CADIS come espressione del carisma Camilliano

Nel giugno del 1614, un mese prima di lasciare la vita terrena, Camillo scrisse una lettera di suo pugno in cui raccomandava ciò che più gli stava a cuore. Ricorda in particolare la carità verso i malati che egli riuscì ad assistere fino alla fine dei suoi giorni.  Questa sua naturale propensione è meravigliosamente raffigurata nel quadro del pittore francese Pierre H Hubert Subleyras, che nel 1746 dipinse “San Camillo de Lellis salva gli ammalati dell’Ospedale San Spirito durante l’inondazione del Tevere del 1598”.

È proprio questa immagine di San Camillo de Lellis il faro dell’azione di CADIS International.
Le braccia di San Camillo che cingono la vita dell’ammalato per metterlo in salvo, sono le braccia di tutte le persone che, oggi, rispondono alle emergenze dovute a disastri naturali e non naturali nel mondo. Religiosi, laici, volontari, tutti spinti dalla misericordia e dallo spirito di carità verso i più vulnerabili.

Ed è così che le nostre mani tendono alle vittime dell’alluvione che nel corso del mese di Giugno ha colpito la regione Assam in India. Le stesse mani che accarezzano e danno sostegno alle donne e ai bambini ucraini rifugiati in Polonia o che si sporcano con la terra arida di Wajir, in Kenya, per far fronte all’emergenza siccità, persistente da troppo tempo. Le mani di chi c’era ad Haiti durante il devastante terremoto dello scorso anno o durante le prime fasi di emergenza a Bohol e Negros, nelle Filippine, a seguito del tifone Odette, e quelle di chi ha fornito medicinali e assistenza durante la prima devastante ondata della pandemia COVID-19.

La Fondazione Camillian Disaster Service (CADIS) International ha accolto la chiamata profetica di essere religiosi camilliani nel nuovo millennio, portando le proprie scelte e i propri interventi a livello internazionale. CADIS persegue con audacia il progetto globale di costruire una comunità resiliente, per sostenere e accompagnare le persone che sono state colpite o esposte a catastrofi naturali o di origine umana.

L’impegno di CADIS nel mondo umanitario è iniziato con un gruppo selezionato di camilliani e di collaboratori laici. Allo stato attuale, il seme che è stato piantato è cresciuto fino a diventare un albero i cui rami stanno portando frutto: un numero significativo di camilliani, di laici, di sacerdoti e di religiosi a livello provinciale o di delegazione si stanno formando per organizzare l’attività di CADIS in sinergia con partner locali e internazionali impegnati in attività umanitarie e di sviluppo.

Noi camilliani, dobbiamo continuamente ricordare la radicalità del nostro quarto voto religioso. Questa radicalità scaturisce direttamente dall’intuizione carismatica di san Camillo e dalla perseveranza dei nostri predecessori, i martiri della carità: affrontare la morte quando è necessario per garantire il bene della persona malata. Significa la possibilità e non solo la probabilità. Questo è lo spirito originale del quarto voto di san Camillo, che nella nostra Costituzione è espresso con la formula “anche con il rischio della vita”. (cfr. Cost. 12.28 e DG 14; cfr. A. Brusco – F. Alvarez (a cura di), La spiritualità camilliana. Itinerari e prospettiva, 94-95).

Offrire servizio alle vittime di disastri e emergenze (guerre, epidemie e pestilenze) è da sempre nel cuore dei Camilliani. Dal 16° al 17° secolo coloro che entravano a far parte dei Camilliani erano ben consapevoli dei tre principali ministeri del servizio ai malati negli ospedali, nelle case, in tempi di pestilenze ed epidemie. Infatti, durante i 24 anni di generalato di San Camillo 240 religiosi camilliani morirono in Italia in luoghi colpiti da epidemie e pestilenze. Nel 1994 l’Ordine ha istituito la «Giornata dei religiosi camilliani martiri della carità», da celebrarsi ogni anno il 25 maggio, in onore dei 300 martiri camilliani che morirono testimoniando il quarto voto, servire il malato anche a rischio della propria vita. Il quarto voto è la vera chiave di volta che apre la porta ai Camilliani e a tutti coloro che condividono lo spirito di San Camillo per sviluppare e sperimentare la sua ricchezza nel rispondere ai segni dei tempi.

Ciò che permette di definire un’esperienza come carismatica è il suo radicarsi nella storia prendendo una forma definita e realizzata attraverso un gruppo stabile di persone che la fanno propria; l’essere un dono di Gesù Cristo di cui riflette una sfaccettatura all’interno dell’ampio caleidoscopio della Sua ricca personalità; lo svilupparsi all’interno di un mutevole contesto storico dal quale raccoglie sfide e stimoli per rinnovate forme di ministero, rimanendo inalterata nel suo essere ma flessibile nel suo operare in risposta ai bisogni del mondo; e il definirsi all’interno della Chiesa contribuendo alla crescita ed alla varietà delle sue ricche iniziative. San Camillo stesso può essere considerato l’iniziatore di CADIS.

Il carisma donato a Camillo è perciò la consapevolezza di dover essere un balsamo di misericordia per ogni sofferenza. Camillo ben conosceva la triste condizione dei malati della sua epoca; lo aveva sperimentato sulla sua stessa pelle. Ciò che avrebbe cambiato lo status quo sarebbe stato un gruppo di persone che – spinte dall’amore di Cristo e dal Suo modello – si fossero fatte carico di lenire tanta sofferenza presente nelle corsie ospedaliere. Tuttavia, la sofferenza è particolarmente evidente laddove il dolore è più che altrove ingiusto, discriminante e, in molti casi, diabolico. Guerre e calamità ne sono un esempio poiché a soffrirne sono sempre i più poveri e deboli e sono sempre il frutto di ingiuste condizioni di vita da cui essi non hanno protezione. Il balsamo della misericordia, per questo, non può tirarsi indietro in quelle condizioni che maggiormente denunciano l’assenza di Dio e ne reclamano la presenza.

Consapevole di tutto ciò, a partire da Camillo fino ai nostri giorni, la presenza dell’Ordine in focolai di guerra, in scenari di devastazione naturale, nei conflitti etnici e nelle malattie epidemiche, è stata considerata come un sommo grado di vivere il carisma di misericordia verso coloro che soffrono sul modello di Gesù stesso, il primo a correre in aiuto, a spargere l’olio balsamico, a piangere con chi piange.

Il carisma è flessibile, un dono in divenire e non una copia carbone dell’esperienza fondante. La flessibilità del carisma, ancorché la sua fragilità, ne testimonia la ricchezza e la perennità: solo ciò che sa cambiare può continuare a sopravvivere; al contrario, ciò che è rigido cade sotto i colpi della vita. Accettando il divenire come regola storica di sviluppo, CADIS contribuisce ad arricchire il panorama ministeriale includendovi gli interventi a favore di persone e popoli che vivono l’esperienza traumatica del dolore, della morte, della privazione di tutto.

Oggi, CADIS ha raccolto la sfida di offrire una sua testimonianza innovativa e profetica per essere camilliani in epoca post COVID-19: la fondazione sta diventando audace nel suo intervento globale per costruire una comunità resiliente, soprattutto là dove le persone sono colpite o esposte a disastri naturali o eventi infausti causati dall’uomo.

In quale direzione ci stiamo muovendo? Tra distruzione materiale e perdite umane, tra sofferenze e agonie indicibili, tra morte e solitudini logoranti, la risposta di CADIS è quella di dare voce (testimonianza credibile) alla sofferenza delle tante famiglie vulnerabili. È un atto di ‘presenza’, di compassione e di tenerezza; è la risposta di una intelligenza che diventa gentilezza e premura nel prendersi cura dei sopravvissuti, con l’offerta e il gesto di una mano tesa, compassionevole e competente.

La nostra vuole essere una presenza testimoniante, che scende nel campo della storia di popoli fragili, per alimentare, con il loro sostanziale contributo,
la fiamma della speranza.