13 ottobre 2014: sentirsi interpellati da una domanda di “salvezza”

Terza Giornata Internazionale per le Vittime dei Disastri

Per la presenza camilliana

sentirsi interpellati da una domanda di “salvezza”
(richiesta di aiuto…) che va alle radici della nostra vocazione

“Non abbiate paura della fragilità”
Papa Francesco – Angelus, domenica 9 febbraio 2014

San Camillo fra gli appestati”, custodito nel museo dell’Ordine in piazza della Maddalena a Roma. Attribuito al pittore Sebastiano Conca

San Camillo fra gli appestati”, custodito nel museo dell’Ordine in piazza della Maddalena a Roma. Attribuito al pittore Sebastiano Conca

Siamo al terzo anno della proposta che la Camillian Task Force fa a tutta la Grande Famiglia che si riconosce intorno al dono di San Camillo.

L’iniziativa si sta diffondendo lentamente ma con sicurezza in particolare a partire dai luoghi in cui la Camillian Task Force sta operando.

Ogni singolo intervento che stiamo compiendo sui disastri che hanno colpito nell’ultimo anno Filippine, India, Kenya, continua ad interrogarci sul senso e sulla missione della grande famiglia camilliana oggi. Papa Francesco durante un Angelus dello scorso febbraio ci ricordava che “la natura ci sfida ad essere solidali e attenti alla custodia del creato, anche per prevenire, per quanto possibile, le conseguenze più gravi”.
In particolare quest’anno vogliamo invitare a riflettere su una frase che papa Francesco ha ripetuto in diversi contesti: “Non abbiate paura della fragilità”.

Non avere paura della fragilità può significare per la presenza camilliana sentirsi interpellati da una domanda di “salvezza” (richiesta di aiuto…) che va alle radici della nostra vocazione.

San Camillo allo scoppio della peste – che potremmo parametrare al più temibile dei disastri della sua epoca – non si tira indietro né tanto meno i suoi religiosi. Di fronte a chi alle porte del ducato di Milano gli segnalava che in città c’era la peste, lui sicuro risponde: “è proprio per questo che ci andiamo!”, senza rallentare la sua corsa.

Non avere paura della fragilità, soprattutto di quella che nasce in contesti di calamità e disastri, vuole dire per noi camilliani, ritrovare un aspetto strutturale del fuoco misterico del nostro carisma: ossia rispondere alla domanda molto concreta di aiuto, di salute e di salvezza, non attraverso l’esportazione di progetti pre-confezionati, ma lasciando appellare dal bisogno, dalla fragilità degli uomini e donne che stanno davanti. Tali uomini e donne che in tali contesti di necessità così radicale, rappresentano loro stessi, per il fatto stesso di essere dei sopravvissuti al disastro, un “miracolo” che va custodito, protetto e rilanciato nella speranza della storia.

Questo è stato lo stile di Camillo perché prima di lui è stato lo stile di Cristo: l’avvento del Regno di Dio è stato annunciato proprio dentro la fragilità e il bisogno di chi davanti a lui gridava e protestava la sua voglia di vivere, il suo disagio per l’ingiustizia di cui si sentiva prigioniero … e Cristo ha dato una sola, grande risposta: la sua presenza, la sua calda umanità, il tocco forte, volitivo e sicuro che trasforma la fragilità in una possibilità di rilancio della propria vita.

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Rassegna Stampa

In copertina “In preghiera Arraial Mousa. Fortaleza 2011” foto di Guillermo Luna