L’ospedale è un luogo che potremmo dire in qualche modo “sacro”, dove si sperimenta la fragilità della natura umana, ma anche le enormi potenzialità e risorse dell’ingegno dell’uomo e della tecnica al servizio della vita. La vita dell’uomo! Questo grande dono, per quanto lo si esplori, resta sempre un mistero. Qui, voi cercate di alleviare la sofferenza delle persone nel tentativo di un pieno recupero delle condizioni di salute e molto spesso, grazie anche alle moderne scoperte scientifiche, ciò avviene. Qui si ottengono dei risultati veramente confortanti. Il mio vivo auspicio è che, al necessario progresso scientifico e tecnologico, si accompagni costantemente la coscienza di promuovere, insieme con il bene del malato, anche quei valori fondamentali, come il rispetto e la difesa della vita in ogni sua fase, dai quali dipende la qualità autenticamente umana di una convivenza.
Trovandomi tra voi, mi viene spontaneo pensare a Gesù che, nel corso della sua esistenza terrena, ha sempre mostrato una particolare attenzione verso i sofferenti, guarendoli e donando loro la possibilità di un ritorno alla vita di relazione familiare e sociale che la malattia aveva compromesso. Penso anche alla prima comunità cristiana, dove, come leggiamo in questi giorni negli Atti degli Apostoli, molte guarigioni e prodigi accompagnavano la predicazione degli Apostoli. Sempre la Chiesa, seguendo l’esempio del suo Signore, manifesta una speciale predilezione verso chi soffre, e non cessa di offrire ai malati l’aiuto necessario, consapevole di essere chiamata a manifestare l’amore e la sollecitudine di Cristo verso di essi e verso coloro che se ne prendono cura.
Particolarmente attuale risuona, poi, in questo luogo la parola di Gesù: “Quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40.45). In ogni persona colpita dalla malattia è Lui stesso che attende il nostro amore. Certo, la sofferenza ripugna all’animo umano; rimane però sempre vero che, quando viene accolta con amore ed è illuminata dalla fede, diviene un’occasione preziosa che unisce in maniera misteriosa al Cristo Redentore, l’Uomo dei dolori, che sulla Croce ha assunto su di sé il dolore e la morte dell’uomo. Con il sacrificio della sua vita Egli ha redento la sofferenza umana e ne ha fatto il mezzo fondamentale della salvezza. Cari ammalati, affidate al Signore i disagi e le pene che dovete affrontare e nel suo piano diventeranno mezzi di purificazione e di redenzione per il mondo intero.
(Benedetto XVI, discorso presso il Policlinico “San Matteo” di Pavia – 22 aprile 2007)
I Camilliani su Facebook
I Camilliani su Twitter
I Camilliani su Instagram