Lettera del Vicario generale alla Grande Famiglia Camilliana

Lettera/Messaggio del Vicario Generale dei Camilliani ai Confratelli, ai membri della Famiglia Camilliana Laica e ai collaboratori e volontari delle opere sanitarie

Carissimi Confratelli, membri della Famiglia Camilliana Laica, e tutti quanti, professionisti sanitari e volontari, che insieme a noi prestate servizio agli ammalati, giunga a tutti e a ciascuno il mio saluto cordiale!

Stiamo vivendo una stagione di dolore e di sofferenza a causa della pandemia Covid-19 che sta colpendo la vita di tantissimi nostri fratelli e sorelle in varie parti del mondo. Si tratta di una pandemia che ci obbliga a cambiare i nostri comportamenti abituali ed alimenta in noi un profondo senso di tristezza e di paura. Questa rapida infezione globale ci mette di fronte alla nostra impotenza, ma alimenta anche la grande speranza di sconfiggerla insieme.

Sono consapevole che tanti di voi stanno combattendo questa ‘battaglia’ in prima linea, impegnandovi nel sostenere, consolare e guarire le persone contagiate e cercando di migliorare e rinforzare i contesti sanitari. Voglio manifestare a ciascuno di voi, attraverso questo messaggio, la mia vicinanza speciale e quella dei miei confratelli consultori, assicurandovi la preghiera, la stima e l’affetto fraterno.

Questa situazione pandemica riporta la nostra memoria ai primi tempi della fondazione del nostro Ordine, un’epoca in cui le pestilenze erano frequenti. A titolo di esempio ricordo la peste scoppiata in Piemonte (Savoia) nel 1599 durante il secondo capitolo generale del nostro Ordine: in questo frangente i nostri confratelli camilliani si sono dimostrati disponibili al servizio ed eroici nell’assistenza a malati. Padre Sanzio Cicatelli annotava:

Molti sacerdoti come fratelli a gara l’uno con l’altro mandarono lettere, e memoriali in Capitolo pregandolo e supplicandolo volesse servirsi e ricordarsi di loro nella presente ispeditione. Anzi (quel che serà sempre degno di eterna memoria) molti padri dell’istesso Capitolo ingenocchiandosi avanti a i piedi di Camillo lo supplicavano con le braccia in croce che non gli facesse perdere una così santa occasione di guadagnarsi quella corona che tiene tanto stretto parentado col martirio, essendo stato esso Camillo il primo di tutti ad offerirsi”. (P. Sanzio Cicatelli M.I., Vita del p. Camillo de Lellis – a cura del p. Piero Sannazzaro, Curia Generalizia. Roma 1980. p. 180).

Pochi giorni fa, il 10 marzo 2020, papa Francesco, all’introduzione della celebrazione eucaristica, presso la Casa Santa Marta (Vaticano), esortava:

Quanta gente che soffre per questa epidemia. Preghiamo il Signore anche per i nostri Sacerdoti perché abbiano il coraggio di uscire e andare dagli ammalati portando la forza della Parola di Dio, l’Eucaristia e accompagnare gli operatori sanitari, i volontari in questo lavoro che stanno facendo”.

Sono passati più di quattro secoli dagli accadimenti che ci racconta padre Sanzio Cicatelli; molte cose sono cambiate; la fragilità umana di fronte alla malattia rimane; anche lo spirito del nostro quarto voto rimane immutato. Le parole di Papa Francesco e il ricordo dell’eroismo di san Camillo e di molti dei nostri predecessori ci incoraggiano a venire in aiuto e sostegno dei malati di Covid -19 e nella lotta contro il coronavirus che la provoca.

Incoraggio ciascuno di voi, nella lotta contro il coronavirus, insieme a tutti gli operatori sanitari, assecondando con senso di responsabilità le indicazioni delle autorità sanitarie nelle diverse regioni dei paesi del mondo dove operate. Continuate a testimoniare “l’amore misericordioso sempre presente di Cristo verso gli infermi” (Cost 1). Servite nel miglior modo che “lo Spirito Santo vi insegnerà” (s. Camillo).

Riconosciamo che il tempo del coronavirus ci invita a coltivare un duplice atteggiamento: umano e cristiano. Il più naturale è quello di restare uniti, perché la compassione verso chi è colpito dal male, è un sentimento profondo, immediato e naturale dell’uomo. Ma c’è un secondo livello di reazione che è più importante: interrogarci sul senso del nostro vivere e sui motivi per cui ci troviamo improvvisamente di fronte a situazioni di prova e pericolo di questo genere. In questo frangente particolare, sia a livello personale, come a livello comunitario, diventa decisivo chiedersi “per chi vivo” e come mi muovo lungo la strada del mio pellegrinaggio terreno. Non ci si può limitare a cercare il modo per scansare il virus, che è certamente una cosa importante, ma bisogna andare oltre. Queste sono occasioni che ci interpellano sul senso della nostra vita e della nostra vocazione specifica.

Carissimi, incoraggiandovi nel vostro servizio all’uomo sofferente e particolarmente all’uomo infetto da Covid-19, vi invito a non smettere di pregare Dio, Signore della nostra vita, per intercessione della Beata Vergine Maria, Salute degli Infermi, di san Camillo, Santa Giuseppina Vannini, Beata Maria Domenica Brun Barbantini, Beati Enrico Rebuschini e Luigi Tezza, e di tutti i nostri Martiri della carità, affinché ci liberi da questa pandemia che ci affligge. Vi abbraccio nel Signore, augurandovi un fruttuoso tempo di quaresima con la certezza che dopo la passione e la morte di Nostro Signore Gesù Cristo celebreremo la Pasqua di Risurrezione.

Roma 15 marzo 2020

Laurent Zoungrana
Vicario Generale