Altare maggiore

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Altare maggiore

La Cappella dell’Altare Maggiore, compresa tra due cappelle laterali, rappresenta il fulcro della chiesa, verso cui convergono prospetticamente le linee di costruzione di tutti gli elementi orizzontali e verticali della navata e della crociera, compreso lo sguardo dello spettatore.

All’andamento audace e concavo delle pareti laterali dell’abside e della cornice in alto, fa da contrappunto la linea leggermente convessa della parete frontale, inquadrata da due semipilastri con capitelli dorati, che ha anche lo scopo di migliorare il ritorno acustico del suono dell’organo. La parete frontale accoglie il dipinto con Santa Maria Maddalena in preghiera e la Croce camilliana portata in Gloria dagli angeli. La santa, inginocchiata in primo piano, guarda con estatica partecipazione la croce, assieme a figure di angeli, mentre sullo sfondo un gruppo di putti alati dilata lo spazio in profondità. L’opera, che fu realizzata dal parmense Michele Rocca nel 1698, rappresenta un’importante prova giovanile dell’autore che si trovava ad operare a Roma nella cerchia di Sebastiano Conca. Il dipinto, che era originariamente di forma rettangolare prima che gli venisse aggiunta la centina, forse nel periodo in cui fu decorato a fresco lo spazio sovrastante, venne sistemato in loco nello stesso anno, quando Felice Fardichini ne intagliò la ricca cornice dorata, conclusa in alto da una motivi floreali, colombe e una raffinata conchiglia.

Le parti lignee intagliate della cappella dell’Altare Maggiore si devono a Carlo Bischizzi, mentre le dorature furono eseguite da Alessandro Richebach. Sopra il dipinto troviamo un Gruppo di angeli nell’atto di portare in volo la croce, scolpiti da Pietro Pacilli e inseriti nel timpano concavo che segue l’andamento della cornice alla base del catino absidale. Sulle due pareti laterali e concave dell’abside troviamo due grandi bassorilievi in marmo con Le Marie al sepolcro a sinistra e Noli me tangere a destra. Le sculture, realizzate da Francesco Gesuelli, furono iniziate nel 1756 e collocate nella cappella l’anno seguente.

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Abside e altare maggiore

In alto, nel catino absidale, domina l’affresco con La predicazione di Cristo alle turbe del bolognese Aureliano Milani. Sulla destra si scorge la figura della Maddalena, mentre il Cristo orante è al centro della scena e occupa, con le altre figure, il primo piano della composizione. Sullo sfondo lo spazio si apre in una profonda dilatazione verso un paesaggio e il cielo aperto.

E’ l’opera più monumentale che l’artista abbia lasciato a Roma durante la sua attività.

Alcune fonti ritengono che l’affresco sia stato realizzato durante i lavori di decorazione della volta eseguiti da Michelangelo Cerruti nel 1732. Tra l’abside e la cupola si trova un altro affresco del Cerruti raffigurante La cena in casa del Fariseo. Nella Cappella dell’Altare Maggiore si notano anche due coretti laterali, sopra i due passaggi in legno, con raffinati e minuziosi intagli.

Nel pavimento davanti all’altare compare un’epigrafe del 1758 che fa riferimento alla famiglia Ricci.