Storia delle Province Camilliane: a colloquio con il curatore, Prof. Andrea Ciampani

Anticipando la presentazione del secondo volume della Storia delle Province Camilliane, che si terrà il prossimo 2 maggio presso la società Romana di Storia Patria, abbiamo rivolto alcune domande al curatore della collana, il Prof. Andrea Ciampani.

Professore, come nasce l’idea di questa collana?

Quando, nel 2004, l’Ordine ha deciso di riordinare l’Archivio Centrale è stato creato un gruppo di ricerca che doveva curare la parte scientifica del riordino. All’interno di questo riordino dell’archivio si è anche riflettuto sulla sua valorizzazione.

Già in quel momento insieme agli archivisti sono stati introdotti alcuni studiosi che dovevano appunto servire per proiettare la riflessione sull’Ordine Camilliano all’esterno: perché è chiaro che, se si fa un archivio, questo va aperto a dei fruitori che sono di diverso tipo, non solo interni all’Ordine.

L’idea di uno studio sulla storia dell’Ordine Camilliano attraverso le Province è collegata proprio all’esigenza di coinvolgere, aprire le carte di archivio alla partecipazione di studiosi di storia contemporanea, di storia del risorgimento, di storia del novecento e così via e da loro alla società.

Questa è l’origine del gruppo di lavoro e questo ha permesso una cosa anch’essa abbastanza straordinaria e cioè che si impiantasse un progetto di ricerca con le persone che potessero condividere un percorso insieme.

In che modo questo progetto è collegato al Quarto Centenario della morte di S. Camillo, che cade nel 2014?

Devo dire che fin da subito si è posta la questione dell’anniversario. Nel senso che abbiamo voluto fin dall’inizio che questo lavoro potesse coincidere in qualche modo, visto che era possibile che fosse concluso nel 2014. Questo è l’obiettivo a grande linee, poi dentro a questo sono state affrontate delle problematiche più specifiche.

Come avete organizzato il gruppo di lavoro?

L’idea era che si impiantasse un progetto di ricerca con persone che potessero condividere un percorso insieme attraverso degli step all’inizio meno pressanti, poi via via sempre più intensi.

Abbiamo affidato ad alcuni studiosi lo studio della singola provincia e naturalmente la cosa bella di questo percorso è che c’è stato l’arricchimento reciproco tra coloro che seguivano per l’Ordine questo gruppo di lavoro e gli studiosi coinvolti nel percorso comune . Quindi in questo senso veramente un fatto abbastanza straordinario che non capita tutti i giorni.

Naturalmente qui c’è anche la lungimiranza direi dell’ordine di comprendere che in questo modo il messaggio camilliano giungeva ad una platea molto più ampia di quanto poteva essere appunto una visione puramente diciamo, interna.

Quale taglio avete dato alla storia delle Province camilliane?

Abbiamo deciso di ricostruire la storia delle Province a partire dalla realtà attuale, dall’identità che l’Ordine oggi ha sul territorio. Non ci siamo mossi dall’idea di andare a vedere cosa mancava e cosa non mancava, ma di valorizzare tutta l’esperienza che la storiografia camilliana invece ha prodotto, perché non è che si costruisce dal nulla, c’è una storiografia camilliana significativa in alcuni casi di altissimo livello, quindi valorizzando questa storiografia e valorizzando le fonti archivistiche si è però cercato di ricostruire il tessuto complessivo di una Provincia.

Questo ha significato porsi le domande su singoli aspetti o problematiche che nel passato sono state di grande rilevanza e che oggi magari non lo sono più.

Diciamo che è stata fatta non una scelta intellettualistica, ma si è cercato di partire dall’identità, dalla soggettività storica del presente.

In questo senso quali sono le Province più antiche? Allora la Provincia romana naturalmente, la Provincia siciliana, sicula che poi è diventata da sicula a napoletana, naturalmente la Provincia lombardo-veneta, la Provincia piemontese e poi la Provincia francese e tedesca. Questo spiega un po’ la struttura dell’opera: saranno in tutto 8 volumi, quindi un composto editoriale abbastanza significativo.

E da un punto di vista metodologico, quali scelte avete fatto?

La prima pubblicazione della collana è stata quella sulla riflessione metodologica, la questione di metodo di storia, in relazione all’archivio, su aspetti e problemi della storiografia camilliana.

Da un punto di vista metodologico non abbiamo voluto fare una lettura di tipo apologetico del rapporto con il carisma di San Camillo. Piuttosto, poiché è il motore di tutto, abbiamo voluto cercare di vedere come è stato presente nel corso della storia questo carisma, come si è realizzato completamente.

Il secondo aspetto è stato il rapporto dell’Ordine all’interno dell’esperienza della Chiesa nella sua complessità nel corso di questi anni. Cosa ha fatto questa dinamica nel carisma di servire persone ammalate, fino al rischio della vita, come si è realizzato nel territorio?

Questo è stato l’aspetto forse anche più innovativo, cioè mettere in connessione la storia interna con la storia del territorio, con la storia esterna, attuale.

Da qui sono nate alcune riflessioni su questioni centrali, su questioni chiave che nel profilo della ricostruzione storica della singola Provincia naturalmente sarebbero venute sacrificate, perché comunque i volumi saranno dei volumi interpretativi non di approfondimento di questo o quell’altro episodio.

Si deve cercare di dare il senso comune, il senso generale di questa evoluzione in opere che non siano da eruditi ma che possano essere lette, fruite da persone che vogliono conoscere o la propria storia o la storia dell’Ordine in un territorio. Ovviamente sono emersi momenti fondamentali, tra cui il momento fondativo, quando queste Province nascono. Allora si può fare un riferimento proprio alle modalità di realizzazione, di confronto con gli altri ordini religiosi che sono nati parallelamente o dopo la morte di San Camillo.

Oppure un’altra questione, è appunto come la società recepiva questa presenza o come nasce la strategia di sviluppo di un Ordine. E’ una cosa abbastanza interessante, perché per esempio questo ha significato osservare che se da una parte c’è un impulso dal centro, c’è anche invece una promozione dalle Province, c’è una connessione tra un’intenzionalità dell’Ordine al centro e una invece, come dire, diffusione e anche volontà di crescita in una certa Provincia piuttosto che un’altra. Questo è un fatto storico che è molto interessante, che cambia da Provincia a Provincia.

Pur nella diversità delle singole Province, c’è un tema, un episodio che ricorre più di altri?

Gli episodi su cui in genere la storiografia camilliana si è soffermata sono le pestilenze, oppure per esempio per quanto riguarda l ‘Italia nell’800 il colera, o i terremoti o come nel primo volume “Aspetti e problemi della storia dell’ordine di San Camillo”, sulla grande guerra. Come i camilliani hanno vissuto la grande guerra, quindi l’assistenza ai malati, l’idea che emerge molto è appunto di un’attenzione non tanto a quella situazione ma alla persona come tale, l’attenzione all’uomo propria dell’assistenza camilliana come una cosa che non è così scontata nel corso della storia…

Il percorso storico della collana quale periodo abbraccia?

Anche se ogni volume avrà certamente le sue specificità, abbiamo deciso di fermarci al periodo delle due guerre modiali per due ragioni. La prima nasce proprio dall’origine di questo percorso, cioè dalla volontà di utilizzare al meglio le fonti archivistiche senza spingerci troppo avanti, perché la ricostruzione potrebbe riguardare persone viventi.

C’è poi una seconda ragione di impostazione generale, perché ci siamo resi conto che la seconda guerra mondiale porta un cambiamento nell’impostazione dell’ordine nella dimensione internazionale, si può dire che c’è un salto di qualità; intorno alla questione internazionale in realtà ci sono tante altre problematiche che prima erano meno centrali rispetto ad un Ordine che si ricostruisce nell’Ottocento. Però diversa cosa è la presenza camilliana oggi nel mondo e questa presenza ha la sua radice nella società e nella storia del secondo dopo guerra, sia all’interno dell’ordine che all’esterno dell’ordine.

Quindi ci siamo fermati in questo periodo delle due guerre, anche se qualche volume si spingerà un po’ più sotto alla seconda guerra mondiale, qualcuno un po’ prima: ogni volume individuerà quali sono le scansioni opportune per fermare la propria riflessione.

Mi auguro che ci siano in futuro approfondimenti ulteriori sulle Province del secondo dopoguerra, perché tra dieci anni arriverà il tempo che la storia contemporanea affronti temi degli anni Settanta e Ottanta; quindi credo che, qualora ci sia la volontà, sia opportuno arricchire il quadro di questa esperienza.

Quando è prevista l’uscita del terzo volume?

Il fatto di aver iniziato la ricerca per tempo consente a poter considerare in maniera abbastanza ravvicinata le pubblicazioni.

Il terzo volume sarà dedicato alle Province Francese, tedesca e lombardo-veneta ed è stato affidato ad un unico autore perché sono Province che nascono durante l’Ottocento.

Le successive Province, invece, saranno trattate ciascuna in un volume a parte.

Andrea Ciampani è Professore del Corso di Laurea di Scienze Politiche, sociali e internazionali della LUMSA e illustre studioso di storia italiana dal Risorgimento al Novecento.Anticipating the presentation of the second volume of the History of the Camillian Provinces, to be held on May 2 at the Società Romana di Storia Patria (Roman Society of National History), we asked some questions to the curator of the series, prof. Andrea Ciampani.

Professor, how does the idea of the series get born?

When, in 2004, the Order decided to reorganize the Central Archive it has been created a research group whose role was to cure the scientific part of the reordering. Within this reorganization of the archive it has been developed a reflection on his valorization. At that time some researchers had been already introduced with the archivists. Their function was to project the reflection about the Camillian Order on the outside: that’s because it’s clear that if an archive is done, it should be open to different kinds of users, not just internal to the Order.

The idea of a study the Camillian Order History through the Provinces is precisely bound to the need to involve, to open the archive’s documents to the participation of experts in contemporary history, in history of Risorgimento, XX century history and so on and from them to society.

That’s the origin of the workgroup and this has allowed something quite extraordinary and that is that it has been implanted a research project with people who could share a path together.

How does this project connect to the 4th Centenary of the death of St. Camillus, wich falls in 2014?

I have to say that the anniversary’s question came out immediately. In the sense that since the beginning we wanted this work to someway coincide with it, as it was possible for it to be concluded in 2014. This is roughly the target, then into this one we dealt with more specific issues.

How has the workgroup been organized?

The idea was to implant a research project made of people, who could share a common path through some steps not so critical at the beginning, then gradually more and more intense. We assigned to some experts the study of the single province and naturally the good thing of this course was the mutual enrichment between those who was following the workgroup for the Order and the experts involved in the common path. So in that sense a real extraordinary fact that does not happen every day. I’d say ff course, here there is also the Order’s foresight to understand that in this way the Camillian message reached a much wider audience than through a purely internal vision, let’s say.

What tone did you use for the History of the Camillian Provinces?

We have decided to reconstruct the Provinces History starting from the current reality, from the identity the Order today has on the territory. We didn’t move from the idea to go seeing what was missing and what was not, but to enhance the whole experience the Camillian History has produced instead, because you can’t create anything out of nothing. There is a significant Camillian historiography in some cases at a very high level, so enhancing this historiography and the archival sources we tried to reconstruct, however, the global texture of a Province. This meant ask ourselves questions about single aspects or issues that were of great relevance during the past and that maybe today are not anymore. Let’s say that we didn’t make an intellectualistic choice, we tried to start from the identity, from the present’s historical subjectivity. In that sense, what are the most ancient Provinces? Then of course the Roman Province, the Province of Sicily, which later became Neapolitan, of course the Lombard-Venetian Province, the Piedmont Province and then the French and the German Provinces. All this explains the work’s whole structure: it’ll be made of around 8 volumes, so a quite significant editorial compound.

And from a methodological point of view what choices did you make?

The first publication of the series was the one about the methodological reflection, the matter of the method of history, in relation to the archive, about aspects and problems of the Camillian historiography.

Form a methodological point of view we didn’t want to make an apologetic reading of the relationship with the St. Camillus’ charisma. Instead, as it is the engine of all, we tried to see how this charisma has been present throughout history, how it realized itself completely.

The second aspect was the relationship of the Order into the Church experience in its complexity during these years. What did this charismatic dynamic in serving sick people, even to the risk of life, how did it realize in the territory? This was perhaps the most innovative aspect, that is to link the internal history with the history of the territory., with the external and actual history.

From here some thoughts of about general matters, about key issues that in terms of historical reconstruction of the single Province would have been naturally sacrificed because, however, the volumes will be interpretative and not of investigation of this or that episode.

It’s necessary to give the common sense, the general sense of this evolution in books not only for learned men but also readable and useful to people who want to know their own history or the Order’s history in a territory. Obviously, some fundamental moments have emerged, including the founding moment when these Provinces get born. Then you can make a reference to their mode of implementation, of comparison with other religious Orders that were born in parallel or after the death of St. Camillus. Or another question is precisely how society perceived this presence or how does the growth strategy on an Order get born. It’s something quite interesting because, for example, this meant observing that if on one hand there’s a pulse from the centre, there’s also a promotion from the Provinces instead, there’s a connection between an intention of the Order in the centre and an other, I’d say, diffusion and also will to grow of a certain Province rather than another. That’s a very interesting historical fact, which varies from Province to Province.

Despite the differences between the single Provinces, is there a theme, an episode that occurs more than others?

The episodes, which Camillian historians generally focused on, were plagues or, for example, regarding 19th Century Italy, cholera or earthquakes or, as in the first volume “Aspects and problems of the history of the Order of St. Camillus”, the Great War. How Camillians lived the Great War, the assistance to the infirm, the very idea that emerges is precisely an attention not so much to that situation but to the person as such, the attention to humans that belongs to the Camillian assistance as something that is not so obvious in the course of history…

What period does the historical course of the series embrace?

Although each volume will certainly have its specificity, we decided to stop at the period of the two World Wars for two reasons. The first arises precisely from the origin of this path, that is the desire to make better use of archival sources without going too far, because the reconstruction might involve living people.

Than there’s a second reason of general approach, because we realized that the Second World War brings a change in the Order’s setting in the international dimension, we can say that there has been a qualitative leap; concerning the international question there actually are many other issues that were less central before considering an Order which has been rebuilt in the 19th century. But the Camillian presence today is different and this presence has its roots in the second post-war society and history, both inside and outside the Order.

So we stopped at this period between the two World Wars, although some volumes will get closer to the Second World War, some others will stop before: each volume will identify the appropriate scanning in order to stop its reflection.

I hope that in the future there will be further studies of the Provinces during the second post-war, because in ten years it will be the time for contemporary history to tackle themes of the seventies and the eighties; so I think that, if there’s the will, it would be opportune enrich this experience’s framework.

When is the third volume planned to be released?

The fact that the research has begun soon enough allows to consider fairly close publications.

The third book will be dedicated to the French and German Provinces and also to the Province of Lombardy and Veneto. We just put one author in charge of the work because they’re all Provinces born during the 19th century.

The following Provinces, however, will be treated each one in a separate volume.

Andrea Ciampani is Professor of Politiacal, Social and International Sciences Degree of LUMSA and an illustrious expert of Italian History from the Risorgimento to the 20th century.

Als Vorwegnahme der Vorstellung des zweiten Bandes der Reihe der Geschichte der Kamillianer-Provinzen, die am 2. Mai in der Società Romana di Storia Patria stattfindet, haben wir dem Herausgeber der Reihe – Prof. Andrea Ciampani – einige Fragen gestellt.

Professor, wie entstand die Idee für diese Reihe?
Als sich der Orden im Jahr 2004 entschieden hat, das Generalarchiv neu zu ordnen, wurde eine Forschungsgruppe konstituiert, die den wissenschaftlichen Teil der Reorganisation übernehmen sollte. Im Rahmen dieser Reorganisation des Archivs hat man auch über seine Aufwertung nachgedacht.

Schon zu diesem Zeitpunkt wurden zusammen mit den Archivaren auch einige Wissenschaftler eingeführt, deren Aufgabe es war, die Bedeutung des Ordens der Diener der Kranken außerhalb des Ordens zu untersuchen: denn es ist klar, daß ein eingerichtetes Archiv für unterschiedliche Benutzergruppen offen sein muß, und nicht nur für jene, die dem Orden angehören.

Die Idee einer Studie der Geschichte des Ordens der Kamillianer durch die Provinzen ist gerade damit verbunden, so viele wie möglich einzubeziehen, Wissenschaftler, die sich mit zeitgenössischer Geschichte, Geschichte des Risorgimento und Geschichte des XX Jahrhunderts beschäftigen, ihnen die Archivpapiere zur Verfügung zu stellen, und somit die gesamte Gesellschaft zu erreichen.

Dies ist der Ursprung der Arbeitsgruppe und dies hat auch etwas ganz außergewöhnliches ermöglicht, das heißt, die Erstellung eines Forschungsprojektes mit denen Menschen, die einen gemeinsamen Weg teilen konnten.

Wie steht dieses Projekt mit dem vierten Jubiläum des Todes des Hl. Kamillus , das im Jahr 2014 stattfindet, in Verbindung?

Ich muß sagen, daß sich schon am Anfang die Jubiläumsfrage stellte. Im Sinne, daß wir von Anfang an wollten, daß die Arbeit sich gemeinsam entwickelt und es möglich ist, die Arbeit im Jahre 2014 zu beenden. Das ist im Großen und Ganzen das Ziel, und auf diesem Hintergrund wurden spezifische Fragenkomplexe angesprochen.

Wie haben Sie die Arbeitsgruppe organisiert?

Die Idee war, ein Forschungsprojekt mit Personen einzurichten, die einen am Anfang nicht zu schwierigen und danach einen intensiveren Pfad teilen konnten. Wir haben einigen Wissenschaftlern das Studium der einzelnen Provinz anvertraut, und selbsverständlich war das Schönste dieses Vorgehens die gegenseitige Bereicherung zwischen Jenen, die dieser Arbeitsgruppe für den Orden folgten, und den Wissenschaftlern, die an diesem gemeinsamen Weg teilgenommen haben. Also in diesem Sinne ist das eine ganz außergewöhnlichen Sache gewesen, die nicht jeden Tag passiert. Selbstverständlich würde ich sagen, daß

man hier auch die Weitsicht des Ordens anerkennen kann , der verstanden hat, daß die kamillianische Botschaft ein großflächigeres Publikum als das, was man sich von innerhalb des Ordens vorstellen konnte, erreichen würde.

Was für eine Gestaltung habt ihr für die Geschichte der Provinzen gewählt?

 Wir haben entschieden, von der aktuellen Realität und Identität und der territorialen Verbreitung auszugehen, um die Geschichte des Ordens darzustellen. Wir sind nicht von der Idee ausgegangen, zu zeigen, was fehlt oder nicht fehlt, sondern das zu benützen, was die kamillianische Geschichtsschreibung bisher produziert hat und auf diesen Fakten aufzubauen. Diese kamillianische Historio­graphie ist bedeutend und oft sehr anspruchsvoll, und durch ihre Benützung als auch durch die Benützung der Dokumente des Archivs hat man versucht, die Gesamtstruktur der Provinzen darzustellen.

Dies bedeutet, sich Fragen zu einzelnen Themen und Problemen zu stellen, die in der Vergangenheit große Bedeutung hatten und vielleicht heute nicht mehr wichtig sind.

Sagen wir,daß keine intellektuelle Wahl getroffen wurde, sondern man hat versucht, von der Identität und der historischen Subjektivität der Gegenwart auszugehen.

In diesem Sinne, welche sind die ältesten Provinzen? Also, selbsverständlich die Römische Provinz, die Sizilianische Provinz, die später von Sizilianisch in Neapolitanisch wechselte, selbsverständlich die Lombardo-Venezianische Provinz, die Piemontesische Provinz und dann die Französiche und die Deutsche Provinz. Dies erklärt ein wenig die Struktur der Arbeit: es werden 8 Bände sein, also ein ziemlich bedeutungsvolles redaktionellen Werk.

Welche Wahlen habt ihr von einem methodologischen Standpunkt aus getroffen?

Der erste Band der Reihe betraf eine methodologische Betrachtung über die Frage der Geschichtsschreibung im Zusammenhang mit dem Archiv in Bezug auf Aspekte und Probleme der kamillianischen Historiographie.

Von einem methodologischen Standpunkt aus haben wir keine apologetische Darstellung der Beziehung mit dem Charisma des Heiligen Kamillus machen wollen. Eher, da es das Triebwerk von allem ist, wollten wir versuchen zu sehen, wie im Laufe der Geschichte dieses Charisma entstanden ist und wie es sich ständig weiterentwickelt hat.

Der zweite Aspekt war die Beziehung des Ordens innerhalb der Erfahrung der Gesamtkirche in ihrer ganzen Komplexität im Laufe der Jahre. Was hat diese Dynamik des Charisma bei der Pflege der Kranken bis zum Lebensrisiko hervorgerufen, wie hat sie sich auf dem Territorium verwirklicht?

Dieses ist vielleicht auch der innnovativste Aspekt gewesen, sozusagen, die innere Geschichte mit der Geschichte des Territoriums und mit der äußeren aktuellen Geschichte, zu verbinden.

Daher sind Überlegungen zu zentralen Themen entstanden, die man höchstwahrscheinlich in der historischen Rekonstruktion einer einzelnen Provinz hätte opfern müssen. Die Bände sind aber interpretativ und vertiefen nicht diese oder jene Episode.

Man muß versuchen, einen allgemeinen Sinn dieser Entwicklung darzustellen, auch für Werke die nicht von Gelehrten gelesen werden, sondern auch von Leuten, die entweder die eigene Geschichte oder die Geschichte des Ordens im Gebiet kennen möchten. Selbstverständlich sind Schlüsselmomente aufgetaucht, unter anderem der Gründungsmoment der Entstehung der Provinzen. Dann kann man einen Bericht über die Art der Entstehung machen, die dann mit anderen religiösen Orden die zur Zeit oder nach dem Tode des Heiligen Kamillus entstanden sind, verglichen werden kann.

Eine ganz andere Frage ist auch, wie die Gesellschaft diese Anwesenheit aufnahm oder wie die Entwicklungsstrategie eines Ordens funktioniert. Dieses ist ziemlich interessant, da es zum Beispiel bedeutet, daß, wenn von der einem Seite ein Impuls des Zentrums besteht, sich auch eine Förderung von Seiten der Provinz bildet. Es gibt eine Verbindung zwischen Absichtlichkeit des Zentrums des Ordens und einem Willen um Verbreitung des Wachstums in der einen oder anderen Provinz.

Das ist eine sehr interessante historische Tatsache, die sich von einer Provinz zur anderen ändert.

Trotz der Verschiedenheit der einzelnen Provinzen, gibt es ein Thema, eine Episode, die öfter als die  anderen wiederkehrt?

Die Vorfälle bei denen die Kamillianische Historiographie verweilt sind die Pestepidemien, oder zum Beispiel im Italien des XIX Jahrhunderts die Cholera, oder Erdbeben oder wie, zum Beispiel im ersten Band “Aspekte und Probleme der Geschichte des Ordens des Heiligen Kamillus“ beschrieben, der große Krieg. Wie die Kamillianer den großen Krieg durchlebt haben, bedeutet die Krankenpflege, die meistentstehende Idee einer Aufmerksamkeit nicht nur der Situation gegenüber sondern speziell der Person als solche, die Aufmerksamkeit dem Menschen gegenüber, die besonderszur kamillianischen Krankenpflege gehört als etwas, das im Laufe der Geschichte nicht immer so voraussehbar ist…

Welchen historischen Zeitraum umfasst die Reihe?

Obwohl jeder Band sicherlich eine eigene Spezifizität haben wird, haben wir aus zwei Gründen beschlossen, bis zur Zeit der zwei Weltkriege zu dokumentieren. Der erste Grund entsteht aus dem Urspung dieses Weges, das heißt, daß wir die Archivquellen Quellen am besten benutzen wollten, ohne uns zu weit nach vorne zu stoßen, da die Rekonstruktion auch noch lebende Menschen betreffen könnte.

Dann gibt es einen zweiten generellen Grund, da wir uns über etwas klar geworden sind; das heißt, daß der zweite Weltkrieg eine Änderung des Ordens bezüglich der internationalen Dimension verursacht hat, man kann sagen, es gab einen Qualitätssprung. Tatsächlich gibt es rund um die internationale Frage eines Ordens, der sich im XIX Jahrhundert wiederaufbaut, sehr viele Fragenkomplexe.

Aber die Kamillianische Präsenz in der Welt ist heute ganz anders und diese Präsenz findet sowohl innerhalb als auch außerhalb des Ordens ihre Wurzeln in der Gesellschaft der zweiten Nachkriegszeit.

Also sind wir in der Zeit der zwei Weltkriege verblieben, auch obwohl einige Bände sich dem zweiten Weltkrieg nähern, und andere kurz vor dieser Zeit enden: jeder Band wird die entsprechenden Belege einfügen, die die entsprechenden Überlegungen identifizieren.

Ich hoffe, daß es in der Zukunft weitere Vertiefungen entsprechend der Provinzen der zweiten Nachkriegszeit geben wird, denn es wird in zehn Jahren soweit sein, daß sich die zeitgenössische Geschichte mit den Themen der Siebziger und Achtziger Jahre beschäftigt; deshalb denke ich, daß es angemessen wäre – wenn es das Wollen gibt – das Feld mit dieser Erfahrung zu bereichern.

Wann wird der dritte Band veröffentlicht?

Da die Forschung rechtzeitig angefangen wurde, haben wir die Möglichkeit, die Veröffentlichungen in kurzen Zeitabständen von einander zu planen.

Der dritte Band entspricht der Französichen, der Deutschen und der Lombardo-Venezianischen Provinz und er wurde einem einzelnen Autor anvertraut, da die Provinzen sich alle im XIX Jahrhundert entwickelt haben.

Die übrigen Provinzen werden dagegen jede in einem eigenen Band behandelt.

Andrea Ciampani ist Professor für Soziale und Internationale Politikwissenschaft an der LUMSA und angesehener Wissenschaftler der Italienischen Geschichte vom Risorgimento bis ins XX Jahrhundert.Anticipando la presentación del segundo volumen de la Historia de las Provincias Camillianas, que se celebrará el próximo 2 de mayo en la sede de la Sociedad Romana de Historia Patria, hicimos algunas preguntas al editor de la serie, el professor Andrea Ciampani.

¿Profesor, como nació la idea de esta serie?

Cuando en 2004 la Orden decidió de arreglar el Archivo Central ha sido creado un grupo de investigación para curar la parte científica de la reorganización. Dentro de esta reorganización del archivo también se reflejó sobre su valorización.

Ya en aquel momento juntos con los archivistas unos estudiosos han sido introducidos para que sirvieran de hecho a proyectar la reflexión sobre la Orden hacia fuera: porque está claro que, si se hace un archivo, este tiene que estar abierto a los usuarios de diferentes tipos, no solo internos a la Orden.

La idea de un estudio sobre la Orden Camiliana a través de las Provincias está conectada a la necesidad de implicar, abrir los papeles del archivo a la participación de estudiosos de historia contemporánea, historia del Resurgimiento, historia del siglo XX, etcétera, y desde ellos hacia la sociedad. Este es el origen del grupo de trabajo y esto ha permitido algo también extraordinario es decir que se implantara un proyecto de investigación con personas que podrían compartir un camino conjunto.

¿Cómo este proyecto está conectado con el IV Centenario de la muerte de San Camilo, que cae en 2014?

Tengo que decir que desde el principio se ha evidenciado la cuestión del aniversario. En el sentido de que queríamos que este trabajo pudiera coincidir de alguna manera, ya que era posible que se concluyera en 2014. Este es el objetivo a grandes líneas, luego dentro de este se trataron cuestiones más específicas.

¿Cómo habéis organizado el grupo de trabajo?

La idea fue la de implantar un proyecto de investigación con personas que pudieran compartir un recorrido juntos a través de pasos al comienzo menos apremiantes, luego siempre más intensos. Hemos confiado a algunos académicos el estudio de cada provincia y por supuesto, la cosa bella de este recorrido es que hay estado enriquecimiento mutuo entre aquellos que siguieron para la Orden este grupo de trabajo y los estudiosos implicados en el recorrido común. Luego en este sentido realmente un hecho bastante extraordinario que no ocurre todos los días. Por supuesto yo diría que aquí existe también la visión de la Orden de comprender que de esta manera el mensaje camiliano llegaba a un número mucho más amplio de personas de lo que podía hacer precisamente una visión puramente, digamos, interna.

¿Qué corte habéis dado a la historia de las Provincias Camilianas?

Decidimos de reconstruir la historia de las Provincias a partir de la realidad actual, de la identidad que la Orden tiene hoy en el territorio. No nos hemos movido partiendo de la idea de ir a ver qué faltaba y qué no faltaba, sino de valorizar toda la experiencia que la historiografía camiliana ha producto, porque no se construye desde cero, hay una historiografía camiliana significativa en algunos casos de altísimo nivel, por lo tanto valorizando esta historiografía y valorizando las fuentes de archivo sin embargo se ha intentado reconstruir el tejido total de una Provincia. Esto ha significado hacerse preguntas sobre distintos aspectos o problemáticas que en el pasado han sido de gran importancia y que ahora quizá no lo son más.

¿Y desde un punto de vista metodológico, cuales elecciones hicisteis?

La primera publicación de la serie ha sido la sobre la reflexión metológica, la cuestión de método de historia, en relación con el archivo, sobre aspectos y problemas de la historiografía camiliana. Desde un punto de vista metodológico no quisimos hacer una lectura de tipo apologético de la relación con el carisma de San Camilo. Más bien, porque es el motor de todo, hemos querido intentar de ver como este carisma ha estado presente en el curso de la historia, como se ha realizado completamente. El segundo aspecto fue la relación de la Orden dentro de la experiencia de la Iglesia en su complejidad en el transcurso de estos años. ¿Qué ha hecho esta dinámica en el carisma de servir personas enfermas, hasta el riesgo de la vida, como se ha realizado en el territorio? Este ha sido el aspecto quizá también más innovador, es decir lo de poner en conexión la historia interna con la historia del territorio, con la historia externa, actual. De aquí nacieron algunas reflexiones sobre cuestiones centrales, sobre cuestiones clave que en el perfil de la reconstrucción histórica de cada Provincia por supuesto hubieran podido ser sacrificadas, porque en cualquier caso los volúmenes serán volúmenes interpretativos y no de profundización de este o aquel episodio. Se debe intentar de dar un sentido común, el sentido general de esta evolución en obras que so sean sólo para académicos pero que puedan ser leídas, beneficiadas por las personas que quisieran conocer su propia historia o la historia de la Orden en un territorio. Evidentemente surgieron momentos fundamentales, entre ellos el momento de fundación, cuando estas Provincias nacen. Entonces se puede hacer una referencia precisamente a las modalidades de realización, en comparación con las otras Órdenes religiosas que han nacido paralelamente o después de la muerte de San Camilo. O bien otra cuestión, es precisamente como la sociedad acoge esta presencia o como nace la estrategia de desarrollo de una Orden. Es una cosa bastante interesante, porque, por ejemplo, esto ha significado observar que si por una parte hay un impulso desde el centro, hay también una promoción desde las Provincias, hay una conexión entre una intencionalidad de la Orden en el centro y una en cambio, como decir, difusión y también una voluntad de crecimiento en una cierta Provincia más bien que en otra. Este es un hecho histórico muy interesante, que cambia de Provincia en Provincia.

¿Aunque hay diversidades en cada Provincia, hay un tema, un episodio que recurre más de otros?

Los episodios sobre los que en general la historiografía camiliana ha investigado son las pestilencias, o por ejemplo el cólera, con respecto a Italia del s. XIX, o los terremotos o ,como en el primer volumen «Aspectos y problemas de la historia de la Orden de San Camilo”, sobre la gran guerra. Como los Camilos vivieron la gran guerra, luego la asistencia a los enfermos, la idea que emerge mucho es precisamente la de una atención no tanto a la situación sino a la persona como tal, la atención al humano propia de la asistencia camiliana como algo que no es tan evidente en el curso de la historia…

¿Qué período abraza el recorrido histórico de la serie?

Aunque cada volumen tendrá por supuesto sus especificidades, decidimos detenernos en el período de las dos guerras mundiales por dos razones. La primera surge propio de la origen de este recorrido, o sea la voluntad de utilizar lo mejor posible las fuentes de archivo sin ir demasiado lejos, porque la reconstrucción podría afectar a personas vivas. Luego hay otra razón de enfoque general, porque nos dimos cuenta de que la segunda guerra mundial genera un cambio en el enfoque de la Orden en el contexto internacional, digamos que hay un salto de calidad; alrededor de la cuestión internacional hay muchas otras problemáticas que antes eran menos centrales con respeto a una Orden que se ha reconstruido en el s. XIX. Pero algo diferente es la presencia camiliana hoy en el mundo y esta presencia tiene su raíz en la sociedad y en la historia del segundo posguerra, tanto en el interior de la Orden y que fuera del la misma.

Por eso, nos quedamos en este período de las dos guerras, incluso si algunos volúmenes llegarán un poco más bajo a la segunda guerra mundial, algunos un poco antes: cada volumen definirá cuáles son los pasos pertinentes para detener su propia reflexión.

Espero que en el futuro hayan más profundizaciones sobre las Provincias del segundo período de posguerra, porque entre diez años llegará el tiempo para que la historia contemporánea aborde cuestiones relativas a los años setenta y ochenta; por lo tanto creo que sea conveniente, si hay la voluntad, enriquecer el marco de esta experiencia.

¿Cuando se ha previsto la salida del tercer volumen?

El hecho de haber iniciado la investigación a tiempo permite poder considerar de manera bastante cercana las publicaciones.

El tercer volumen será dedicado a la Provincia Francés, Alemana y Lombardo-Véneta y ha sido entregado a un único autor porque estas son Provincias que nacieron durante el s. XIX.

Las Provincias sucesivas, sin embargo, serán tratadas cada una en un volumen aparte.

Andrea Ciampani es profesor del Curso de Ciencias Políticas, Sociales y Internacionales de LUMSA y distinguido erudito de la historia italiana desde el Risorgimento hasta el siglo XX.

Antecipando a apresentação do segundo volume da História das Províncias Camilianas, que se realizará no próximo dia 2 de maio, na Società Romana di Storia Patria, dirigimos algumas palavras ao organizador da série, o Prof. Andrea Ciampani.

Professor, como nasceu a ideia desta série?

Quando, em 2004, a Ordem decidiu reorganizar o Arquivo Central, foi criado um grupo de pesquisa que devia se responsabilizar pela parte científica desta iniciativa. No âmbito desta reorganização do arquivo, refletimos também sobre a sua valorização.

Já naquele momento, além dos arquivistas, foram introduzidos alguns estudiosos que deviam ajudar a projetar a reflexão sobre a Ordem Camiliana ao exterior, porque é claro que, se se faz um arquivo, ele deve ser aberto ao público interessado, que é muito diversificado, e não somente aos internos da Ordem.

A ideia de um estudo sobre a história da Ordem Camiliana através das suas Províncias está vinculada à exigência de envolver estudiosos, abrir as cartas do arquivo à participação de estudiosos de história contemporânea, da história do Renascimento, da história do Novecentos, etc., e comunicar tudo isso à sociedade.

Esta é a origem da equipe de trabalho e permitiu um fato extraordinário que é a implementação de um projeto de pesquisa com pessoas que podiam compartilhar um caminho juntas.

De que maneira este projeto se vincula ao IV Centenário da morte de São Camilo, que acontecerá em 2014?

Confesso que desde o princípio pensamos na questão do aniversário, no sentido de que sempre desejamos que este trabalho pudesse coincidir de algum modo com a comemoração, visto que era possível que se concluísse em 2014. Este é o objetivo geral, depois, mais especificamente, foram enfrentadas problemáticas mais específicas.

Como foi organizada a equipe de trabalho?

A ideia era que fosse implementado um projeto de pesquisa com pessoas que pudessem compartilhar um caminho juntas, através de passos que no princípio fossem menos urgentes e depois, pouco a pouco, se tornassem sempre mais intensos.

Confiamos a alguns membros da equipe o estudo da única Província e, naturalmente, a coisa mais bonita desta etapa é que houve um enriquecimento recíproco entre aqueles que seguiam pela Ordem este grupo de trabalho e os estudiosos envolvidos no percurso em comum. Neste sentido, se tratou de um fato verdadeiramente extraordinário, que não acontece todos os dias.

Naturalmente, neste aspecto, existe a visão ampla da Ordem em compreender que deste modo a mensagem camiliana poderia atingir um público muito maior do que se tivesse ficado com uma visão unicamente interna.

Que caráter foi dado à História das Províncias Camilianas?

Decidimos reconstruir a história das Províncias a partir da realidade atual, da identidade que a Ordem tem hoje sobre o território. Não nos moveu a ideia de ir ver o que faltava e o que não faltava, mas, ao contrário, de valorizar toda a experiência que a historiografia camiliana tem produzido, porque não se constrói do nada, existe uma historiografia camiliana significativa e, em alguns casos, de altíssimo nível. Portanto, valorizamos esta historiografia e as fontes arquivísticas, todavia, procuramos reconstruir o tecido complexo de uma Província.

Esta atitude significou questionar os aspectos individuais ou as problemáticas que no passado foram de grande relevância e que hoje talvez já não sejam.

Podemos dizer que evitamos fazer uma escolha meramente intelectual e procuramos partir da identidade e da subjetividade histórica do presente.

Nestes termos, quais são as Províncias mais antigas? Então, a Província romana naturalmente, a Província siciliana, sícula, que depois passou de sícula a napolitana, e claro a Província lombardo-vêneta, piemontesa, e depois a Província francesa e alemã. Isto explica um pouco a estrutura da obra: serão, em total, oito volumes, portanto uma série editorial muito significativa.

E do ponto de vista metodológico, que escolhas foram feitas?

A primeira publicação da série foi sobre a reflexão metodológica, a questão de método de história, em relação ao arquivo, sobre aspectos e problemas da historiografia camiliana.

Do ponto de vista metodológico, não quisemos fazer um leitura de tipo apologético com relação ao carisma de São Camilo. Preferimos, porque é o impulsor de tudo, procurar ver como este carisma tem estado presente no curso da história, como se realizou completamente.

O segundo aspecto foi a relação da Ordem dentro da experiência da Igreja, em sua complexidade, no curso destes anos. O que fez esta dinâmica no carisma de servir pessoas doentes até mesmo com o risco da própria vida, como isso se realizou no território?

Este talvez tenha sido o aspecto mais inovador, isto é, conectar a história interna com a história do território, com a história externa, atual.

Deste ponto, nasceram algumas reflexões sobre questões centrais, sobre questões-chave, que no perfil da reconstrução histórica de uma Província dada naturalmente seriam sacrificadas, porque contudo os volumes serão interpretativos e não de aprofundamento de episódios isolados.

Procuramos revelar o sentido geral desta evolução através de obras não para eruditos, mas que possam ser lidas, desfrutadas por pessoas que desejam conhecer ou a própria história ou a história da Ordem em um dato território. Obviamente, vieram em evidência momentos fundamentais, entre os quais o momento de fundação, quando estas Províncias nasceram. Então se pode fazer uma referência precisamente às modalidades de realização, de confronto com as outras ordens religiosas que nasceram paralelamente ou depois da morte de São Camilo.

Outra questão é precisamente como a sociedade acolhia esta presença ou como nasce a estratégia de desenvolvimento de uma Ordem. É uma coisa muito interessante porque, por exemplo, isto significou observar que se por um lado existe um impulso do centro, por outro existe também uma promoção das Províncias, há uma conexão entre uma intencionalidade da Ordem ao centro e uma difusão e também vontade de crescimento numa dada Província mais que em outra. Isto representa um fato histórico muito interessante, que muda de uma Província para outra.

Mesmo considerando a diversidade entre as Províncias, existe um tema, um episódio que acontece mais que outros?

Os episódios sobre os quais, em geral, a historiografia camiliana se enfrenta são as pestes ou, no que se refere à Itália do século XIX, o cólera, os terremotos ou — como no primeiro volume Aspetti e problemi della storia dell’ordine di San Camillo — sobre a grande guerra. Como os camilianos viveram a grande guerra, portanto a assistência aos doentes, a ideia que emerge muito é precisamente uma atenção não tanto àquela situação mas à pessoa como tal, o atendimento ao homem que é típico da assistência camiliana, como algo que não é evidente no curso da história humana…

A série abrange qual período histórico?

Embora cada volume terá certamente a sua especificidade, decidimos nos deter ao período das duas guerras mundiais por duas razões. A primeira nasce da origem desta etapa, isto é, da vontade de utilizar o melhor possível as fontes arquivísticas, sem ir muito em frente, porque a reconstrução poderia envolver pessoas ainda vivas.

Existe ainda uma segunda razão de caráter geral, porque nos demos conta que a Segunda Guerra Mundial trouxe uma mudança no posicionamento da Ordem no âmbito internacional, podemos dizer que existe um salto de qualidade; ao redor das questões internacionais, na realidade, existem muitas outras problemáticas que antes eram menos centrais com relação a uma Ordem que se reconstruiu no século XIX.

Por isso, nos detivemos neste período das duas guerras, mesmo se algum volume nos levará mais à Segunda Guerra Mundial e outro um pouco antes dela, cada um identificará quais são os limites oportunos para deter a própria reflexão.

Espero que no futuro surjam novos estudos sobre as Províncias no período posterior à Segunda Guerra, porque daqui a dez anos chegará o tempo em que a história contemporânea enfrentará temas das décadas de 1970 e 1980; por isso acho que, quando houver este desejo, seja oportuno enriquecer o quadro desta experiência.

Para quando está previsto o lançamento do terceiro volume?

O fato de ter começado a pesquisa a tempo permite esperar que o lançamento das publicações seja dentro em breve.

O terceiro volume será dedicado às Províncias francesa, alemã e lombardo-vêneta e foi entregue a um só autor porque são Províncias que nasceram durante o século XIX.

As próximas Províncias, ao invés, serão tratadas cada uma num volume à parte.

(Andrea Ciampani è professor da Faculdade de Ciências Políticas, Sociais e Internacionais da LUMSA e ilustre estudioso da história italiana do Renascimento ao Novecentos).

Anticipant avec la présentation du deuxième volume de l’Histoire des Provinces Camilliennes, qui aura lieu le 2 mai, à la Société Romaine d’Histoire de la Patrie, nous avons posé quelques questions à l’éditeur de la collection, le Prof. Andrea Ciampani.

Professeur, comment est née l’idée de cette collection ?

Quand, en 2004, l’Ordre a décidé de ranger les Archives centrales, un groupe de recherche s’est créé pour s’occuper de la partie scientifique. A l’occasion de ce rangement, on a aussi réfléchi à leur valeur. Dès lors, des chercheurs ont rejoint les archivistes. Ils avaient à établir un projet de réflexion sur l’Ordre Camillien, vu de l’extérieur. C’est clair que, si on doit avoir des archives, c’est pour les ouvrir à divers utilisateurs, et pas seulement à l’intérieur de l’Ordre.

L’idée d’une étude sur l’histoire de l’Ordre Camillien à travers les Provinces est liée à l’exigence d’ouvrir les archives à la participation de spécialistes d’histoire contemporaine, d’histoire du Risorgimento, d’histoire du XXe siècle et ainsi de suite. C’est l’origine de ce groupe de travail. Cela a permis quelque chose d’assez extraordinaire, c’est-à-dire le fait qu’un projet de recherche se soit implanté avec des personnes désirant travailler ensemble sur ce parcours.

 En quoi ce projet est-il lié au IVe centenaire de la mort de saint Camille, qui tombe en 2014 ?

Je dois dire que, dès le début, s’est posée la question de cet anniversaire. En effet, nous avons souhaité, que ce travail puisse coïncider avec cette date, étant donné qu’il était possible de terminer pour 2014. C’était l’objectif dans ses grandes lignes, ensuite se sont greffés d’autres problèmes spécifiques.

 Comment avez-vous organisé le groupe de travail ?

L’idée était donc que s’implante ce projet de recherche, à plusieurs, par des étapes d’abord simples puis de plus en plus intenses.[…] C’était beau de constater l’enrichissement mutuel entre ceux qui œuvraient pour l’Ordre et les autres spécialistes. C’était assez extraordinaire et cela n’arrive pas tous les jours. Bien sûr, je dirais que la clairvoyance de l’Ordre a été de comprendre qu’ainsi le message camillien atteignait un public beaucoup plus large que celui purement interne.

 Quelle découpage avez-vous donné à l’histoire de la Province ?

Nous avons décidé de rebâtir l’histoire des Provinces à partir de leur réalité actuelle, de l’identité que l’Ordre a aujourd’hui sur le territoire. Notre idée n’était pas d’aller voir ce qui manquait ou ne manquait pas mais bien de mettre en valeur l’expérience que l’historiographie camillienne a produite, car elle n’est pas partie de rien. […] Disons que nous n’avons pas fait un choix intellectualiste mais que nous avons voulu partir de l’identité et de la subjectivité historique du présent. Nous sommes partis de la Province romaine, bien sûr, puis la Province sicilienne, qui ensuite est devenue siculo-napolitaine, la Province lombardo-vénitienne, la Province piémontaise, les Provinces française et allemande. Cela explique un peu la structure de l’oeuvre : en tout, ce seront 8 volumes, soit un composé éditorial assez significatif.

 Du point de vue de la méthodologie, quels ont été vos choix ?

La première publication de la collection a été sur la méthodologie, en tenant compte des archives, et des aspects et problèmes de l’historiographie camillienne. Nous n’avons pas voulu faire une lecture apologétique du charisme de saint Camille. Etant donné que c’est le moteur de tout, nous avons plutôt cherché à voir comment, dans le cours de l’histoire, ce charisme était présent, et comment il s’est réalisé complètement. Le second aspect, a été le rapport de l’Ordre dans l’expérience de l’Eglise, de sa complexité, au cours de ces années. Qu’est-ce qui a fait que cette dynamique dû au charisme de servir les personnes malades, jusqu’au risque de la vie, s’est réalisée sur le territoire ?

Ce qui a été peut-être encore plus innovant a été de connecter l’histoire interne et l’histoire du territoire, avec l’histoire externe actuelle. Il en résulte que quelques réflexions sur des questions fondamentales, sur les enjeux en terme de reconstruction historique de la Province, ont pu être sacrifiés, puisque les volumes sont des interprétations et non un approfondissement de tel ou tel épisode.

On doit chercher à donner le sens général de cette évolution dans des œuvres qui ne soient pas écrites par des érudits mais pour qu’elles puissent être lues par des personnes qui veulent connaître soit leur propre histoire soit celle de l’Ordre, sur un territoire. Bien sûr, les moments fondamentaux sont mis en avant, comme ceux qui ont donné naissance à ces Provinces. On peut alors se référer aux modalités de leur réalisation, comparativement aux autres ordres religieux qui sont nés en même temps ou après la mort de saint Camille. D’autre part, il s’agissait de voir comment la société recevait cette présence, ou comment naît la stratégie du développement d’un Ordre. […]

Dans la diversité des Provinces, y a-t-il un thème, un épisode, qui marque plus que les autres ?

Les épisodes sur lesquels l’histoire camillienne s’est concentrée, sont les pestes, le choléra, les tremblements de terre… ou, comme dans le premier volume, les « Aspects et problèmes de l’histoire de l’Ordre de saint Camille » sur la grande guerre. L’idée qui en ressort est leur participation d’alors dans l’assistance des malades, plus par rapport à l’attention à porter à l’homme qu’à la situation du moment. Ceci est rarement raconté dans l’Histoire.

Quelle période de l’Histoire, la collection embrasse-t-elle ?

Chaque volume aura sa spécificité mais nous avons décidé de nous arrêter plus longuement sur les deux guerres mondiales, pour deux raisons. La première, en sachant que ces documents d’archives peuvent concerner des personnes encore vivantes ; la deuxième, parce que nous nous sommes rendu compte que la deuxième guerre mondiale a apporté un changement dans la place de l’Ordre, au niveau international. […] Ainsi, avons-nous donné une grande place aux deux guerres mondiales ; chacun pourra trouver quelle partie l’intéresse plus.

Je souhaite qu’il y ait d’autres approfondissements dans le futur sur les périodes d’après-guerre car d’ici dix ans, notre histoire contemporaine affrontera les thèmes des années 70 et 80 et que ce sera intéressant de les adjoindre.

 Quand la sortie du troisième volume est-elle prévue ?

Les publications seront assez rapprochées. Le troisième volume sera dédié aux Provinces française, allemande et lombardo-vénétienne. Ce travail a été confié à un seul auteur car il s’agit de Provinces qui sont nées au XIXe siècle. Les Provinces suivantes seront traitées chacune dans un volume séparé.

Prof. Andrea Ciamponi est professeur en Sciences Politiques, Sociales et Internationales à la LUMSA et un illustre spécialiste de l’Histoire italienne du Risorgemento au vingtième siècle.