Newsletter N. 87 – Il mondo camilliano visto da Roma… e Roma vista dal mondo

SINODALITÀ IN PROSPETTIVA CAMILLIANA

 Nella nostra attuale e quotidiana esperienza di vita camilliana, mi sembra che il tema della ‘sinodalità’, con i paradigmi e le immagini che ci vengono proposti, oggi, dalla più ampia riflessione ecclesiale, non sia stato diffusamente tematizzato.

Tuttavia, non tematizzare alcuni atteggiamenti o stili di vita non vuol dire necessariamente non viverli.

Papa Francesco, a conclusione del suo discorso ai membri (consacrati e laici) della famiglia carismatica camilliana, durante l’udienza concessa, oramai quasi quattro anni fa, il 18 marzo 2019, offriva questa felice sintesi sul tema sinodale: “vi incoraggio a coltivare sempre tra voi la comunione, in quello stile sinodale che ho proposto a tutta la Chiesa, in ascolto gli uni gli altri e tutte e tutti in ascolto dello Spirito Santo, per valorizzare l’apporto che ogni singola realtà offre all’unica Famiglia, così da esprimere più compiutamente le molteplici potenzialità che il carisma racchiude. Siate sempre più consapevoli che «è nella comunione, anche se costa fatica, che un carisma si rivela autenticamente e misteriosamente fecondo» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 130). Nella fedeltà all’ispirazione iniziale del Fondatore e delle Fondatrici, e in ascolto delle tante forme di sofferenza e di povertà dell’umanità di oggi, saprete in tal modo far risplendere di luce sempre nuova il dono ricevuto; e tante e tanti giovani di tutto il mondo potranno sentirsi da esso attirati e unirsi a voi, per continuare a testimoniare la tenerezza di Dio”.

Il termine ‘sinodalità’ affonda le sue radici nel vocabolo greco synodos, una parola antica nella tradizione della Chiesa. Composto dalla preposizione σύν, ‘con’, e dal sostantivo ὁδός, via, ‘sinodo’ indica il ‘cammino’ compiuto insieme dal popolo di Dio e richiama l’impegno e la partecipazione dell’intero popolo di Dio alla vita e alla missione della Chiesa.

Si tratta di camminare nella stessa direzione, promuovendo la convergenza delle idee e delle azioni e coltivando l’unità nella diversità, l’unità dello spirito nel vincolo della pace (cfr. Ef 4, 3).

Se ci lasciamo accompagnare dall’immagine del ‘sinodo’ intesa come esperienza del camminare insieme lungo la stessa strada, come camilliani, dobbiamo porci alcune domande molto concrete.

Lungo quale strada camminare insieme?

La via maestra da percorrere rimane la nostra magna charta costituzionale. Nella Costituzione e nelle Disposizioni Generali dell’Ordine alcuni termini – nelle loro diverse sfumature lessicali e grammaticali – che ci possono aiutare a declinare la specificità sinodale camilliana sono insistentemente ripetuti: ‘insieme’ ricorre 17 volte; ‘comunione’ 9 volte; ‘collaborazione’ 9 volte; ‘missione’ 10 volte; ‘condivisone’ 8 volte; ‘ascolto’ 5 volte; ‘discernimento’ 3 volte; ‘condivisione’ 3 volte.

Le coordinate per una vita camilliana emergono con grande evidenza: vivere la vita comune orientata alla carità; condividere l’unico carisma; assumere insieme l’identica missione, secondo i doni propri di ciascuno e il servizio richiesto dall’Ordine (cfr. Cost. 14); trattare tutti insieme i problemi di maggiore importanza riguardanti la vita e le attività della comunità (cfr. Cost 19); con apertura e fiducia verso tutti, facilitare il dialogo con i singoli religiosi, per scoprire insieme la volontà di Dio e stimolare la fedeltà agli impegni della vita religiosa (cfr. Cost. 23); inserire le nostre attività in quelle della Chiesa universale e delle Chiese locali, in coordinazione e la collaborazione con altri istituti religiosi, con il clero diocesano, con i laici e le associazioni di apostolato (Cost. 57); ricercare la fedeltà al carisma e il rinnovamento del ministero, in sintonia con lo spirito del Fondatore e le istanze della inculturazione (Cost. 58).

Se la sinodalità si intende e si vive non tanto come un metodo più o meno democratico o una moda attuale, ma come la dimensione dinamica, la dimensione storica della comunione ecclesiale, allora facilmente si può anche intuire quali siano i limiti personali e istituzionali che fratturano la strada comune e ne rallentano il cammino fino alla sedentarietà. Anzitutto, la ricerca di spiritualità del benessere o del confort individuale, nella quale magari si nomina ancora Dio, ridotto però a qualcosa di intimistico, a un’impersonale rappresentazione dell’oltre… È una spiritualità senza dimensione comunitaria né tantomeno ecclesiale, senza esigenze di concrete relazioni e impegni fraterni, che si nutre invece di esperienze soggettive prive di volto, privilegiando una ricerca interiore, e/o formativa, e/o ministeriale narcisistica.

Parafrasando il comando rivolto da Dio ad Abramo, quello da cui ha origine ogni storia di salvezza, “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre” (Gen 12,1), la parola di Dio gli chiede di uscire, di andare, di lasciare tutto ciò che sta intorno a sé, per muoversi verso altre terre, altri orizzonti; e in questa uscita anche da se stesso, egli è chiamato ad andare tra le genti, per portare a tutti la benedizione. Il movimento centripeto del viaggio interiore ha invece finito per assorbire e neutralizzare il messaggio decisivo: “Va’, esci da te stesso!”.

Questa attitudine, contraddicendo in tal modo il messaggio biblico, secondo il quale si cerca Dio se si cerca l’uomo, si crede in Dio se si crede anche negli altri, si ama quel Dio che non si vede se si amano anche gli altri che si vedono (cf. 1Gv 4,20), rischia di compromettere anche il nostro ministero di misericordia verso i sofferenti. Qual è oggi, lo spirito di san Camillo che dovrebbe animare e motivare la nostra vocazione personale e comunitaria; qual è l’intensità mistica, l’alta temperatura dell’anima che in san Camillo gli permetteva di curare – toccando il malato e non delegando esclusivamente ad altri il ‘tocco’ del malato – veramente ‘ogni’ uomo e ‘tutto’ l’uomo?

Qual è la motivazione intima che gli permetteva di toccare un corpo debole, fragile, malato, morente ma contemporaneamente di sfiorare l’anima di quella persona?

 Con quale stile camminare insieme?

La persona che desidera percorrere agilmente, lunghi tratti di strada intuisce che camminare con bagaglio leggero, o meglio, solo con il ‘bagaglio a mano’, è la strategia più performante. Se poi, questo stile agile viene assunto da tutti i compagni di cammino, le tappe da organizzare, le salite da affrontare, gli intoppi da risolvere saranno un’opportunità per crescere nella duttilità e nella resilienza.

Con questa leggerezza, soprattutto di cose e di strutture, sarà più immediato – perché meno sovra strutturato – individuare i bisogni, scendendo dentro le necessità altrui e chi è più affaticato o arranca potrà appoggiarsi con fiducia sugli altri compagni di marcia.

La meditazione della lettera testamento di San Camillo può offrire delle intuizioni forti su un elemento basilare per costruire la sinodalità camilliana e per non annacquare il nostro cammino iniziato come ‘pellegrini dell’Assoluto’, riducendolo ad viaggio tipico dei ‘turisti del sacro’: “…dobbiamo con ogni esatta diligenza e spirito mantenere la purezza della nostra povertà… perché tanto si manterrà il nostro istituto, quanto la povertà sarà osservata ad unguem (fino all’unghia= alla perfezione)”.

La povertà così insistita da San Camillo, risulta essere un incomparabile indicatore dello stato spirituale, non solo nella storia della Chiesa, ma anche nella storia individuale di ciascuno di noi, in particolare come camilliani. Quali sono, nel concreto della nostra vita, gli elementi che mostrano se viviamo o meno nello spirito di questa prima beatitudine? In cosa consiste vivere da “poveri”?

Il povero di spirito accetta che Dio gli penetri dentro e sconvolga la sua esistenza, pronto a ri-programmare la sua vita per seguire le proposte di Dio. Noi diveniamo poveri quando ci liberiamo dalla mentalità egocentrica, dallo spirito di onnipotenza, quando uniamo le nostre energie a quelle altrui e accettiamo di lavorare per un progetto anche se non è stato ideato da noi; quando aspiriamo ai valori e non alle cose; quando sappiamo possedere e donare senza creare dipendenze.

È nella fedeltà alla premura verso i poveri che si costruisce il futuro di noi camilliani. Ma non si può essere dalla loro parte se non abbiamo un cuore liberato da Dio. Occorre essere liberi per mettersi dalla parte di chi non ha voce per farsi ascoltare; bisogna non essere legati da alcuna realtà, per essere liberi da forme di ricatto o di seduzione; liberi per amare in maniera liberante; liberi per lasciarci continuamente interpellare dalla voce di Dio, che annuncia la liberazione con l’avvento del suo Regno.

La società di oggi provoca la vita di sequela di Gesù, in particolare, con “un materialismo avido di possesso, disattento verso le esigenze e le sofferenze dei più deboli” (Vita consecrata 89).  Noi siamo chiamati a rispondere con la sfida della povertà evangelica “spesso accompagnata da un attivo impegno nella promozione della solidarietà, della giustizia e della carità” (Ivi, 89).

Questo stile sinodale dice lo stile stesso di Dio: è segno di una presenza che non si impone, è ombra che accarezza e non travolge, è rifugio che protegge ma non divide né separa.

È quindi profezia! Stare accanto da ‘poveri’ al prossimo ‘povero’, soprattutto fragile e malato, mostra la bellezza di una esistenza senza muri né chiavistelli, che chiudono e impediscono la confidenza ed assicura che nella sofferenza è bene sostare condividendo piuttosto che manipolando.

Quali i nostri compagni di strada e i nostri ‘destinatari’?

Le nostre origini carismatiche sono di matrice sinodale. La prima e sorgiva profezia camilliana risiede nell’intuizione di san Camillo di raggruppare una compagnia di uomini pii e dabbene che per amor di Dio servissero i malati. È attorno a questo nucleo carismatico e spirituale incandescente che l’Ordine nel corso dei secoli, ha risposto alle fibrillazioni centrifughe della storia, riaffermando il valore dell’unità e del camminare insieme.

Nel cuore del cammino sinodale, dobbiamo chiederci se stiamo realmente camminando insieme, sinodalmente con i poveri, i malati e i sofferenti. Questi fratelli sono per noi soggetti, cioè, compagni nel cammino di evangelizzazione.

Realmente noi cresciamo nell’accompagnarci nella vita di tutti i giorni reciprocamente? O loro sono soltanto i destinatari della nostra attenzione pastorale? Cioè siamo ancora noi che dispensiamo generosamente i nostri beni, convinti del loro stato di bisogno e, non piuttosto, siamo anche noi mendicanti di attenzione, di reciprocità, di compagnia, e di sostegno?

Verso quali obiettivi conduce questo cammino condiviso?

Questo incedere sinodale dovrebbe implementare e radicare la nostra consapevolezza attraverso una fattiva co-partecipazione nella riflessione e nella progettazione del presente e del futuro del carisma camilliano.

Noi ci siamo quasi abituati a parlare di collaborazione soprattutto a partire dalla nostra condizione attuale di bisogno e di necessità, a motivo della persistente crisi vocazionale interna e della progressiva riduzione delle risorse esterne.

La sinodalità invece dovrebbe animare in noi una profonda conversione ‘culturale e metodologica’ affinché la nostra ricerca di cooperazione e di condivisione non sia solo ricerca di ‘manovalanza’ ma un autentico confronto con la novità che l’alterità porta sempre con sé.

Tale cammino dovrebbe strutturarsi ed incrociarsi a più livelli:

Collaborazione inter congregazionale (almeno tra espressioni carismatiche similari) per crescere nel nostro senso di appartenenza ecclesiale;

Collaborazione inter provinciale, nelle diverse aree geografiche di province e delegazioni, per crescere nella reciproca conoscenza ed aumentare il senso di unità nell’Ordine;

Collaborazione con il mondo professionale della salute e della malattia, per crescere nella nostra formazione acquisendo competenze, finalizzando un servizio sempre più qualificato per la persona malata;

Condivisione di strutture, risorse e progetti, superando la visione, spesso miope, di progetti personali o di piccole elite, per liberarci da identificazioni personali con tali realtà che alla fine invece di liberare nuove idee e sane energie, ci costringono dentro delle cornici esistenziali e ministeriali sempre più datate.

È sinodale, dunque, un Ordine camilliano che:

cresce nell’amore e nella testimonianza di fede nella misura in cui pone al centro della sua vita e di ogni azione pastorale l’ascolto assiduo della Parola di Dio pregata e vissuta individualmente e comunitariamente;

con l’orecchio del cuore si mette in ascolto – condividendole – delle gioie e delle speranze, delle tristezze e delle angosce degli uomini e delle donne di oggi, dei poveri soprattutto – che sono la carne di Cristo – e di tutti coloro che soffrono;

si pone in atteggiamento di uscita missionaria e, nelle sue varie componenti, cammina insieme, con stile sobrio fraterno;

ascolta la voce dei laici e delle laiche non per concessione, ma per diritto, stimolando e promuovendo la maturazione degli organismi di partecipazione alle scelte e al ministero di misericordia;

guarda al mondo di oggi – soprattutto nell’ambito della salute, della medicina, della bioetica, etc… – con discernimento ma con simpatia, senza paura, senza pregiudizi, con coraggio, alla maniera di Dio che, sentendo suoi i dolori, le gioie e le speranze dell’umanità, «è sceso» a liberarla (Es 3,7-8);

sa dotarsi di strumenti e strutture che favoriscano il dialogo e l’interazione tra tutti i soggetti, assumendo la responsabilità di annunciare il Vangelo della Vita, in un modo nuovo, più consono a un mondo e a una cultura della vita profondamente mutati.

Non amo molto l’immagine del “guado” attribuita alla Chiesa, e in senso traslato al nostro Ordine camilliano, se questo vuol significare che siamo come chi si trova lontano dalle rive, insicuro, magari timoroso di affogare. Preferisco invece l’espressione che usa il Concilio Vaticano II, citando Sant’Agostino: «La Chiesa “prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio”, annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga».

La vera “altra riva”, il luogo dell’approdo, non è un nuovo assetto, nuove strutture, l’assunzione di nuove strategie pastorali: è l’incontro con il Veniente. Anche il nostro Ordine camilliano vive il suo pellegrinaggio nel tempo con speranza e affrontando i vari passaggi con fiducia, convinto che ogni passaggio, e anche ogni difficoltà, è un’occasione per crescere nella fedeltà al Signore e al Vangelo, nella sua mediazione concreta offerta dal nostro carisma specifico.

È difficile dire come saremo nel futuro. Probabilmente saremo meno numerosi – almeno in alcuni contesti geografici che tradizionalmente sono stati generatori di storia camilliana! – più forse anche meno sospinti dalla tradizione ma più mossi dalla convinzione, più preoccupati della nostra coerenza carismatica che del nostro affermarci nella storia.

Credo che ogni vero rinnovamento delle nostre comunità camilliane nasca da un riconoscimento più intenso della centralità di Gesù, buon samaritano, nella nostra vita personale e comunitaria.

Anche il nostro Ordine, parte viva della Chiesa, come ogni realtà ecclesiale, è un poliedro dalle molte facce e le forme che può assumere nel tempo sono diverse, ma tutto proviene sempre da Gesù Cristo e deve condurre sempre a Gesù Cris

 

Messaggio del Santo Padre Francesco per la XXXI Giornata Mondiale del Malato [11 febbraio 2023]

 

«Abbi cura di lui». La compassione come esercizio sinodale di guarigione

Cari fratelli e sorelle!
La malattia fa parte della nostra esperienza umana. Ma essa può diventare disumana se è vissuta nell’isolamento e nell’abbandono, se non è accompagnata dalla cura e dalla compassione. Quando si cammina insieme, è normale che qualcuno si senta male, debba fermarsi per la stanchezza o per qualche incidente di percorso. È lì, in quei momenti, che si vede come stiamo camminando: se è veramente un camminare insieme, o se si sta sulla stessa strada ma ciascuno per conto proprio, badando ai propri interessi e lasciando che gli altri “si arrangino”. Perciò, in questa XXXI Giornata Mondiale del Malato, nel pieno di un percorso sinodale, vi invito a riflettere sul fatto che proprio attraverso l’esperienza della fragilità e della malattia possiamo imparare a camminare insieme secondo lo stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza.

Nel Libro del profeta Ezechiele, in un grande oracolo che costituisce uno dei punti culminanti di tutta la Rivelazione, il Signore parla così: «Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, […] le pascerò con giustizia» (34,15-16). L’esperienza dello smarrimento, della malattia e della debolezza fanno naturalmente parte del nostro cammino: non ci escludono dal popolo di Dio, anzi, ci portano al centro dell’attenzione del Signore, che è Padre e non vuole perdere per strada nemmeno uno dei suoi figli. Si tratta dunque di imparare da Lui, per essere davvero una comunità che cammina insieme, capace di non lasciarsi contagiare dalla cultura dello scarto.

L’Enciclica Fratelli tutti, come sapete, propone una lettura attualizzata della parabola del Buon Samaritano. L’ho scelta come cardine, come punto di svolta, per poter uscire dalle “ombre di un mondo chiuso” e “pensare e generare un mondo aperto” (cfr n. 56). C’è infatti una connessione profonda tra questa parabola di Gesù e i molti modi in cui oggi la fraternità è negata. In particolare, il fatto che la persona malmenata e derubata viene abbandonata lungo la strada, rappresenta la condizione in cui sono lasciati troppi nostri fratelli e sorelle nel momento in cui hanno più bisogno di aiuto. Distinguere quali assalti alla vita e alla sua dignità provengano da cause naturali e quali invece siano causati da ingiustizie e violenze non è facile. In realtà, il livello delle disuguaglianze e il prevalere degli interessi di pochi incidono ormai su ogni ambiente umano in modo tale, che risulta difficile considerare “naturale” qualunque esperienza. Ogni sofferenza si realizza in una “cultura” e fra le sue contraddizioni.

Ciò che qui importa, però, è riconoscere la condizione di solitudine, di abbandono. Si tratta di un’atrocità che può essere superata prima di qualsiasi altra ingiustizia, perché – come racconta la parabola – a eliminarla basta un attimo di attenzione, il movimento interiore della compassione. Due passanti, considerati religiosi, vedono il ferito e non si fermano. Il terzo, invece, un samaritano, uno che è oggetto di disprezzo, è mosso a compassione e si prende cura di quell’estraneo lungo la strada, trattandolo da fratello. Così facendo, senza nemmeno pensarci, cambia le cose, genera un mondo più fraterno.
Fratelli, sorelle, non siamo mai pronti per la malattia. E spesso nemmeno per ammettere l’avanzare dell’età. Temiamo la vulnerabilità e la pervasiva cultura del mercato ci spinge a negarla. Per la fragilità non c’è spazio. E così il male, quando irrompe e ci assale, ci lascia a terra tramortiti. Può accadere, allora, che gli altri ci abbandonino, o che paia a noi di doverli abbandonare, per non sentirci un peso nei loro confronti. Così inizia la solitudine, e ci avvelena il senso amaro di un’ingiustizia per cui sembra chiudersi anche il Cielo. Fatichiamo infatti a rimanere in pace con Dio, quando si rovina il rapporto con gli altri e con noi stessi. Ecco perché è così importante, anche riguardo alla malattia, che la Chiesa intera si misuri con l’esempio evangelico del buon samaritano, per diventare un valido “ospedale da campo”: la sua missione, infatti, particolarmente nelle circostanze storiche che attraversiamo, si esprime nell’esercizio della cura. Tutti siamo fragili e vulnerabili; tutti abbiamo bisogno di quell’attenzione compassionevole che sa fermarsi, avvicinarsi, curare e sollevare. La condizione degli infermi è quindi un appello che interrompe l’indifferenza e frena il passo di chi avanza come se non avesse sorelle e fratelli.

La Giornata Mondiale del Malato, in effetti, non invita soltanto alla preghiera e alla prossimità verso i sofferenti; essa, nello stesso tempo, mira a sensibilizzare il popolo di Dio, le istituzioni sanitarie e la società civile a un nuovo modo di avanzare insieme. La profezia di Ezechiele citata all’inizio contiene un giudizio molto duro sulle priorità di coloro che esercitano sul popolo un potere economico, culturale e di governo: «Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza» (34,3-4). La Parola di Dio è sempre illuminante e contemporanea. Non solo nella denuncia, ma anche nella proposta. La conclusione della parabola del Buona Samaritano, infatti, ci suggerisce come l’esercizio della fraternità, iniziato da un incontro a tu per tu, si possa allargare a una cura organizzata. La locanda, l’albergatore, il denaro, la promessa di tenersi informati a vicenda (cfr Lc 10,34-35): tutto questo fa pensare al ministero di sacerdoti, al lavoro di operatori sanitari e sociali, all’impegno di familiari e volontari grazie ai quali ogni giorno, in ogni parte di mondo, il bene si oppone al male.

Gli anni della pandemia hanno aumentato il nostro senso di gratitudine per chi opera ogni giorno per la salute e la ricerca. Ma da una così grande tragedia collettiva non basta uscire onorando degli eroi. Il Covid-19 ha messo a dura prova questa grande rete di competenze e di solidarietà e ha mostrato i limiti strutturali dei sistemi di welfare esistenti. Occorre pertanto che alla gratitudine corrisponda il ricercare attivamente, in ogni Paese, le strategie e le risorse perché ad ogni essere umano sia garantito l’accesso alle cure e il diritto fondamentale alla salute.
«Abbi cura di lui» (Lc 10,35) è la raccomandazione dal Samaritano all’albergatore. Gesù la rilancia anche ad ognuno di noi, e alla fine ci esorta: «Va’ e anche tu fa’ così». Come ho sottolineato in Fratelli tutti, «la parabola ci mostra con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune» (n. 67). Infatti, «siamo stati fatti per la pienezza che si raggiunge solo nell’amore. Vivere indifferenti davanti al dolore non è una scelta possibile» (n. 68).

Anche l’11 febbraio 2023, guardiamo al Santuario di Lourdes come a una profezia, una lezione affidata alla Chiesa nel cuore della modernità. Non vale solo ciò che funziona e non conta solo chi produce. Le persone malate sono al centro del popolo di Dio, che avanza insieme a loro come profezia di un’umanità in cui ciascuno è prezioso e nessuno è da scartare.
All’intercessione di Maria, Salute degli infermi, affido ognuno di voi, che siete malati; voi che ve ne prendete cura in famiglia, con il lavoro, la ricerca e il volontariato; e voi che vi impegnate a tessere legami personali, ecclesiali e civili di fraternità. A tutti invio di cuore la mia benedizione apostolica.

Roma, San Giovanni in Laterano, 10 gennaio 2023.

FRANCESCO

Articolo pubblicato sul sito della Santa Sede www.vatican.va

CADIS

Appello per aiutare e sostenere le iniziative umanitarie a favore dei sopravvissuti del recente terremoto in Siria e Turchia

 MILIONI DI POVERI E SOFFERENTI SOPRAVVISSUTI IN TURCHIA E IN SIRIA ATTENDONO LE VOSTRE “CENTO BRACCIA” E LE VOSTRE “MANI PIENE DI CUORE” 

 È passata una settimana da quando, il 6 febbraio 2023, il terremoto più devastante di quest’anno ha causato la morte di oltre 20.000 turchi e siriani, la maggior parte dei quali erano i più poveri coinvolti nel mezzo della guerra e della grave crisi politica della regione. Temperature gelide, nevicate e strade danneggiate hanno ostacolato i frenetici sforzi di ricerca e salvataggio dei sopravvissuti intrappolati sotto gli edifici crollati.

Secondo i rapporti, le scosse hanno distrutto più di 2.800 edifici in Turchia. L’epicentro è stato a Gaziantep, dove vivono milioni di rifugiati siriani, appena fuori dalla capitale regionale. Il sisma ha aggiunto ulteriore sofferenza lungo il confine, un’area assediata dal conflitto siriano che dura da quasi 12 anni e dalla crisi dei rifugiati. La Turchia ospita il maggior numero di rifugiati al mondo, circa 3,6 milioni di siriani, secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), che gestisce una delle sue operazioni più estese da Gaziantep.

Centinaia di migliaia di persone in entrambi i Paesi sono rimaste senza casa in pieno inverno. Molti si sono accampati in rifugi di fortuna, parcheggi, moschee, bordi delle strade o tra le rovine, spesso alla disperata ricerca di cibo, acqua e calore. Le priorità includono l’accesso all’acqua potabile, ai servizi igienici e all’igiene (WASH), all’assistenza sanitaria, al riparo, al sostegno e alla protezione psicosociale e alle forniture materiali come tende, letti e coperte.

I bambini colpiti dal terremoto sono ora estremamente vulnerabili e a rischio. Centinaia di migliaia sono ora senza casa, separati dalle loro famiglie, esposti a malattie e al rischio di sfruttamento, come il lavoro minorile e la tratta. I bisogni umanitari erano già estremamente gravi nel nord-ovest della Siria e questo terremoto catastrofico ha aggiunto un trauma alla crisi in corso. Le strutture sanitarie erano già male attrezzate e non in grado di far fronte alle necessità e alcune sono state distrutte. Alcuni membri delle famiglie colpite hanno subito l’impatto fisico e mentale del terremoto. Innumerevoli sopravvissuti hanno bisogno di farmaci per altre malattie come ipertensione, diabete, malattie respiratorie, cancro e altre. Le donne incinte sono a rischio di aborto e altre complicazioni.

Ancora una volta, facciamo appello alla vostra generosità. Ascoltate i gemiti e l’appello di queste persone più vulnerabili. La vera sofferenza è qui, e tutti noi siamo chiamati ad ascoltare le “grida degli anawim”. CADIS International ha stabilito un contatto con la comunità dei Cappuccini Francescani e con la CARITAS Turkiye (Istanbul). Stiamo facendo una valutazione continua della situazione, in particolare nei luoghi che non ricevono molto aiuto dalle organizzazioni pubbliche e private.

Alla luce di questa situazione e della preparazione a intervenire e collaborare per portare assistenza ai sopravvissuti, chiediamo il vostro sostegno finanziario. È un bisogno urgente in questo momento. Vi preghiamo di condividere questa missione, la nostra missione e di rispondere tempestivamente alle grida dei sopravvissuti.

Vi preghiamo di fare una donazione al nostro fondo di emergenza:

CONTO:             Fondazione Camillian Disaster Service International – CADIS

INDIRIZZO:       Piazza della Maddalena, 53 – 00186 Roma

NOME DELLA BANCA: BANCA DEUTSCHE

IBAN:                 IT13T 03104 03202 00000 08402 70

BIC-SWIFT:       DEUTITM1582

INDIRIZZO:       Largo di Torre Argentina, 4, 00186 Roma

Vi ringraziamo in anticipo per il vostro grande sostegno e la vostra generosità. Vi preghiamo di tenere i sopravvissuti e i soccorritori nelle vostre preghiere. Vi terremo aggiornati sugli ultimi avvenimenti in loco.

Il buon Dio vi tenga sempre nel suo cuore e, per intercessione di San Camillo de Lellis, possiate godere sempre della benedizione della salute.

PER ULTERIORI INFORMAZIONI

 CADIS – 2 febbraio 2023

Lo scorso 2 Febbraio 2023CADIS International – in occasione della Giornata Mondiale della vita consacrata e in memoria della conversione di San Camillo de Lellis – ha inviato confratelli, collaboratori e benefattori, alla proiezione del film “The letter – un messaggio per la terra”, presso la Basilica Parrocchiale San Camillo de Lellis di Roma.

Papa Francesco, nel 2015, fu autore della lettera enciclica Laudato Si’ incentrata sulla crisi ambientale e rivolta ad ogni singola persona del mondo. Quattro anni dopo le voci del Senegal, dell’Amazzonia, dell’India e delle Hawaii – rimaste ancora inascoltate – sono state invitate ad un dialogo senza precedenti con il Papa. Il documentario “The Letter” è il racconto del loro viaggio verso il Papa e di tutte le esperienze vissute tra Roma e Assisi: tante le storie personali e le informazioni scientifiche sulla crisi planetaria e l’impatto di quest’ultima sulla natura e le persone.

Un viaggio introspettivo – ma al contempo tecnico – verso una maggiore consapevolezza del fatto che non è più possibile continuare ad ignorare il grido della Terra, ma che è necessario agire!

PER SAPERNE DI PIU’

 CADIS – Avvio fase post – emergenza Ucraina

L’assistenza ai rifugiati sta passando dalla fase di emergenza a quella di adattamento e integrazione.
L’obiettivo principale è aiutare i 1.000 rifugiati ucraini ad adattarsi gradualmente e a integrarsi nella società polacca. Alla fine del progetto sono previsti risultati specifici: i rifugiati si sono sistemati in un appartamento regolare, sono impegnati in lavori a tempo parziale o a tempo pieno o nell’autoimprenditorialità e i bambini (2-6 anni) frequentano l’asilo e l’istruzione elementare da 7 anni in su.

Da marzo 2022, CADIS, con la collaborazione della Buddhist Tzu Chi Charity Foundation (BTCCF) e dei Camilliani in Polonia, ha mobilitato la risposta di emergenza in Polonia quando è scoppiata la crisi russo-ucraina il 24 febbraio 2022.

PER SAPERNE DI PIU’

SALUTE E SVILUPPO IN BURKINA FASO PER COLTIVARE VALORE

Sono ormai più di 25 anni che Salute e Sviluppo interviene nei paesi in via di sviluppo, per portare benefici alla popolazione locale grazie a progetti di implementazione e di sviluppo sostenibile. Gli ambiti di intervento sono vari: da quello sanitario – sulle orme di San Camillo de Lellis – a quello dell’istruzione o dello sviluppo agro-alimentare. 

In questo 2023, SeS ha deciso di inaugurare una nuova sfida in Burkina Faso: il progetto “Coltivare Valore: buone pratiche e metodi innovativi per una produzione agro-zootecnica inclusiva e sostenibile” .

PER SAPERNE DI PIU’

Camilliani in Argentina

 Il 22 gennaio 2023, a Buenos Aires, il novizio Enzo Hernan Maximiliano Vargas ha professato i suoi primi voti nel  nostro Ordine camilliano. La bella celebrazione è stata presieduta da S. Ecc.za Rev.ma Mons. Juan Carlos, vescovo ausiliare di Buenos Aires, e ha visto la partecipazione di alcuni religiosi camilliani provenienti da Brasile, Cile, Perù e Argentina e della Famiglia Laica Camilliana dell’Argentina.

 Camillini in INDONESIA

 FLORES/INDONESIA: due nuovi sacerdoti e tre nuovi diaconi per i Camilliani

Domenica 29 Gennaio 2022, i religiosi Camilliani dell’Indonesia hanno vissuta una giornata di gioia e gratitudine al Signore per l’ordinazione di due nuovi sacerdoti – Arnoldus Silvanus, Silvester Naikofi – e tre nuovi diaconi – Andrea Yobe, Bonefonsius Boli Lolan, Dionisius Juang.

A presiedere la liturgia dell’ordinazione nella cappella del Seminario Camilliano di Nita, Maumere, è stato il vescovo della diocesi di Maumere Mons. Edwaldus Martinus Sedu, con la partecipazione di una trentina di sacerdoti tra cui il Superiore Provinciale della Provincia Filippina con due consiglieri, i superiori delegati Camilliani di Taiwan e Australia e circa mille invitati tra parenti, amici e religiosi/e dei vari istituti presenti in diocesi. Le tre ore e mezzo di cerimonia sono state vissute con viva commozione particolarmente dai due nuovi sacerdoti e dai loro genitori e parenti che non hanno risparmiato lacrime di gioia.

Dopo circa tredici anni di presenza in Indonesia, i Camilliani contano ora otto sacerdoti locali, quattro diaconi, ventiquattro professi, quattro novizi e cinquantaquattro seminaristi di filosofia tra cui quattro Pakistani e uno di Timor Est.

Pur mantenendo la formazione dei seminaristi come obiettivo principale, essi dedicano pure particolare impegno alle attività sociali e caritative in favore di centinaia di bambini di famiglie povere e liberando decine di malati mentali incatenati o in uno stato di isolamento in totale assenza di qualsiasi cura medica. A ciò si aggiunge il servizio pastorale in alcuni ospedali e la preziosa visita settimanale ai malati nelle parrocchie.

Attualmente sembra pure giunto il momento di far giungere il carisma di San Camillo di annuncio del Vangelo in altri paesi. Infatti, due sacerdoti saranno inviati come cappellani missionari rispettivamente in Australia e nelle Filippine. Il Signore compie veramente i Suoi prodigi straordinari: in pochi anni di presenza i Camilliani ora possono inviare i loro missionari in altri paesi del mondo. Tutto ciò sicuramente fa onore alla Chiesa, all’Ordine di San Camillo e ai Camilliani dell’Indonesia. Sognare e sperare in un futuro di ulteriore bene non è mai proibito per loro.

Camilliani in BRASILE

Il giorno 31 gennaio 2023, i giovani candidati Gutemberg Ribeiro e Fernando Vieira, hanno iniziato il loro cammino di noviziato nella comunità di Cotia – São Paulo.

 

 

L’11 febbraio, presso la parrocchia di Nostra Signora di Betlemme, a
Descalvado (Brasile), ha avuto luogo l’ordinazione sacerdotale di p. Danilo Servilha
Rizzi, per l’imposizione delle mani e la preghiera del vescovo José Roberto Fortes
Palau, vescovo di Limeira – San Paolo.
Alla celebrazione ha partecipato un gran numero di sacerdoti.
e i sacerdoti diocesani, i religiosi, i familiari, gli amici e i fedeli di
parrocchia.

 

Durante la visita del Superiore Provinciale, P. Mateus Locatelli, alla comunità camilliana di Lagoa Redonda a Fortaleza, in Ceará, il professo Genildo Guarino ha rinnovato i suoi voti temporanei ed è stato istituito nei ministeri di lettore e accolito.

 

Durante la visita del Superiore Provinciale, P. Mateus Locatelli, alla comunità camilliana di Belo Horizonte, Minas Gerais, i giovani religiosi, Matheus e Jacy hanno rinnovato le loro professioni temporanee.

 

 

 Camilliani in VIETNAM

 Sabato 11 febbraio 2023, festa della Madonna di Lourdes e giornata mondiale del Malato, in Vietnam, ad Ho Chi Minh City, sei giovani confratelli, Joseph Tran Quoc Khai, Joseph Le Ngoc Sang, Peter Le Hung Anh, Peter Nguyen Tuan Anh, Peter Hoang Minh Phuc, Joseph Pham Quang Hiep hanno emesso la loro professione religiosa solenne!

Camilliani in PERU’

Con gioia, i confratelli camilliani della vice provincia del Perù annunciano che Elkin Monteza Rivera, Alex Fernández Cueva e Abraham Corimanya Romero hanno emesso la prima professione dei voti religiosi, al termine del noviziato!

 

Camilliani in BURKINA FASO e ad HAITI

 Il giorno 2 febbraio, festa della presentazione di Gesù al tempio e giornata dedicata a tutti i consacrati e le consacrate, in Burkina Faso, con solennità è stata celebrata l’ordinazione diaconale di alcuni giovani confratelli camilliani della provincia burkinabè e della delegazione in Haiti.

 

 

Camilliani in BENIN-TOGO

 Il giorno 4 marzo 2023, i confratelli della provincia del Benin-Togo, insieme ai confratelli della provincia ‘madre’ siculo-napoletana ringrazieranno il Signore, festeggiano il 50mo anniversario (1973-2023) della presenza camilliana in terra beninese e togolese! Sarà presente alla celebrazione anche il nostro superiore generale, p. Pedro Tramontin, e alcuni membri della consulta generale dell’Ordine.

Camilliani a MACCHIA – SAN GIOVANNI ROTONDO – ‘VALLE DELL’INFERNO’

 Sabato 4 febbraio e domenica 5 febbraio 2023, p. Pedro Tramontin, superiore generale dell’Ordine, ha partecipato alle celebrazioni in memoria dell’anniversario della conversione di san Camillo (2 febbraio 1575) organizzate con cura e devozione dai confratelli camilliani della provincia siculo-napoletana, a Manfredonia e San Giovanni Rotondo e in modo particolare, nella Valle dell’Inferno, luogo tradizionale dove viene contestualizzato l’evento della conversione.

 DALLA CONSULTA GENERALE

 Erezione canonica di una nuova casa-comunità camilliana

Il Superiore Generale, vista la domanda presentata da p. Evan Paul A. Villanueva, superiore provinciale della provincia delle Filippine e dal superiore delegato in Indonesia, ha eretto canonicamente la nuova comunità-casa camilliana ‘Saint Camillus Social Centerubicata a Misir, Maumere (Flores) INDONESIA.

Religiosi Camilliani defunti

 “Venite, benedetti del Padre mio! Ricevete in eredità il regno che il Padre mio vi ha dato, preparato fin dalla creazione del mondo; perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto; ero nudo e mi avete vestito; ero malato e mi avete curato; ero in prigione e siete venuti a visitarmi”. (Mt 25,34-36)

 I confratelli camilliani della provincia austriaca comunicano il decesso del religioso camilliano padre LEONHARD GREGOTSCH (nascita: 23/09/1933; professione temporanea: 08/12/1951; professione solenne: 15/07/1955; ordinazione sacerdotale: 29/06/1957).

P. LEONHARD è morto domenica 12 febbraio 2023, a Vienna (Austria). Ricordiamo padre LEONHARD nelle nostre preghiere, affidandolo alla misericordia del Signore Risorto!

 

FIGLIE DI SAN CAMILLO – religiose defunte

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Preghiera ufficiale per chiedere l’intercessione del Beato Luigi Tezza nel centenario della sua morte (1923/2023)

 

Signore Dio, Creatore e Padre, a te la nostra gratitudine per la vita, la vocazione, e la santità del beato Luigi Tezza, che veneriamo nel centenario del suo transito al Cielo.

Aiutaci a custodire e ad attualizzare la memoria grata della testimonianza di fede: “tutto in Dio, tutto per Dio, tutto con Dio”.

Signore Dio, Figlio Redentore, a te la nostra gratitudine per la passione per il Regno di Dio che ha bruciato nell’anima e nelle opere del beato Luigi.

Aiutaci a discernere e ad imitare con creatività la testimonianza di amore: “disposti per la carità a fare sempre più doloroso sacrificio, massime verso i poveri infermi”.

Signore Dio, Spirito Santo, a te la nostra gratitudine per il fiducioso abbandono che il beato Luigi ha nutrito quotidianamente, nell’opera della tua Provvidenza.

Aiutaci a vivere, anche nella notte della prova, la testimonianza della speranza: “Dio sa ciò che fa, e fa tutto per il bene, lasciamoci condurre della sua sempre amabilissima volontà”.

Egli che ha toccato corpi, con samaritana compassione, per sfiorare la loro anima, con materna premura, interceda presso Dio, il dono di incarnare il Vangelo della misericordia affinché dal nostro cuore e dalle nostre mani sgorghi “la generosità di ogni istante e nei dettagli più piccoli della vita”.

Bene, omnia fecit!

Amen.

 

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