperienza di Dio, atto di culto – dimensione liturgica – nei confronti di Cristo presente in chi soffre: “Ero malato e mi avete visitato” (Mt 25,36);
  • il servizio al malato p vissuto come un prolungamento dell’azione terapeutica e liberatrice di Cristo.

San Camillo, invitando i suoi religiosi a servire i malati con cuore di madre, aveva avuto l’intuizione che la cura dei malati deve fare appello a quelle qualità ed atteggiamenti che sono tipici del ‘genio femminile’: la ricettività, la disponibilità, la tenerezza, l’accoglienza, la capacità di ascolto, l’intuizione, la sensibilità nel cogliere le situazioni, l’attitudine a farsi carico dei problemi altrui, l’inclinazione ad offrire il proprio aiuto.

Madre Vannini, accoglienza e trasmettendo il carisma della carità misericordiosa verso gli infermi, ha stabilito un’alleanza significativa, con quelle forze d’amore e di misericordia già attivate nella chiesa da tanti santi e sante della carità che hanno dedicato la loro vita ai malati, apportandovi il tocco originale, che la chiesa riconosce e di cui l’espansione della Congregazione delle Figlie di san Camillo è felice dimostrazione.