Nelle case private

Da Missione Salute N. 1/2020

di p. Mario Vanti

Camillo ricordava ai suoi Religiosi che il mare piccolo e mediterranea della sua Religione erano gli ospedali, mentre la raccomandazione delle anime nelle case private sarebbe stato l’oceano sconfinato e senza fondo, perché dappertutto si muore.

Fin dal principio della sua fondazione Camillo accettò anche l’assistenza ai malati nelle loro case, subordinandola agli obblighi dell’ospedale. Essendo ricercati di governare qualche infermo per le case dei particolari, non sarà contro il nostro istituto andarci, purché vadano e stiano due insieme, che l’infermo sia confessato e lo si serva per amore di Dio, e che per questo non mi manchi ai poveri degli ospedali.

L’assistenza ai malati nelle case private, era spirituale e corporale insieme, identifica a quella che si praticava negli ospedali, come risulta dal Breve di approvazione della Compagnia (18 marzo 1586).

L’assistenza ai moribondi

Nella Bolla invece di fondazione dell’Ordine (21 settembre 1591) l’assistenza ai malati nelle case private è piuttosto spirituale, e limitata all’assistenza dei moribondi: Vogliamo con l’aiuto di N.S. Gesù Cristo, che i nostri visitino e, in quanto possono, consolino, esortino e facciano altri simili uffici di carità, a norma delle Costituzioni che si faranno, in sollievo dei malati degenti fuori degli ospedali e delle carceri. Prima ch’essi perdano l’uso dei sensi, li persuadano a seconda delle loro condizioni e del loro stato, a fare le proteste della fede conforme il metodo di santa Chiesa; aggravandosi il loro male, i nostri li assistano giorno e notte; ne raccomandino l’anima a Dio, li sostengano con salutari ammonizioni, e mettano ogni studio perché aiutati dalle pie loro esortazioni non soccombano alle tentazioni, ma siano confortati nel punto estremo della vita, in questo documento, affermava Camillo, c’è tutta l’anima della Religione… e con parole più chiare del sole.

La seconda Bolla di fondazione pone gli ospedali e le case private alla pari: Scopo del nostro Istituto è la pratica delle opere di misericordia corporali e spirituali, in particolare verso gli infermi degli ospedali, delle carceri e delle private abitazioni.

Mentre visse Camillo, poiché gli ospedali assorbivano la massima parte delle energie dell’Ordine, nelle case private si assistevano soltanto i moribondi. Ma era cosa lontanissima dalla mente, dallo spirito e dalle abitudini del Fondatore metter limiti o riserve all’esercizio della carità, ovunque si rendesse necessario.

Pronto a ogni chiamata

Il padre Simonio, accompagnando Camillo all’assistenza del custode di porta San Paolo, dice: «Io vidi il padre con tanto ardore di  carità e sollecitudine ministrare a questo infermo, tanto al corpo come all’anima».

Camillo raccomandava di continuo ai suoi Religiosi: di coltivare una volontà grande per arrivare a fare cose grandi non solo ai poveri degli ospedali, ma ai morenti per le case, desiderando di avere migliaia di vite da spendere in queste due sante azioni.

Cosi aveva fatto sempre e faceva lui. Pronto a ogni chiamata, per scale ripide e oscure raggiungeva soffitte o si addentrava per anditi umidi e bui. Prendeva per sé gli impegni di maggior peso e sacrificio.

Andava e tornava incurante della sua gamba ammalata, rispondendo a chi gli consigliava di aversi un po’ di riguardo: No, a dispetto del demonio, voglio andare la notte ai morenti, né mi darò vinto. Giunto al loro letto, vegliava attentamente a tutti i bisogni: pregava e faceva pregare. Convertiva la camera del morente in un luogo sacro dove nessuno doveva tener discorsi profani e nemmeno inutili, allontanando chi, in qualunque modo, avesse osato disturbare. Dava a baciare all’infermo il Crocifisso, gli suggeriva giaculatorie e lo aspergeva sovente d’acqua santa.

Invocazioni a Gesù e Maria

Nell’assistere i moribondi, insegnava e raccomandava ai suoi Religiosi, non vi affaticate a parlar molto, né suggerite pensieri alti, ma spendete parte del tempo in orazione, e parte a suggerire al morenti sentimenti contrizione, di fermo proposito di non offende più il Signore, di speranza nelle divina Misericordia, di pazienza nella presente agonia, di perseveranza nella fede cattolica, e soprattutto ricordate loro la passione di Nostro Signore Gesù Cristo.

Riusciva tanto efficace in ciò lui stesso, che «le sue parole pareva uscissero da una fornace ardente di carità».  Erano invocazioni ai santissimi nomi di Gesù e di Maria, all’Angelo Custode e ai suoi santi Patroni. Insisteva soprattutto nella contrizione, «facendo gran forza al Signore – dice il Cicatelli – perché non lasciasse separar quell’anima dal corpo, senza concederle prima la penitenza finale, cioè una perfetta contrizione dei suoi peccati».